Il Patrono, secondo la tradizione popolare, è il protettore della città. La celebrazione di San Berardo che ogni anno, il 19 dicembre, rende omaggio alla figura cui cristiani e laici, ciascuno con proprio impulso, affidano le sorti di Teramo, è quest’anno come non mai una occasione che può richiamare tutti ad un più profondo sentimento di comunità e a un più attento atteggiamento di responsabilità. San Berardo, per secoli, è stato il protettore cui i cattolici si sono affidati per tutelare le sorti di Teramo e dei teramani. Quale occasione più propizia, allora, per sottolineare l’importanza di essere comunità che assieme affronta i problemi e per rimarcare la necessità e l’importanza dell’impegno individuale in favore della collettività nella quale si vive ed opera.
Una celebrazione, quindi, che richiama tutti alla responsabilità, che ci appella al dovere di costruire insieme una comunità forte, libera, unita.
Intendo perciò, a titolo personale, la celebrazione di san Berardo come un richiamo dei miei concittadini alle ragioni prime del servizio nel governo della cosa pubblica, invocando saggezza e capacità di perseguire il bene comune. Un appello che mi sprona in particolare, ora, ad adoperarmi con ogni mezzo per proteggere tutti noi dal virus, i più fragili e i giovani per primi; senza però dimenticare, oltre l’epidemia, i più deboli e tra loro i tanti sfollati che dal terremoto ancora non fanno ritorno alle proprie abitazioni.
Una festa religiosa, perciò, che mi spinge ad unirmi ai credenti che invocano il Protettore della città perché continui a guardarla e custodirla, ma al tempo stesso una occasione per appellarmi alle energie della mia comunità, perché si rafforzi il senso di unità, di appartenenza, di concordia. E possa ritrovare al più presto, una nuova e rigenerata vitalità.