QUANDO IL SETTIMANALE RELIGIOSO “LA DOMENICA”, OSPITAVA UNA PAGINA INTERA DEDICATA A MONTORIO AL VOMANO
di Pietro Serrani
La Domenica, il foglietto religioso settimanale stampato dalle Edizioni Paoline, che ogni domenica troviamo nelle nostre chiese per seguire la messa, nacque ad Alba (Cuneo) nei primi anni ’20 del Novecento. A volerlo fu il beato Giacomo Alberione (San Lorenzo di Fossano, 4 aprile 1884 – Roma, 26 novembre 1971) il quale, avendo constatato – già ai suoi tempi – che le chiese erano sempre più vuote ed ispirandosi alla figura di san Paolo di Tarso, decise di usare i nuovi mezzi di comunicazione sociale dell’epoca per portare, anche nelle case e nei luoghi di lavoro, la Parola di Dio. “L’apostolo dei mass media”, come veniva chiamato don Alberione, per annunciare il Vangelo al mondo intero fondò la Famiglia Paolina, formata da vari istituti e congregazioni di fede cattolica, servendosi, come accennato prima, di tutte le tecnologie che la scienza umana, a mano a mano, metteva a disposizione: diede origine a case editrici (giornali, tra i quali il settimanale Famiglia Cristiana, libri ecc.); stazioni radio e televisive; centri di produzione (dischi, film e video) e tanto altro ancora.
La Domenica si proponeva di dare anche un concreto aiuto ai parroci nella loro azione pastorale, concedendo, a chi ne avesse fatto richiesta, la quarta pagina (lasciata in bianco) per le notizie locali, relative al proprio campanile. Don Fioravante D’Ascanio (Mosciano Sant’Angelo, 14 ottobre 1908 – Montorio al Vomano, 4 maggio 1985), arciprete di Montorio dal 25 marzo 1946 al 4 maggio 1984, fu uno di questi e non si fecce scappare questa opportunità. Egli, in passato, aveva già fatto esperienza con la carta stampata, curando negli anni ’30, la rubrica La Voce del Curato su L’Araldo Abruzzese (il periodico più longevo d’Abruzzo che tuttora si pubblica dalla Diocesi di Teramo-Atri); ora invece poteva avere una pagina tutta sua ed entrare così nelle case dei suoi fedeli per continuare l’opera di evangelizzazione anche fuori la chiesa. Quindi ogni mese, a partire dal 4 ottobre 1953 (il primo numero porta questa data) fino al 15 luglio 1984, l’Arciprete riceveva da Roma le copie di quattro numeri (un numero per ogni settimana), con l’ultima pagina – la quarta, appunto – lasciata in bianco come pagina locale, con su scritto: Parrocchia di S. Rocco in Montorio al Vomano. A sua volta, ogni settimana, egli inviava a Teramo, presso la Cooperativa Tipografica Ars et Labor, le copie del numero in questione per stampare i suoi scritti sulla pagina destinata a lui. Ed infine, le ragazze dell’Azione Cattolica distribuivano capillarmente le copie del foglio, andando di quartiere in quartiere e di casa in casa. Negli ultimi anni, la pagina locale veniva stampata presso la Tipografia Eco Editrice di Isola del Gran Sasso (Casa editrice che, purtroppo, qualche tempo fa ha chiuso i battenti).
L’impaginazione era divisa in due parti: quella di sinistra era una colonna intera pari a un terzo della superficie totale della pagina, nella quale esordiva sempre con Miei cari fedeli… dove don Fioravante «in cotta e in stola», come amava dire lui, introduceva i grandi temi del Vangelo settimanale, invitando i lettori a profonde riflessioni, oppure spiegava le fasi liturgiche delle sacre ricorrenze della Chiesa, riallacciandole ai molteplici avvenimenti che accadevano nel paese o nel mondo. La restante parte, i due terzi, sempre a colonna intera, era racchiusa in un riquadro e riportava, in maniera vivace, aneddoti, noticine colorate, barzellette e accadimenti paesani, ricorrendo spesso anche al dialetto (un misto tra moscianese e montoriese), elencava i nomi dei battezzati, delle coppie che si sposavano e – purtroppo – anche dei deceduti. In quegli anni, tutto ciò che accadeva a Montorio al Vomano era fedelmente riportato sull’ultima pagina di questo foglietto; ed i montoriesi erano particolarmente affezionati a questo settimanale, tanto che lo avevano rinominato “lu giurnalatt’ d’ l’Accepredd”, e lo aspettavano con trepidazione, essendo l’unico mezzo di informazione, tipicamente locale, di quegli anni ed anche perché, a Montorio, quella pochissima carta stampata, peraltro costituita da numeri unici (o di una o, al massimo, di due o tre annate di vita) ha avuto sempre vita breve. Quindi, per la cittadina della Valle del Vomano, La Domenica rappresentò una vera e propria novità. Sarebbe bello ristampare, come scrisse e mi disse più volte l’insegnante e giornalista Mario Vitelli (Montorio, 1929 – Roma, 2011), la pagina relativa a Montorio, ripercorrendo trent’anni e più di storia locale, rileggendo anche – e soprattutto – le riflessioni settimanali dell’amato e, allo stesso tempo, temuto mons. D’Ascanio. Come segno di gratitudine per tutto quello che ha fatto per la sua parrocchia e per la sua gente. Ma l’amore tra il parroco e i suoi fedeli è stato reciproco: non a caso, dal 1990 (a cinque anni dalla sua scomparsa), una strada della cittadina porta il suo nome e il suo corpo riposa nel cimitero comunale.
Pubblicato su La Città, quotidiano di Teramo, del 31 gennaio 2021
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