Il Rotary Club Hatriaticum Piceno (Distretto 2090 Italia), con il patrocinio dell’Associazione Agape Caffè Letterari d’Italia e d’Europa e la partecipazione dei Rotary Club di Policoro (Distretto 2120 Italia), e di Capitan Bermudez (Distretto 4945 Argentina-Uruguay), organizza il 15 Maggio 2021 – ore 21:00, in forma digitale con collegamento su piattaforma Zoom per il ciclo ROTARY FOR THE ARTS in occasione della celebrazione dei 700 anni della scomparsa del sommo Poeta Dante l’evento Rotariano interclub intercontinentale: DANTE ALIGHIERI: Nascita della Pedagogia nella Letteratura. Porgerà i saluti iniziali Antonio Lera (Presidente Rc Hatriaticum Piceno) che in qualità di Ospite cederà poi la parola a Gabriela Gialleonardo (Presidente Incoming del Rc Capitain Bermudez ed a seguire a Nino Oriolo (Presidente Rc Policoro). Relatore della serata GABRIELE GAUDIERI (Professore di PEGAGOGIA GENERALE presso il Dipartimento MESVA – Università degli Studi de L’Aquila) Moderatori: FRANCA BERARDI e VITO SFORZA (entrambi soci del RC HP ROSETO). Dell’evento parla cosi l’organizzatore e Presidente del RC Hatriaticum Piceno, Antonio Lera (Psicoterapeuta e critico artistico).Tutti noi nella vita, ad un certo punto dopo aver attraversato varie traversie abbiamo come Dante abbandonato l’idea di poter fare a meno di un maestro, comprendendo che non è possibile vivere contando solo sulle nostre forze e sulle nostre energie poiché è evidente che abbiamo bisogno di aiuto esterno in varie e disparate occasioni, a partire dai 2 momenti topici in cui l’apporto esterno diviene determinante, ovvero l’infanzia e la vecchiaia. Ciò che ci salva è proprio la capacità nostra innata di domandare aiuto; in questo nostro eterno conflitto tra bisogno di sostegno e desiderio di indipendenza s’inserisce a volte una vera e propria fase di mendicanza, che diviene grande in funzione pedagogica, poiché è infinita la nostra fame di sapere e come Dante diviene discepolo che segue il maestro Virgilio cosi noi seguiamo Dante nei suoi cantici ed in particolare nel cantico dei cantici, ovvero quella Commedia che è cosi fondante in chiave magistrale da divenire Divina. E le nostre paure e timori iniziali assomigliano molto a quelle Dantesche con moti di riflessione ed incertezze: “Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno/ toglieva li animai che sono in terra/ de le fatiche loro”. Come Dante ci rendiamo conto che affronteremo prevalentemente da soli il cammino esistenziale e che la responsabilità delle scelte è nostra: i vari percorsi scolastico, affettivo, amicale, professionale. Dobbiamo imparare a decidere, ovvero privilegiare qualcosa a scapito di qualche altra, scegliendo quello che è più confacente alle nostre esigenze e caratteristiche. E seppur vincolati alla necessità di seguire un Maestro proviamo a svincolarci appena possibile alla piega pedagogica, come se la nostra fiducia o fede nei suoi confronti sia soggetta a continui vacillamenti tanto da rendere poi necessari interventi di soccorso eccezionali che riportano l’attenzione giusta del discepolo sulla necessità pedagogica del nostro piano esistenziale che Dante descrive cosi bene: “Oh pietosa colei che mi soccorse!/ e te cortese ch’ubidisti tosto/ a le vere parole che ti porse!/ Tu m’hai con disiderio il cor disposto/ sì al venir con le parole tue,/ ch’i’ son tornato nel primo proposto./ Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:/ tu duca, tu segnore e tu maestro”. Ma questo non ci impedirà comunque di perderci nelle nostra ataviche paure che cosi fortemente sanciscono l’inizio di ogni viaggio esistenziale tanto che la figura del Maestro diviene gigantesca per ciascuno di noi cosi come accade per Dante che viene soccorso e preso per mano da Virgilio quando sulla porta dell’Inferno viene turbato dall’epigrafe: “Per me si va ne la città dolente,/ per me si va ne l’etterno dolore,/ per me si va tra la perduta gente./ Giustizia mosse il mio alto fattore;/ fecemi la divina podestate,/ la somma sapïenza e ‘l primo amore./ Dinanzi a me non fuor cose create/ se non etterne, e io etterno duro./ Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Il Magister ci accompagna cosi come Dante nelle nostre fasi esistenziali, quando cioè abbiamo bisogno di compagnia, di motivazioni, di rassicurazioni, di speranza, di fede e di carità per poter comprendere la bellezza ed il dono esistenziale. Una pegagogia quella Dantesca che educa, ovvero ci porta con sé, ci fa crescere attraverso l’esempio e la testimonianza di alternanze fisiologiche di forza e fragilità, di spinte in avanti e ritorni all’indietro, verso la ricerca esistenziale, come dei veri e propri cercatori di bellezza, di verità, di senso. E Dante, mentre si pone in ottica di allevo diviene per noi Maestro, suggerendoci di rischiare sul piano decisionale, di superare le nostre paure e soprattutto di non cadere nella tentazione di illudersi di poter vivere tranquilli al riparo da tutto, vivendo come esseri ignavi. Ma la tenerezza pedagogica unita alla forza della mission del Maestro si osserva in tutta la sua suggestione espressiva nelle parole di Virgilio che sostiene in modo mirabile Dante nell’incontro con “Caron dimonio con occhi di bragia” che risponde a questi: “Caron, non ti crucciare:/ vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare” che riconduce il moto pedagogico ad un più grande e sconfinato mondo, ovvero quello della fede e della ricerca di un Maestro Universale, ovvero riconduce a Dio.
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