“Era una fine annunciata quella delle terme di Caramanico, dopo un anno di stop e di tante inerzie anche da parte di chi avrebbe potuto aprire un percorso positivo per mantenere attiva la struttura e scrivere un futuro diverso da quello contenuto nell’istanza di fallimento depositata recentemente dall’amministratore straordinario della società. Ma non può essere la parola fine la soluzione per impianti termali storici e vitali come quelli di Caramanico, le istituzioni devono costruire un nuovo inizio per dare lavoro agli operatori rimasti fermi e opportunità al territorio”, così il capogruppo consiliare PD, Silvio Paolucci.
“La prolungata chiusura delle Terme è senza dubbio dovuta alla ingiustificabile irresponsabilità della proprietà, ma bisogna rilevare che sotto il Governo Marsilio la situazione è precipitata ed ha toccato il punto più basso, fino ad arrivare al tramonto di un settore che poteva continuare a lavorare – rimarca il consigliere –. Era scontato che senza una precisa volontà dei titolari a riprendere le attività e a restituire lavoro e servizi a famiglie e territorio, non ci sarebbe stato un nuovo inizio, così come lo era il fatto che senza un’azione della Regione per rendere operativi i ristori decisi e portare a buon fine l’iter di una serie di interventi avviati dai governi D’Alfonso e Lolli a supporto del Sistema termale Caramanico, non si sarebbe mai usciti dal limbo in cui le terme, gli operatori e le loro famiglie sono finiti in questi mesi. Oggi l’unica strada percorribile è quella della rinascita, ma bisogna percorrerla con decisione, mettendo in campo fondi, strumenti operativi subito e tutto ciò che serve a renderla possibile.
La Regione lasci l’inerzia e assuma il ruolo di coordinamento che non abbiamo visto in questo tempo, raduni tutti i soggetti coinvolti e dia agli atti già in essere la continuità amministrativa che in questi due anni è del tutto mancata, solo così si potrà promuovere sostegno e rilancio di uno dei settori strategici del turismo del wellness, su cui il governo regionale ha peraltro anche dichiarato di voler puntare, salvo poi finire in un gioco di rimpalli di responsabilità con la proprietà, altro soggetto chiave di una storia che ha messo in ginocchio un comprensorio per anni di riferimento all’economia del turismo regionale.
La strada era tracciata, ma è storia che nei mesi scorsi e nonostante la volontà di risolvere dichiarata dai vertici di Giunta e Consiglio regionale, di fatto la Regione non ha fatto, in verità, nulla di concreto per rendere davvero possibile la ripresa, producendo atti esecutivi e le necessarie erogazioni dei fondi utili alla ripartenza. Come non ricordare il no della V Commissione all’emendamento in cui come centrosinistra chiedevamo che fossero avviati interventi istituzionali necessari a superare la crisi delle Terme di Caramanico per aprire una fase nuova con la valorizzazione di tutto il termalismo abruzzese. A ciò si aggiunge addirittura la bocciatura da parte della maggioranza dell’emendamento alla finanziaria per reintrodurre in Finanziaria 1 milione di euro per il termalismo abruzzese. Si lamenta immobilismo, ma vero è che il Bando pubblico per l’impiego dei fondi 900.000 euro stanziati dalla Regione a guida Lolli, di cui alla Legge di Stabilità Regionale 2019, art. 7, comma 2, lettera h, per il rifinanziamento della l.r. 15/2002, non c’è stato ed è ormai quasi una chimera. Com’è rimasto solo sulla carta l’impegno di dare seguito, per il tramite degli uffici, alla Deliberazione di Giunta Regionale n. 626 del 27 ottobre 2017, con cui si assicurava l’ulteriore finanziamento di 1.000.000 di euro per le piscine termali, che non hanno trovato posto nelle milionarie rimodulazioni di risorse lasciate in eredità dalla vecchia Regione.
Senza fondi non sarebbe stato possibile sostenere e riattivare il termalismo, né poteva essere pensabile che un privato tenesse in ostaggio un paese e l’immagine del territorio. Oggi la comunità di Caramanico deve avere risposte, perché è stata beffata da tutti coloro che hanno promesso ma non hanno risolto una situazione oggi del tutto precipitata, a causa delle gravi responsabilità della proprietà e dell’inerzia dei governi di destra al comune di Caramanico e in Regione”.