Roseto degli Abruzzi. “Buon sangue non mente”, anche il giovane Giulio Trozzi sulle orme del nonno Domenico.
VOLERE VOLARE
Un novello Ulisse, che invece di andar per mare esplora le nuvole lanciandosi con il paracadute insieme a un istruttore d’eccezione: è Giulio Trozzi, quindicenne, il quale ha conquistato il record di più giovane d’Italia ad aver conseguito il brevetto di paracadutista sotto lo sguardo vigile del nonno Domenico. Quest’ultimo è generale della Polizia che ha avuto durante la carriera un florilegio di esperienze come si conviene a molti suoi colleghi — tantissimi incarichi su e giù per l’Italia tra cui Caserta, Spoleto, Reggio Calabria, Pescara — ed è stato inoltre pilota di elicottero nella Palermo degli anni 80, quando precedeva di un chilometro circa l’automobile del giudice Giovanni Falcone «per verificare che non vi fossero eventuali offese». Evidentemente il volo è rimasto nel DNA della famiglia dato che, con alcuni lanci “pre-ferragostani” il piccolo (di età) Giulio ha potuto capire “de visu” le sensazioni di stare “appeso al cielo” come quando il nonno gli raccontava di come fosse bello stare lassù. Il nipote si è detto «felicissimo» del brevetto e delle impressioni provate, con la freddezza di un giovane che forse non aveva ancora compreso del tutto la piccola impresa compiuta; il nonno, ancora più emozionato, sprizzava gioia da tutti i pori. Si perpetua così l’audacia della dinastia dei Trozzi-volanti. Per ottenere il brevetto, occorrono alcune lezioni teoriche sull’aerodinamica applicata alla conduzione del paracadute, accenni di meteorologia, simulazione di volo, comportamento da tenere a terra e in aria, controllo dell’attrezzatura e la risoluzione dei problemi che possono verificarsi in volo; si passa poi all’azione pratica, in cui il candidato viene accompagnato ai voli con due assistenti-istruttori che lo assistono in tutto, indicandogli la posizione corretta da tenere, il controllo della quota e quando aprire il paracadute. Molti gli ausili tecnologici: un terzo istruttore guida l’allievo a terra tramite una radio e una telecamera che trasmette le immagini al suolo – montata sul casco degli istruttori e sovente anche su quella del candidato stesso – istruendolo su cosa fare.