In rilievo, Lettere

San Nicolò. Partecipazione popolare e dialettica “eccessiva”. Un evidente nonsense

Prof. Carlo Di Marco

Presidente Associazione Demos

Abbiamo letto più volte il comunicato dell’uscente Comitato di Frazione di San Nicolò pubblicato nella giornata di ieri 21 agosto. Ne sentivamo un po’ il dovere anche in virtù dell’impegno profuso dall’Associazione Demos per la nascita (tre anni orsono) di questo Comitato. Abbiamo ricavato alcuni elementi di riflessione che credo possano essere utili per migliorare i rapporti fra amministrazioni comunali e fenomeno della partecipazione popolare, soprattutto nei comuni in cui tale fenomeno rappresenta ormai una realtà sociale imprescindibile.

La prima riflessione riguarda il presunto “contrasto” fra il Presidente uscente e la Giunta municipale di Teramo, sul quale il Comitato ora si pronuncia a favore del Presidente, difendendone l’operato e assumendo la paternità collegiale di ogni suo intervento, derivante anche dal confronto costante con i cittadini in periodiche assemblee. Ne discende, pertanto, che se di “contrasto” fosse possibile parlare, esso ci sarebbe non fra il Presidente e la Giunta, bensì fra questa, l’intero Comitato e le assemblee da esso promosse. Si aggiunge, nel comunicato in questione, un breve ma significativo elenco di cose minime non fatte, ma più volte fortemente e correttamente rivendicate, pur tenendo conto di altre opere importanti non ancora realizzate su cui il Comitato uscente e il suo Presidente hanno promosso azioni per portarle “alla conoscenza e alla possibilità di interagire dei cittadini di S.Nicolò”. Tale situazione sarebbe conseguenza, come appare, dal tentativo di alcuni componenti la Giunta municipale di riversare sulla persona del Presidente un “contrasto” politico esistente con l’intero Comitato e persino son i partecipanti alle assemblee dei cittadini da questo periodicamente promosse (“non ci è piaciuta la demonizzazione nei confronti di Aloisi da parte di alcuni componenti della Giunta Comunale”). Demos è un’Associazione culturale e non fa processi, pertanto, non andremo alla ricerca di prove su ciò che il Comitato afferma, ma che ci sia un costante tentativo da parte di vari partiti (di governo o di opposizione) di personificare e far ricadere sui presidenti l’operato di organismi partecipativi eletti dai cittadini (n.b.: non accade per quelli non eletti…) è purtroppo un’abitudine costante e trasversale: accade sempre ed è propria dei partiti di ogni colore. È successo a Silvi a Giulianova e, a quanto sembra, anche a Teramo. Dietro questo atteggiamento, in realtà, vi è l’autoreferenzialità di una classe politica che, per quanto a volte si sforzi, pochissime volte riesce ad abbandonare la concezione vetero-liberale della delega della sovranità in base alla quale una volta esercitato il voto dei rappresentanti al Consiglio comunale i cittadini non avrebbero più un ruolo attivo. Sarebbe invece da compiere, da parte dei partiti, un percorso di crescita etico-politica di origine costituzionale che essi quasi mai hanno veramente in animo di intraprendere; quasi sempre, invece, il concetto costituzionale di democrazia partecipativa rappresenta solo uno slogan utile per ogni candidatura; quando la partecipazione è autentica, schietta, indipendente, propositiva, allora il Presidente (non l’organismo eletto) diventa “eccessivamente dialettico”.

Su questa ultima strana espressione si apre la seconda riflessione che ci sta a cuore. Non sappiamo chi l’abbia usata e, come detto, non indaghiamo, ma ci chiediamo: si può essere “eccessivamente dialettici”? Ci sembra di no. Non ci dilunghiamo in una dissertazione sulla dialettica né come concetto filosofico antico come la democrazia, né nel suo attuale significato letterale; ci limitiamo a dire che essendo l’arte del confronto e della persuasione inclusiva e dialogica svolta in condizioni di pari dignità fra tesi e antitesi, la dialettica non potrebbe mai essere “eccessiva”, anzi, nell’attuale congiuntura di potere gestita da partiti per lo più degenerati, è persino assolutamente carente. Forse, riferendosi al Presidente del Comitato di Frazione di San Nicolò, nel quadro della personalizzazione sopra detta, si voleva intendere che egli presenta profili caratteriali indigesti a qualcuno. Ma ci sta: empatia ed antipatia personali sono fenomeni sociali anch’essi. Dei caratteri personali dei personaggi pubblici, in altri termini, si potrebbe anche parlare ma poi il discorso inevitabilmente si allargherebbe: ci porterebbe a chiederci, ad esempio, se fra i notabili teramani di “indigesti” che ricoprono ruoli importanti nel fenomeno partecipativo e associativo ce ne siano anche altri dei quali nessuno parla. A noi non sembra che questa china del dibattito politico in Città sui rapporti fra partecipazione popolare e Amministrazione comunale sia quella migliore e la più qualificante. Crediamo invece che ogni fenomeno culturale, associativo e dialettico, come nei propositi dichiarati sempre da ogni raggruppamento politico che prepara un programma elettorale e si accinge poi a realizzarlo, debba essere riconosciuto e valorizzato a prescindere. L’empatia e l’antipatia personali, si diceva, sono anch’essi fenomeni umani ma nella dialettica sociale e politica devono essere immancabilmente ricondotti nella sfera democratica del superiore interesse collettivo. Su questi temi avremo modo di tornare prestissimo a proposito del Sondaggio Deliberativo sulla riqualificazione dell’area circostante il Teatro romano.

Infine, e non da ultimo, al Comitato di Frazione di San Nicolò e al suo Presidente il più caloroso ringraziamento dell’Associazione Demos per il lavoro (volontario) svolto in questi ultimi tre anni e per la crescita culturale e sociale nella Frazione da esso promossa e favorita.

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