Ennesimo rinvio oggi al processo sull’incidente del maggio 2017 che provocò il divieto di consumo di acqua a scopo potabile in gran parte della provincia di Teramo.
Il processo, che vede imputati i vertici dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, della Strada dei Parchi SpA e della Ruzzo Reti SpA, si trascina tra un rinvio e un altro da ormai due anni dalla prima udienza e ancora non si è arrivati all’apertura della fase dibattimentale.
Dopo la trattazione di alcuni aspetti marginali, oggi è stato disposto un nuovo rinvio al 27 ottobre di cui l’Avv. Domenico Giordano, che patrocina le associazioni WWF Italia, CAI, Legambiente e Cittadinanzattiva (tutte presenti nell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, insieme all’Associazione GADIT, anch’essa parte civile nel processo), non ha potuto che prendere atto. Esiste poi l’ulteriore rischio di una nuova sostituzione del giudice del processo, dopo che già in passato il primo giudice assegnato era stato sostituito.
“Una situazione surreale”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Il rischio prescrizione è sempre più concreto. Dopo la fase investigativa e l’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica e dai Carabinieri, tutto si è rallentato e di questo passo difficilmente si arriverà all’accertamento delle responsabilità. Ma quello che è ancora più grave è che così facendo non si arriverà neppure a definire realmente cosa è accaduto e perché è accaduto. Non si darà cioè un contributo reale alla soluzione del problema dell’interferenza dei Laboratori sotterranei INFN e delle gallerie autostradali dell’A24 con l’acquifero del Gran Sasso. Un problema denunciato dal WWF oltre 20 anni fa e che ancora non è stato risolto”.