Pescara. La studentessa istriana barbaramente seviziata e gettata viva in una foiba tra il 4 e 5 ottobre 1943 dai partigiani jugoslavi di Tito, per odio etnico e ideologico, aderendo alla manifestazione nazionale «Una rosa per Norma Cossetto» che ha visto il coinvolgimento di 170 municipalità e iniziative persino a Dublino, Belfast, Santa Cruz di Tenerife, Washington e New York. Alla breve cerimonia, con la deposizione di una ghirlanda e di un mazzo di rose sulla lapide con inciso il nome della studentessa, hanno partecipato autorità civili, militari e religiose, nonché le Associazioni combattentistiche e d’arma e l’Associazione Venezia-Giulia Dalmazia. Il corpo mutilato e dilaniato di Norma venne recuperato dai vigili del fuoco di Pola dalla foiba di Villa Surani, profonda 135 metri, l’11 dicembre 1943 assieme a quello di altri 25 italiani. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel 2005, l’ha insignita alla memoria nel 2005 di medaglia d’oro al merito civile.
Il sindaco Carlo Masci nel suo breve intervento, ha evidenziato che L’Amministrazione comunale ha intitolato una parte di giardino di piazza Italia a Norma Cossetto come «gesto di pietas verso una giovane donna violata e scaraventata in una foiba, un’italiana uccisa in Italia, per un crimine di guerra impunito che ha responsabilità storiche e politiche ben precise. Il dovere di un ricordo e il dovere di un fiore sono un messaggio di civiltà, di tolleranza, di pace e di speranza per un futuro migliore». Il presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli ha ricordato che «questo giardino, con questa targa, servono a conoscere, a capire, a difendere la libertà e la democrazia come valori da condividere e non da mettere in discussione. Noi ci inchiniamo di fronte alla vittima innocente di quella barbarie. Nessuna donna in nessuna parte del mondo merita quel repertorio di orrori. Lei non aveva alcuna colpa». La vicepresidente e consigliere del Libero Comune di Zara in esilio-Associazione Dalmati Italiani nel Mondo, Donatella Bracali, ha ripercorso la vicenda di Norma Cossetto che «pagò con le peggiori sevizie e lo stupro di gruppo il solo fatto di essere italiana e di amare la sua Patria. Non c’è nessuna giustificazione di nessun genere per sminuire o negare il suo sacrificio, perché fu vittima innocente della guerra e della brutalità degli uomini».