Esiste, ormai da diverso tempo, una pubblicistica, una letteratura tutta incentrata attorno al triste e tragico fenomeno dell’emigrazione italiana verso il Nord America. Tanti sono gli scrittori del Bel Paese trapiantati nelle “lontane Americhe” – come si diceva una volta – anche di origine abruzzese, che hanno saputo raccontare il massiccio esodo italiano. Ci sono, per fare qualche nome, i vari Pascal D’Angelo, di Introdacqua (AQ), il vastese Pietro Di Donato, il famoso John Fante, di Torricella Peligna (CH), ed altri. Tra loro c’è anche una scrittrice teramana, che oggi festeggia novant’anni, della cui opera, nel corso degli anni, si sono interessati, almeno per quanto riguarda la nostra Regione, critici letterari quali Vittoriano Esposito, Pietro Civitareale, Giammario Sgattoni, Celestino De Iuliis (nativo di Campotosto, nell’Aquilano, e residente in Canada), Vito Moretti e via di seguito. Stiamo parlando della letterata, e poetessa, che in anagrafe corrisponde al nome di Maria Joseph Adina Francesca De Dominicis. Conterranea di Melchiorre Delfico (1744-1835), Maria De Dominicis è nata a Leognano, frazione di Montorio al Vomano, il 26 novembre 1931; romanziera di notevole talento, dopo aver trascorso la fanciullezza nelle nostre contrade, si trasferisce a Roma dove completa i suoi studi. Il 19 giugno 1954 sposa, sempre a Leognano, Antonio Ardizzi, un giovane studente universitario di Tossicia e, nello stesso anno, emigrano in Canada e si stabiliscono a Toronto. Nella metropoli dell’Ontario, Maria Ardizzi (in Canada e altrove le donne, dopo sposate, prendono il cognome del marito) scrive per vari giornali locali, tra i quali il Corriere Canadese, quotidiano in lingua italiana nato nel 1954, e Panorama, un mensile (sempre in lingua italiana) che ha cessato la pubblicazione, da non confondere col noto settimanale che esce in Italia. Per un breve periodo di tempo insegna lingua italiana in alcune scuole di Toronto. Nel 1980, con Made in Italy, vince il Premio letterario in lingua italiana bandito dall’Ontario Arts Council, un istituto che con un interessante programma multiculturale intende avvicinare le varie etnie che popolano quella sconfinata terra delle Giubbe Rosse. Il romanzo, che Maria Ardizzi dedica ai genitori Camillo e Concetta Marcone Graziani, viene pubblicato nel gennaio del 1982: l’autrice disegna anche la copertina del libro. Tema centrale dell’opera è l’emigrazione, vista dall’interno, vissuta in prima persona e sulla propria pelle; una tematica che la scrittrice, incoraggiata dal marito e dai suoi tre figli (Laura, Nino e Paolo), riprenderà e svilupperà nei suoi due successivi romanzi: Il sapore agro della mia terra (1984) e La buona America (1987) tutti editi dalla Toma Publishing Inc. di Toronto. Questi tre romanzi fanno parte del “Ciclo degli emigranti”. Nel novembre del 1983 la vita della nostra conterranea viene scossa da una gravissima perdita: appena ventenne muore Paolo, il figlio più piccolo. Da questa tragica esperienza nasce e si sviluppa una struggente opera in versi: Conversation with my son (Conversazione col figlio, pubblicata in inglese e in italiano nel 1985). «Ho scritto ‘Conversazione col figlio’ – dice l’autrice nella prefazione – guidata da una necessità alla quale non mi sarei potuta sottrarre anche se avessi voluto. Quando ho finito, ho sentito un immenso silenzio. In quel silenzio, la realtà umana mi è apparsa nel suo significato irriducibile ed essenziale». Dopo cinque anni, nel 1990, vede la luce Tra le colline e di là dal mare (Toma Publishing Inc., Toronto) e, nel 2000, è la volta di Women and lovers (Guernica Editions, Montreal).
Fra i tanti riconoscimenti tributati a Maria Ardizzi, sia in Nord America che in Italia, c’è anche quello di Montorio al Vomano: il 15 e 16 ottobre 1988, infatti, la nostra compaesana fu omaggiata nella Sala civica di Piazza Ercole V. Orsini, dove tenne un incontro con gli alunni delle scuole montoriesi. Lo stesso Vittoriano Esposito, noto critico letterario marsicano, presentò ed illustrò la sua produzione letteraria e il famoso attore teatrale Flavio Bucci ne declamò alcune pagine scelte. Ci fu, infine, un concerto dell’orchestra da camera “Benedetto Marcello” di Teramo, con un rinfresco offerto nel finale. Il suo nome è stato incluso in tante antologie di scrittori italo-americani e ci sono studiosi che prendono in esame tutta la sua opera, dedicandole tributi, saggi e tesi.
pietro.serrani@tin.it
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