L’Aquila. Museo Nazionale d’Abruzzo: la Direttrice Maria Grazia Filetici  ha illustrato lo stato dell’ arte del Munda

Museo Nazionale d’Abruzzo – L’Aquila

CONFERENZA STAMPA  DI MARIA GRAZIA FILETICI

Nel corso della conferenza stampa di oggi, lunedì 15 novembre al  Museo Nazionale d’Abruzzo, la Direttrice Maria Grazia Filetici  ha illustrato lo stato dell’ arte del Munda partendo da  i seguenti focus:

Le opere:   Ricognizione e mappatura delle opere in deposito   con  presentazione delle opere dell’800  e ‘ 900 appena rientrate  nella sala allestita nel Museo aperta da oggi al pubblico( rf power point,)

Visione Prospettica   del percorso progettato per il museo del III millennio al Castello Cinquecentesco( rf power point,)

  • Sono state concordate con il Direttore Generale Prof. Osanna e la SAABAP AQ TE le aree del Museo nel Castello cinquecentesco.
  • E’ stato avviato il disegno complessivo del nuovo allestimento, e l’iter d’incarico per rispettare i tempi indicati nel tavolo tecnico che ci ha chiesto un piano generale di fattibilità dell’organizzazione del nuovo Museo
  • Contemporaneamente è stata predisposta la redazione del progetto definitivo ed esecutivo dell’allestimento museografico corrispondente al primo lotto che sarà riconsegnato a seguito del collaudo da parte del Segretariato Regionale Abruzzo, stazione appaltante, e dalla SAABAP AQ TE che, con l’arch. Di Stefano, conduce la Direzione dei Lavori di restauro.

Nuovo Logo del Museo Nazione D’ Abruzzo  e allestimento del sito del MUNDA ( rf power point.)

E’ stato elaborato un nuovo logo per il MuNDA insieme alla predisposizione del sito in fase di ultimazione e sarà quanto prima raggiungibile all’indirizzo http://www.museonazionaledabruzzo.cultura.gov.it

Restauro e rientro della Madonna di Saturnino Gatti: ( rf power point,)

  • prossimo importante operazione e’ la restituzione della Madonna di Saturnino Gatti alla Basilica di Collemaggio per la quale stiamo lavorando a stretto contatto con la sabap AQ e TE e il MuNDA sta realizzando e sostenendo le spese del restauro in corso.
  • Si prevede che la Madonna rientri prima nella sede del MuNDA per far si che  dal 10 dicembre p.v. possa essere  nuovamente esposta al pubblico (con  modalità da definire )   per tornare nella Basilica di Collemaggio con molta probabilità il prossimo 20 dicembre con un piano che sarà concertato con gli Istituti del MiC, il Comune dell’Aquila, e gli Organi territoriali di Governo

 

Le operazioni di restauro e  trasporto sono state riviste e realizzate nel pieno rispetto dei canoni di ecosostenibilita’

 

Giornata nazionale del Bosco 2021

Sempre  nell’ ambito della  ecosostenibiltà il  21 Novembre p.v. il MuNDA si unirà con il Corpo dei Carabinieri con i quali festeggerà la giornata nazionale del Bosco 2021 con la piantumazione, grazie alla disponibilità istituzionale del Corpo, di alcune specie arboree nel grande piazzale antistante il Museo.

Osservatorio del Restauro e fondo PNRR  ( rf power point,)

La nuova fisionomia del museo, condivisa con il comitato scientific si incentra sull’Osservatorio del restauro  quale volano di sviluppo e di creazione di una nuova governance nella quale conservazione valorizzazione e ricerca troveranno nuove sinergie di operativita’e sviluppo.

 

A tale proposito e per rendere operativa la nuova fisionomia

  • Il museo ha presentato la richiesta di € 10.000.000,00 di euro nell’ambito del fondo PNRR “attuazione interventi fondo complementare PNRR sisma 2009-2016 Ministero della Cultura” per la creazione del Museo Nazionale d’Abruzzo all’interno del Castello Cinquecentesco dell’Aquila a seguito dell’ultimazione dei lavori di restauro e restituzione.​Museo Nazionale d’Abruzzo – l’Aquila Castello Cinquecentesco dell’Aquila – 
  • Firmato l’ accordo tra pubbliche amministrazioni, ai sensi dell’art. 15 della legge 7.08.1990, n. 241,  tra il MuNDA e l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila grazie al quale saranno assicurati  livelli di collaborazione tecnica ed amministrativa utili alla migliore conduzione dei prossimi procedimenti e espletamento delle funzioni amministrative e tecniche.

Al termine  la direttriceMaria Grazia Filetici “ringrazio tutti i colleghi del meraviglioso lavoro fatto con il Direttore Generale Prof. Osanna. Da oggi mi è stato affidata la  Direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Provincia di Frosinone e Latina. Auguro alla Dott.ssa Federica Zalabra un buon lavoro nell’ambito del grande progetto in essere al MuNDA“


Museo Nazionale d’Abruzzo- L’Aquila MUNDA. FOTO ARCHIVIO

La nuova sala del MuNDA dedicata all’Ottocento e al Novecento

 

Qualche mese prima dell’apertura del Museo Nazionale d’Abruzzo (avvenuta il 23 settembre 1951), il soprintendente Umberto Chierici disse:

“non bisogna considerarlo (il museo) come un punto d’arrivo […] l’importante istituzione è destinata ad ampliarsi. Si spera infatti di dar vita a una terza sezione di Arte Contemporanea e a questo scopo la Soprintendenza va acquistando ogni anno, o riceve in dono, quadri di pittori viventi”.

 

Il Museo è il Museo Nazionale d’Abruzzo, nei confronti dei cittadini e dei visitatori ha il dovere di rappresentare tutta la storia culturale e sociale del territorio ed è per questo che, seppur nella provvisoria e piccola sede di Borgo Rivera, l’esposizione parte dalla sezione archeologica ed è necessario che raggiunga almeno le fondamenta della vivace contemporaneità artistica locale.

 

Il ricovero post sisma delle collezioni del Museo presso diversi depositi e altre istituzioni distribuite nella regione è stato imprescindibile e ne ha garantito la salvaguardia.

È però divenuto ora urgente restituire alle Istituzioni il patrimonio che le appartiene loro ed è per questo che oggi si inaugura finalmente la sala dedicata all’Ottocento e al primo Novecento, nella quale si espongono alcuni dei capolavori di proprietà/pertinenza del Museo Nazionale d’Abruzzo.

 

Alcuni di questi erano già esposti nel 1968, ovvero in occasione della prima inaugurazione della sezione d’Arte Contemporanea (al tempo definita Arte Moderna) nel Castello spagnolo  avvenuta sotta la direzione del soprintendente Mario Moretti:

la litografia di Basilio Cascella Donna d’Abruzzo, i due paesaggi di Carlo Patrignani e di Michele Cascella, il Ritratto di Teofilo Patini eseguito da Vittorino Scarselli.

 

Altri invece sono il frutto di acquisizioni successive, tra le ultime la Lavandaia di Pasquale Celommi entrata in collezione nel 2007, testimoniando il continuo aggiornamento del Museo, tuttora in corso.

 

Lo spazio espositivo è costruito attorno a un’opera la cui storia collezionistica travagliata ne ha accentuato l’importanza e il valore culturale: I Morticelli di Francesco Paolo Michetti.

Il pittore aveva appena dato l’ultimo colpo di pennello, quando la straordinaria tela fu mostrata al pubblico per la prima volta, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Torino del 1880. Da quel momento e per oltre cinquant’anni, se ne persero le tracce, finché nel 1932 venne, nuovamente e fortunatamente, citata da Tomaso Sillani come presente all’interno di una non meglio definita collezione americana.

Il rientro del dipinto in Italia avvenne negli anni Cinquanta grazie all’acquisizione da parte dell’Istituto Mendel di Gemellologia di Roma, dal quale passò poi a una collezione privata.

Il Museo Nazionale d’Abruzzo riuscì ad acquistare I Morticelli nel 2005, restituendo così finalmente un’opera di grande rilievo dell’ultimo Ottocento abruzzese al territorio e ai cittadini.

Solo quattro anni più tardi, il sisma ha reso inagibile il Museo e la grande tela è stata ricoverata provvisoriamente presso il Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio a Pescara in attesa di tornare a essere esposta a L’Aquila insieme alle opere degli altri pittori e scultori che nutrirono il fervore artistico dell’Abruzzo nei decenni tra l’Ottocento e il Novecento.

 

 

 

 

 

CENNI STORICO-ARTISTICI

 

Come detto, la nuova sala dedicata all’Ottocento e al Novecento è incentratasu iMorticelli grande capolavoro  di Francesco Paolo Michetti e vuole rappresentare i due principali alveari artistici dell’Abruzzo nei decenni a cavallo tra i due secoli.

 

L’austero Ritratto di Teofilo Patini, realizzato dal suo allievo Vittorino Scarselli vincendo la ben nota ritrosia del maestro, porta memoria dell’effigiato e ne testimonia la scuola. Patini, originario di Castel di Sangro, dopo una lunga formazione e attività tra Napoli, Firenze e Roma, divenne direttore e insegnante nella Scuola di Arti e Mestieri dell’Aquila e aprì il proprio atelier presso Palazzo Ardinghelli, che ora ospita la sede aquilana del MAXXI, il Museo d’Arte del XXI secolo. In questi spaziformò un’intera generazione di artisti, tra i quali lo stesso Scarselli, ma anche Carlo Patrignani, presente in sala con un esempio di produzione paesaggistica. Si tratta di una veduta del Gran Sasso nella quale, all’interno di un’atmosfera dalla luce singolarissima,  coesistono la maestosità della montagna e la pacatezza di una scena di vita contadina. Proprio questo dipinto rientra in una serie realizzata da Patrignani subito prima del trasferimento a Francavilla al Mare, dove fu ospite di Francesco Paolo Michetti, principale esponente dell’altro gruppo di artisti qui presentato.

 

A questo gruppo appartengono, tra gli altri, Costantino Barbella, Pasquale Celommi, Basilio Cascella e suo figlio Michele. Barbella, amico di giovinezza di Michetti e uno dei più assidui frequentatori del Cenacolo, è ricordato da d’Annunzio come colui che “plasmava la divina creta canticchiando”. La sua produzione plastica è rappresentata in sala dal piccolo contadino bronzeo che si sbilancia all’indietro per poter bere dal pesante otre che tiene nelle mani. Questa figurina dei primissimi anni del Novecento rappresenta a pieno la freschezza naturalistica e la vivacità giocosa che Barbella seppe cogliere e restituire nel contesto dello spirito idilliaco e pastorale che permeava la poetica dei membri del Cenacolo. È, invece, di Pasquale Celommi La Lavandaia, opera della prima maturità dell’artista, esposta per la prima volta al Museo Nazionale d’Abruzzo nel 2007. La giovane donna, rivolta verso l’osservatore come in posa davanti a un obiettivo, indossa due grandi orecchini a cerchio con pendenti interni, conosciuti come “sciacquaie”, cui si attiribuiva un valore apotropaico.  Anche Basilio Cascella trattò nelle proprie opere i costumi e le tradizioni abruzzesi, come si evince dalla Donna d’Abruzzo. La litografia rappresenta una donna in abiti tipici, orecchini a cerchio e un serpente intorno al collo, riferimento alla Festa dei Serpenti di Cocullo, celebrata ogni 1° maggio in onore di san Domenico Abate. In sala è collocato anche il Paesaggio montano, realizzato da Michele Cascella, figlio di Basilio, nel 1927. Il dipinto è testimonianza di un forte attaccamento al territorio dell’artista, come la già citata veduta di Patrignani e la Trilogia con Maiella e Gran Sasso di Ernesto Aurini. Quest’ultimo fu fotografo, caricaturista, disegnatore e decoratore. Lavorò, inoltre, come cartellonista a Chieti, Macerata e Teramo, dove decorò nel 1906 il Nuovo Teatro Cetra. La serie esposta consiste in tre piccoli dipinti sul tema delle montagne abruzzesi, probabilmente tre bozzetti di un progetto più ampio mai realizzato. Con una tecnica “di macchia”, che punta sui valori pittorici, l’artista riesce a cogliere effetti di luce della stagione e dell’ora del giorno in cui le montagne sono state ritratte.

 

Strettamente legato alla figura di Michetti fu anche Gaetano Paloscia, artista formatosi a Napoli e più giovane di vent’anni. Egli poté esprimere il proprio talento artistico grazie all’influenza e allo stimolo di Michetti, che gli garantì la prima importante commissione. Entusiasta seguace delle nuove tendenze Liberty, Paloscia ebbe una predilezione per lo stile floreale e, su questo filone, dedicò larga parte della propria attività alla decorazione parietale a tempera. Nonostante ciò, tra le sue opere è di gran rilievo l’ampia serie, ispirata alle campagne abruzzesi, delle Siepi dannunziane, nella quale rientra la tela del Museo Nazionale d’Abruzzo, datata 1926 e rappresentate siepi di sambuco inframezzate da vivaci fiori rosso porpora della lupinella.

 

Michetti, fulcro della sala e del movimento artistico abruzzese di fine Ottocento, è qui rappresentato sia in veste di grafico che di pittore. L’acquaforte esposta, esempio della produzione su carta dell’artista, è uno dei numerosi studi relativi al tema della pastorella, nonché in generale delle singole figure fondamentali per la complessità naturalistica delle composizioni su tela. Accanto a essa vi è il già citato imponente dipinto intitolato i Morticelli. Fondamentale esempio della prima maturità di Michetti, inscena il funerale di due gemellini. Le figure, disposte in primo piano, formano una processione composta e, nonostante l’evento doloroso, serena. Nel corteo spiccano alcune donne in abiti tipici e un gruppo di suonatori di violino sulla destra. Presentata per la prima volta all’ Esposizione Nazionale di Torino nel 1880, riscosse un notevole successo critico. Lo stesso anno Camillo Boito così descrisse l’opera: “Che quiete di natura e che strazio di affetto nella processione dei Morticini!”. La sentita partecipazione dell’artista all’episodio raffigurato è verosimilmente legata alla sua stessa esperienza personale. Egli fu, infatti, molto vicino al lutto dell’amico Edoardo Dalbono, che perse il giovane figlio a causa di una difterite”.

 

Traccia della storia più recente del museo e delle acquisizioni dagli artisti viventi, cui faceva già riferimento nel 1951 Chierici, è il gesso di Emilio Greco, Zenobia. L’opera entrò, infatti, a far parte delle collezioni, insieme a numerose altre sculture, disegni e litografie, nel 1988 grazie alla cospicua donazione voluta dall’artista stesso, alla quale era dedicata una sezione specifica in alcuni ambienti del piano terreno vicini al bastione del mammut. Rappresentativo dei numerosi esercizi di Greco sul corpo femminile, il gesso di Zenobia trova la propria importanza anche nello studio della tecnica scultorea, essendo il modello originale – tratto dalla terracotta – dal quale furono derivate le numerose versioni in bronzo.