È stato dato alle stampe il nuovo romanzo di Gerlando Fabio Sorrentino, autore siciliano trapiantato in Abruzzo.
Il titolo è: Le ultime voci
Il libro è composto da 659 pagine ed è pubblicato dalla Casa Editrice Porto Seguro di Firenze, nella Collana “Fiamme di carta”.
Il romanzo ha una chiara ispirazione storica. È il 390 d.C. e già si intravede il tramonto dell’Impero Romano d’Occidente. L’imperatore Teodosio è costretto a umiliarsi al cospetto del potente vescovo Ambrogio, a seguito della strage di Tessalonica: ormai il potere temporale della Chiesa è sempre più ingerente, nonostante ci siano molte reticenze, anche da parte di aristocratici, ad abbandonare gli antichi culti pagani. Anche sul fronte politico l’Impero appare al capolinea. Eugenio, l’usurpatore, ha già radunato un esercito: lo scontro con Teodosio avverrà sul fiume Frigido. Alla Storia si intrecciano poi le vicende di una misteriosa comunità, Eurotheis, che ai margini dell’impero lotta per salvare dall’oblio il sapere di un’intera civiltà. Le ultime voci è il racconto dell’irreversibile crisi di un sistema politico e ideologico: la fine di un mondo.
A pochi giorni dall’uscita l’opera sta riscuotendo notevoli consensi. La pagina Facebook dedicata al romanzo, https://www.facebook.com/LeUltimeVociannoveragià oltre2100 followers.
Gerlando Fabio Sorrentino è nato ad Agrigento nel 1968 e vive attualmente a Pescara. Ha già pubblicato un romanzo, Luna Fritta (2009, Fermento) e una raccolta poetica, I sogni dei ciechi (2012, Rupe Mutevole).
ISBN: 9788855467377
Prezzo di copertina € 23,90
SINOSSI DELL’OPERA
LE ULTIME VOCI
di Gerlando Fabio Sorrentino
La vicenda narrata si svolge alla fine del IV secolo dopo Cristo, in un momento in cui l’Impero Romano si avvia verso la fase finale e più acuta della crisi che lo condurrà, pochi decenni più tardi, al suo dissolvimento. La Chiesa Cristiana è divenuta la religione ufficiale dell’Impero. Con la morte dell’Imperatore Teodosio l’autorità imperiale è stata definitivamente spartita tra Impero d’Occidente e Impero d’Oriente, le popolazioni barbare premono sia dall’esterno che dall’interno dei confini imperiali, entro cui sono stati spesso ammessi e reclutati come alleati e “federati”, nel velleitario tentativo di garantirsene l’appoggio e neutralizzare le loro mire espansionistiche.
Nel crepuscolo di un mondo ormai destinato ad un’irreversibile decadenza e trasformazione, un manipolo di rappresentanti della vecchia aristocrazia senatoriale, ancora legata ai vecchi culti tradizionali pagani, in un clima di sfacelo generale tenta disperatamente di salvare il salvabile, tentando soprattutto di salvaguardare, preservare e tramandare il notevole patrimonio culturale, letterario, artistico dell’antica civiltà pagana, messo seriamente a rischio dalla furia iconoclasta della Cristianità e da quella devastatrice delle spoliazioni barbariche. Presi fra due fuochi, questi custodi dell’antico sapere del mondo pagano, in particolare della tradizione della Grecia Classica, del mondo ellenistico e della cultura latina, tenteranno di far ancora udire le loro voci, “le ultime voci” di un mondo ormai al tramonto, perché non vadano perdute del tutto e lascino ancora una traccia, nella storia dell’umanità, di quelle fondamentali e vitali testimonianze storiche, letterarie, culturali, filosofiche e artistiche che sono tuttora alla base della civiltà occidentale.
Il romanzo è suddiviso in sei parti in cui si affrontano le vicende pubbliche e private dei protagonisti, nell’arco di quasi un decennio:
- Un massacro
- Un matrimonio
- Una battaglia
- Una bambola
- Una biblioteca
- Due culle
Il titolo del romanzo si ispira ad un passo della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso,
“Superbi, formidabili e feroci
Gli ultimi moti fur, l’ultime voci.”
Questi versi ben sottolineano il carattere drammaticamente superbo, formidabile e feroce di molti dei protagonisti della vicenda narrata, in un’epoca in cui, pur di far risuonare le proprie istanze ed affermare le proprie posizioni, in un ultimo disperato tentativo di conquista del predominio o cercando di garantirsi una mera sopravvivenza, occorreva dare prova di eccezionalità, determinazione e spietatezza non comuni.