di Antonio Bini
E’ scomparso a Berlino p. Heinrich Wilhelm Pfeiffer, già docente di storia dell’arte cristiana presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e consigliere della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, con papa Giovanni Paolo II. Era nato a Tubinga nel 1939. A lui si devono gli studi, iniziati negli anni ottanta, che portarono alla identificazione del Volto Santo di Manoppello nella Veronica, un tempo venerata in San Pietro. Le sue ricerche ebbero spunto dalle deduzioni di Suor Blandina PaschalisSchlömer, che aveva ritenuto del tutto sovrapponibile il Volto Santo con quello della Sindone. Come ebbe a dirmi una volta, l’intera sua vita – professionale e religiosa – è stata dedita a comprendere quale fosse il prototipo dell’immagine di Cristo sviluppata nell’arte nel corso dei secoli. Nel 1986 pubblicò in Italia il saggio “L’Immagine di Cristo nell’arte”, ed. Città Nuova, sottolineando come si trattasse “di un tema davvero inesauribile”, ed in effetti molto restava ancora da scrivere, a cominciare dagli studi che lo avrebbero interessato successivamente. Il saggio era stato precedentemente pubblicato in Germania e in Spagna.Proprio quell’anno ebbe luogo il suo primo viaggio a Manoppello. Nel 1991 un primo approccio allo studio del Volto Santo venne pubblicato in Germania, con il titolo “DasTurinerGrabtuch und dasCristusbild” (La Sindone di Torino e l’immagine di Cristo), ed. Knecht, Francoforte, scritto con il sindonologo tedescoWernerBulst.
Le sue ricerche proseguirono negli anni successivi fino a quando furono presentate in una affollata conferenza stampa presso la Stampa Estera in Italia il 31 maggio 1999 e aprirono nuove prospettive alla divulgazione del Volto Santo nel mondo, ormai nell’imminenza del Grande Giubileo del 2000, che aveva tra i suoi obiettivi anche quello di dimostrare la dimensione storica della figura di Cristo. Gli straordinari riflessi della comunicazione internazionale indussero il Comune di Manoppello a conferire allo studioso tedesco l’8 dicembre 1999 la cittadinanza onoraria del paese abruzzese.Nel corso del 2000 fu pubblicato il suo saggio “Il Volto Santo di Manoppello”, ed. Carsa, Pescara, preceduto dalla prefazione del cardinale Fiorenzo Angelini, il quale scrive “di una pubblicazione che contribuisce in maniera decisiva a far luce sul mistero della Veronica Romana, meta dei romei che nel Medioevo si recavano in pellegrinaggio alla tomba del Principe degli Apostoli”. Il cardinale Angelini, era stato il fondatore e presidente dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo (costituito a Roma il 25 marzo 1997), che vedeva come collaboratore scientifico proprio p. Pfeiffer. Il cardinale Angelini, al tempo unico cardinale romano, spiegò di aver voluto seguire la sollecitazione di Giovanni Paolo II diretta a favorire gli studi sul volto di Cristo. E Giovanni Paolo II non mancò di tenere conto di quanto emerso da quegli studi e dai ripetuti incontri con il cardinale Angelini, tanto da dedicare ampio spazio, nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, diffusa il 6 gennaio 2001, a conclusione del Giubileo, il tema del Volto della ricerca e della contemplazione del volto di Cristo come missione per il terzo millennio. Tale argomento era del tutto assente nella lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, diffusa il 10 novembre 1994 e introduttiva dell’atteso Giubileo.
Non era facile allora per p. Pfeiffer e ancor più per il cardinale Angelini sostenere che la Veronicasi trovasse a Manoppello, innanzitutto per le consolidate situazioni che avevano portato il Varicano a non ammettere mai che la leggendaria immagine non era più a Roma, in quanto scomparsa quasi sicuramente a seguito del Sacco di Roma. A parte i convegni, il confronto veniva a svilupparsi anche sui media, nell’editoria. Ricordo come mons. Dario Rezza, canonico di San Pietro e quindi parte di quel ristretto numero di prelati scelti dal papa che curano la custodia delle reliquie di San Pietro,scrisse, per contrastare le ipotesi di p. Pfeiffer, un articolo dal titolo «Nella Basilica di San Pietro è custodita la reliquia più famosa del mondo: il “sudario di Cristo”», pubblicato sul mensile 30Giorni n. 3, marzo 2000, pp. 60-64). Sulsuccessivo numero di maggio n. 5/2000 della stessa rivista, p. Pfeiffersmentì con fermezza questa tesi replicando con un suo articolo dal titolo eloquente: “Ma la “Veronica” è a Manoppello”. Nessuna ulteriore seguito apparente su quella rivista, anche se non mancarono successivi riflessi. Tra questi ricordo come P. Germano Di Pietro, allora superiore del Santuario del Volto Santoagli inizi degli anni 2000 ricevette la visita di due canonici di San Pietro che consigliarono di evitare riferimenti alla Veronica, considerato che la stessa rivista del Santuario aveva iniziato ad occuparsi del leggendario velo, alla luce di nuovi elementi che documentavano l’evidente trasformazione della rappresentazione dell’immagine nel corso del Seicento, prima con gli occhi aperti e poi chiusi.
Poi c’era l’altro fronte, quello dei sindonologi, che non vedevano certo di buon occhio la riscoperta di un altro Volto di Cristo, di maggiore evidenza e visibile ogni giorno.I primi annuali convegni internazionali furono il contesto in cui lo studioso espresse i risultati delle sue ricerche ad una platea di teologi e studiosi provenienti da tutto il mondo. Ricordo la freddezza, se non l’ostilità, con cui fu accolto nel III Congresso Internazionale, tenutosi a Roma il 30 e 31 ottobre 1999 presso l’Università Lateranense, dopo il clamore della conferenza stampa di cinque mesi prima, dove eccepì che la teologia, basata esclusivamente sulle sacre scritture, fosse poco preparata per dialogare con le scienze naturali.Era stato lo stesso p. Pfeiffer ad invitarmi. Nell’occasione sottolineò come l’immagine del Volto Santo e quella della Sindone provenissero dallo stesso sepolcro e quindi fossero stati in contatto. Anche il giornalista e scrittore Paul Badde, in un comunicato diffuso in Germaniapost-mortem dalla Agenzia Cattolica tedesca CNA, titolato “P. Heinrich Pfeiffer in cammino verso il volto svelato di Dio”,ha ricordato come lo studioso in passato fosse stato oggetto di scherno per aver “osato” affermare che la Veronica era stata ritrovata a Manoppello e che il Volto Santo era stato il prototipo per le raffigurazioni di Cristo nell’arte, fino agli inizi del Cinquecento.Senza tanti giri di parole, Paul Badde, diversi anni prima ebbe a scrivere nel suo primo saggio dedicato al Volto Santo, riferendosi al gesuita tedesco,“quel professore mi diceva che al mondo c’era una immagine ancor più significativa della Sindone. Solo un pazzo poteva sostenere una cosa simile e come tale mi era stato indicato padre Pfeiffer.” (cfr. P. Badde, DasMuschelseidentuch, AufderSuchenachdemwahremAntlitzJesu, ed. Ullstein, Berlino, 2005).
Lo scenario di quegli anni fu ben descritto successivamente anche daSaverio Gaeta: “sembrava una sfida di un Davide contro il Golia dell’esercito dei sindonologi, che trascurano di interrogarsi sul velo di Manoppello, perché disturba le apparentemente consolidate acquisizioni attorno ai teli funerari di Gesù” (S. Gaeta, L’enigma del volto di Gesù, ed. Rizzoli, 2010). Il saggio costituìun ampliamento della prima edizione, che uscì in allegato con ilpiù diffuso settimanale cattolico italiano – “Famiglia Cristiana” – uscito nella Pasqua del 2005. Fino ad allora la rivista aveva sempre ignorato il Volto Santo.Anche p. Carmine Cucinelli,in occasione della sua commemorazione, avvenuta il 15 dicembre 2021 nel Santuario di Manoppello, nella sua omelia ha ricordato le “ostilità e opposizioni da parte di molti colleghi gesuiti e di altri Ordini religiosi, di prelati e studiosi di Roma e di altre città, che accompagnarono padre Pfeiffer fino alla sua morte e che egli soffrì pazientemente, convinto che nella piccola città d’Abruzzo si trovasse il più grande tesoro del Mondo”. Tutto questo, ha continuato p. Carmine per aver sostenuto e documentato che “laVeronica, vera icona, o Sudario, è il volto di Gesù impresso nel velo al momento della resurrezione, e che la Sindone, impressa ugualmente nel sepolcro di Gesù, ritrae Cristo sofferente dopo la sua passione”, affermando che “Sulla sua tomba si potrebbe scrivere, parafrasando le parole di san Giovanni Evangelista in visita alla tomba di Gesù a Pasqua: “Vide e riconobbe!”. La messa, concelebrata da p. Giovanni Ferri, p. Marian Michniak e fr. Crispino Valeri, p. Carmine, è stata animata dalle Ancelle del Santissimo Sangue di Manoppello.
- Pfeiffer era legatissimo al Volto Santo e quindi a Manoppello, dove è tornato tante volte, unendo studio e venerazione della sacra immagine, trattenendosi anche per giorni, quando i suoi impegni lo consentivano, sempre ospite dei Cappuccini, oltre che per partecipare alle feste del Volto Santoo per illustrare la sacra immagine a cardinali che richiedevano la sua presenza. L’ultima volta ha preso parte alle feste di maggio del 2018, seguendo la processione confuso tra devoti e pellegrini. E’ stato sempre accolto con grande amicizia e stima da parte della comunità religiosa dei cappuccini che lo ospitavano periodicamente nel convento. Ricordo la collaborazione con p. Carmine Cucinellli, allora rettore del Santuario, insieme a suor Blandina, per l’allestimento della mostra inaugurata a Lourdes il primo settembre 2011 – dal titolo “Le Image du Christ a traver le visage de la Vierge” (L’immagine di Cristo attraverso il volto della Vergine), che era stata sollecitata dall’allora vescovo della Diocesi di Tarbes-Lourdes, Philippe Perrier,dopo un suo pellegrinaggio a Manoppello.
In diversi numeri della rivista del Volto Santo ricorre la sua preziosa testimonianza, come in tante, interviste, apparizioni televisive in Italia e all’estero e in vari documentari. Tante le partecipazioni a convegni, Tra queste si segnala la sua presenza al “Workshop Internazionale sull’Approccio Scientifico alle Immagini Acheiropoietos”, organizzato dal Centro di Ricerche dell’ENEA di Frascati, tra il 4 e il 6 maggio 2010 e limitato ad un confronto sulla Sindone, il Volto Santo e la Tilma di Guadalupe.Nel gennaio 2016, nell’anno del Giubileo straordinario della misericordia,indetto da papa Francesco, aveva partecipato alle solenne rievocazione dell’antico rito di Omnis Terra, istituito da Innocenzo III nel 1208, guidando la processione che da San Pietro si recò con la replica del Volto Santo nella vicina Basilica di Santo Spirito in Sassia. Dopo 808 anni ritornava nella storia la Veronica, che il papa portava tra i poveri e gli ammalati del più antico ospedale europeo.
In un comunicato del 27 novembre 2021, l’arcivescovo della diocesi Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte,ha ricordato che “Padre Heinrich Pfeiffer S.J. è stato un testimone di Cristo attraverso la ricerca, la conoscenza e l’insegnamento della storia della Chiesa. Ha offerto un grande contributo allo studio del Volto Santo di Manoppello. A Lui va il mio grazie e la gratitudine della Chiesa di Chieti-Vasto”, sottolineando come studiando la Sacra Sindone e il Volto di Manoppello e avviando importanti ricerche su questa preziosa reliquia, “che portarono a riconoscere in essa la “Veronica romana”, favorì il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo il 1° settembre del 2006”.Quella visita, che fu contrastata negli ambienti vaticani, tanto da essere annunciata solo una decina di giorni prima del primo settembre, fu un evento di straordinaria importanza nella storia del Volto Santo, del Santuario e anche nella vita di p. Pfeiffer, che vedeva implicitamente riconosciuta la fondatezza di anni di ricerca. La foto che ritrae il gesuita con Benedetto XVI rivela la cordialità di quell’incontro, forse anche compiacimento e gratitudine da parte del papa tedesco. Il gesuita scriverà che molti anni prima aveva sperato in una visita a Manoppello di Giovanni Paolo II e che aveva comunque consegnato all’allora cardinale Ratzinger un pro-memoria sul Volto Santo.
Ricordiamo quella visita attraverso le sue stesse parole pubblicate sulla rivista del Volto Santo n. 2, dicembre 2006, p. 30 ss.: “E’ di enorme e benefico significato che l’attuale Papa abbia visto e contemplato con i propri occhi per lungo tempo questa immagine di Cristo che fu venerata nei secoli come la reliquia più importante della Cristianità. Forse quest’oggetto preziosissimo non sarebbe mai stato conosciuto dal grande pubblicose il defunto padre Domenico da Cese, cappuccino del Convento al quale fu affidato tanti secoli fa il Volto Santo, non avesse voluto mostrarlo durante il Congresso Eucaristico nazionale del 1977, svoltosi a Pescara.
Forse non sarebbe mai andato un Papa a far visita al Santuario abruzzese, se una notizia di questa esposizione non fosse giunta perfino in una cella di una monaca trappista di nome Blandina PaschalisSchlömer al convento di Maria Frieden a Dahlem nella Eifel in Germania e forse nessuno studioso si sarebbe mai occupato di questo straordinario reperto se la Suona non avesse mandato un pacco che conteneva le rue ricerche al Sindonologo p. WernerBulst della Compagnia di Gesù, e se non fosse stato presente al momento dell’arrivo di quel pacco il sottoscritto, confratello del grande e compianto studioso tedesco. Con il suo studio contenuto in quel pacco, la suora trappista ha voluto dimostrare niente di meno che la perfetta sovrapponibilità del Volto Santo di Manoppello con la testa che si può vedere sul telo della Sindone di Torino. Ed anch’io ho potuto constatare l’esattezza dei suoi esperimenti e l’inconfutabile risultato. Allora ho fatto, insieme con amici sindonologi romani il primo viaggio a Manoppello. Una straordinaria visione ed una nuova convinzione si sono offerte a me in quel momento: ho ritrovato la Veronica romana, da tutti gli studiosi data per perduta.Si trattò di un momento di grande emozione”.
Qualche piccola spiegazione è necessariaper capire la sequenza di circostanze ricordate sinteticamente da P. Pfeiffer, il quale allude ad una mostra sul Volto Santo che p. Domenico da Cese, del convento di Manoppello,organizzò a Pescara nel corso della settimana del settembre 1977 in cui ebbe luogo nella città adriatica il Congresso Eucaristico Nazionale, che vide la presenza conclusiva di Paolo VI, il 17 settembre 1977.Padre Domenico organizzò una piccola mostra, in locali nella disponibilità dei cappuccini, per colmare una lacuna degli organizzatori che avevano del tutto ignorato il Volto Santo. Qualche informazione su quella mostra arrivò nei mesi successivi al giornalista e scrittore Renzo Allegri, noto biografo di Padre Pio, che raggiunse Manoppello l’anno successivo, pubblicando il suo articolo sul Volto Santo sul settimanale Gente del 30.0.1978, a pochi giorni di distanza dalla morte di p. Domenico. Lo stesso articolo fu tradotto e pubblicato il mese successivo sulla rivista cattolica svizzera di lingua tedesca DasZeichen Mariens, che arrivò nel convento tedesco dove viveva allora sr. Blandina che, occupandosi di Sindone, cominciò a studiarla anche in rapporto con quel Volto di cui non conosceva fino ad allora l’esistenza. Altra circostanza fortuita fu la presenza di p. Pfeiffer in Germania, nello studio del gesuita WernerBulst (1913-1995), considerato allora il più autorevole sindonologo tedesco.
In quell’occasione l’anziano p. Bulst diede la documentazione inviata dalla suora a p. Pfeiffer, dicendogli “Tu sei a Roma, e quindi puoi occupartene tu”. E’ p. Pfeiffer diede anni di studio e di ricerche per comprendere la misteriosa immagine e riportarla nella storia del cristianesimo.Studiando il Volto Santo, il gesuita tedesco si era accostato alla conoscenza della figura di p. Domenico da Cese. Lo stesso cappuccino, dotato di poteri soprannaturali, secondo tante testimonianze, era pervenuto in modo empirico, nei primi anni settanta, alle stesse conclusioni di p. Pfeiffer, sostenendo la tesi che il telo della Sindone e il Volto Santo provenissero dalla tomba di Gesù. P. Domenico scriveva le sue riflessioni non in saggi e riviste ma su semplici santini che distribuiva per far conoscere e venerare il Volto Santo. P. Pfeiffer sapeva anche del rapporto tra p. Domenico e P. Pio, come ho potuto riscontrare da alcune conversazioni avute con lui nel corso degli anni, durante le quali era portato a pensare alla sorte del cappuccino, morto a Torino, dove si era recato per l’ostensione della Sindone.
- Pfeiffer riferì in alcune occasioni, a persone a lui vicine, di aver notato un frate, dalla corporatura possente, tra la folla in visita alla Sindone nel Duomo di Torino il 12 settembre 1978, dove lo studioso si trovava per partecipare ad un convegno sulla Sindone. La sera di quello stesso giorno, p. Domenico fu investito da un auto, morendo cinque giorni dopo in ospedale, a causa delle gravi ferite riportate. Anni dopo,p. Pfeiffer avrebbe riconosciuto quel frate studiando il Volto Santo a Manoppello. Nei confronti di p. Domenico, la Congregazione per le cause dei Santi concesse il NihilObstat al processo di beatificazione (2015), che deve essere ancora avviato, nonostante la generosa opera di raccolta di testimonianze svolta dafr. Vincenzo d’Elpidio, ora scomparso, che fu suo amico e per tanti anni riferimento di migliaia di devoti e suoi figli spirituali.
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“Manoppello piange padre Pfeiffer”, ha titolato Il Centro, il più diffuso quotidiano regionale, un articolo di Walter Teti, che aveva anche avuto modo di conoscerlo personalmente, per rappresentare le reazioni alla notizia della morte del gesuita tedesco, ricordando il lungo rapporto tra lo studioso tedesco e il paese abruzzese.Un sentimento di riconoscenza di cui si è fatto espressione lo stesso sindaco, Giorgio De Luca, il quale ha annunciato il desiderio di dedicargli una strada, possibilmente, proprio sul Colle dei Cappuccini, di cui p. Pfeiffer aveva certamente indicato la via a milioni di persone. Lo stesso p. Pfeiffer, avrebbe voluto rimanere per sempre sepolto a Manoppello. Un desiderio che è stato confermato anche da suor Blandina. Conosciuto, rispettato e amato da tutti, come si è potuto constatare anche dai messaggi apparsi sulla pagina Facebook del Santuario e su altre pagine, a cominciare da quella della sua storica Università, che in un messaggio di cordoglio ha sottolineato come p. Pfeiffer “ha arricchito la Pontificia Università Gregoriana con la sua dedizione accademica e la sua passione per l’arte cristiana per oltre 40 anni…ricordando come fossero “famosi i suoi studi sulla Cappella Sistina e sul Volto Santo di Manoppello” concludendo con l’auspicio: “possa contemplare la Bellezza Infinita”.
Per me era una persona molto cara. Lo avevo conosciuto nel dicembre 1998 in occasione di un convegno sul Volto Santo che si tenne nel salone dell’allora Casa del Pellegrino – al quale ero stato invitato, in quanto allora dirigente del turismo e responsabile di un progetto per la valorizzazione del Grande Giubileo del 2000. Davanti ad uno scarso pubblico mostrava e illustrava tante diapositive, come si usava allora, spiegando il Volto Santo e la sua storia attraverso le più antiche immagini di Gesù, prima ancora che a Roma giungesse la Veronica (vera – ikon). Da allora ci frequentammo per anni. L’ho incontrato più volte anche presso l’Università Gregoriana, dove colsi sempre la sua disponibilità nell’offrire spiegazioni, confrontandoci su varie questioni. Purtroppo qualche anno fa aveva avuto problemi di salute mentre teneva dei corsi estivi presso l’Università di Puebla, in Messico. Lentamente si era ripreso. Due anni fa la decisione di rimanere presso la residenza degli anziani gesuiti nelle vicinanze di Berlino.
Il primo dicembre 2019 la sua ultima breve email in cui mi aggiornava dell’arrivo presso la residenza dei Gesuiti di Kladow, nei pressi di Berlino, scrivendomi: “Carissimo Antonio, non so se hai una volta un’occasione di venire Berlino. Ti aspetto sempre e saluto te e i tuoi con inclusive benedizioni. Tuo p. Heinrich Pfeiffer.” Un’ultima indimenticabile testimonianza di umiltà e di affetto per me e la mia famiglia, avendo condiviso con lui un percorso non facile – soprattutto nel corso dei primi anni – di divulgazione delle conoscenze del Volto Santo. Nei mesi successivi nessun riscontro alle mie email con cui lo informavo delle principali novità.
Desidero ricordare come nell’estate del 2018 era stato invitato daGiovanni Gazzaneo, responsabile della rivista “Luoghi dell’Infinito”, mensile del quotidiano Avvenire, a scrivere un articolo sul Volto Santo per un numero speciale per il mese di ottobre, in concomitanza con la “Settimana della Bellezza: Il tuo volto io cerco”, che si sarebbe tenuta a Grosseto dal 19 al 28 ottobre, dove sarebbe stata esposta una copia del velo di Manoppello, racchiusa in un reliquiario d’argento del 1902. L’articolo, “Il velo dei segreti: l’enigma di Manoppello”, fu probabilmente il suo ultimo scritto pubblicato, in cui si può leggere un’efficace sintesi del suo lungo percorso di ricerche, con più letture parallele sul piano storico che iniziava affermando che “in un piccolo paese dell’Abruzzo si trova nascosto uno dei più grandi tesori del mondo”, con il richiamo conclusivo, alla visita di Benedetto XVI e ancor più a quanto affermato dal prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Georg Gänswein, in Santo Spirito in Sassia, al termine della processione che il 16 gennaio 2016 rievocò il rito di Omnis Terra: “Si tratta di una copia di quell’antico originale che papa Innocenzo IIII mostrava ai pellegrini e che da quattrocento anni è custodito in Abruzzo, sull’Adriatico, in una zona periferica dell’Italia, da dove oggi per la prima volta è stato riportato nel luogo in cui ebbe inizio il suo culto pubblico.” P. Pfeiffer era tra i concelebranti, insieme a p. Carmine Cucinelli e altri religiosi, tra cui due autorevoli canonici di San Pietro, l’arcivescovo libanese Edmond H. Farhat e il mons. Americo Ciani.La Veronica era riapparsa nella storia della Chiesa, dopo lunghe e travagliate vicende. “Ma ogni ricerca è sempre solo debitrice di una sola cosa: la verità”, scrisse l’indimenticabile p. Pfeiffer.
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TESTO IN INGLESE
THE DEATH OF FR. HEINRICH PFEIFFER
His studies led tothe identification of the Veronica in the Holy Face of Manoppello
Antonio Bini
Heinrich Wilhelm Pfeiffer has died in Berlin. A former professor of Christian art history at the Pontifical Gregorian University in Rome and advisor to the Pontifical Commission for the Cultural Heritage of the Church, under Pope John Paul II, was born in Tübingen in 1939.To him we owe the studies, begun in the nineteen eighties, which led to the identification of the Holy Face of Manoppelloas the Veronica, formerly venerated in St. Peter’s. His research was inspired by the conclusions of SisterBlandina Paschalis Schlömer, who demonstrated how the Holy Face was completely superimposable overthe face of the Shroud. As he once told me, his entire life – professional and religious – was dedicated to ascertaining what might be the prototype for the image of Christ developedin art over thecenturies. In 1986 he published in Italy the book of essays “L’immagine di Cristo nell’arte” (The Image of Christ in Art), Ed. Città Nuova, emphasizing that it was “a truly inexhaustible theme”, and in fact that much remained to be written, beginning the studies that would later interest him. The bookwas later published in Germany and Spain.That same year his first trip to Manoppellotook place. In 1991 a first approach to the study of the Holy Face waspublished in Germany, under the title “DasTurinerGrabtuch und dasCristusbild” (The Shroud of Turin and the Image of Christ), Ed.Knecht, Frankfurt, written with the Germansindonologist (expert on the Shroud)WernerBulst.
His research continued in the following years until it was presented during a crowded press conference at the Foreign Press office in Italy on May 31, 1999, which opened new perspectives to the dissemination of the Holy Face in the world, just prior to Great Jubilee of 2000, which hadamong its objectives also to demonstrate the historical dimension of the figure of Christ.The extraordinary response resulting from the international communication of the news led the Municipality of Manoppello to confer upon the German scholar, on December 8, 1999, the honorary citizenship of the Abruzzo city
In the course of the year 2000 his book“Il Volto Santo di Manoppello” was published, Ed. Carsa, Pescara, with a preface by Cardinal Fiorenzo Angelini, who stated that it was “a publication that decisively contributes to shedding light on the mystery of the Roman Veronica, destination of the “Romei” who in the Middle Ages went on pilgrimage to the tomb of the Prince of the Apostles”. Cardinal Angelini was the founder and president ofthe International Institute forResearch on the Face of Christ (established in Romeon March 25, 1997), which saw Fr. Pfeiffer as a research partner.Cardinal Angelini, at the time the only native born Roman cardinal, explained that he had wanted to follow the urging of John Paul II directed toward favoring studies on the face of Christ.And John Paul II did not fail to take to heart what emerged from those studiesand from his repeated meetings with Cardinal Angelini, so much so as to devote ample space, in the apostolic letter Novo MillennioIneunte, released on January 6, 2001, at the conclusion of the Jubilee, to the theme of the search for and contemplation of the face of Christ as the Church’s mission for the third millennium. This topic was completely absent from the Apostolic Letter TertioMillennioAdveniente, published on November 10, 1994, introducing the upcoming Jubilee.
It was not easy then for Fr. Pfeiffer and even more so for Cardinal Angelini to argue that the Veronica was in Manoppello, first of all because of the long established state of affairs that had led the Vatican to never admit that the legendary image was no longer in Rome, as it had almost certainly disappeared following the Sack of Rome.Apart from the conferences, the debate also took place in the media, in publications. I remember how Msgr. Dario Rezza, a canon of St. Peter’s Basilica and therefore part of that small number of prelates chosen by the pope to be in charge of the custody of the relics of St. Peter, had written, to counter the hypotheses of Fr. Pfeiffer, an article entitled “In St. Peter’s Basilica is kept the most famous relic in the world: the “sudarium of Christ”, published in the monthly 30Giorni n. 3, March 2000, pp. 60-64).In the following May issue no. 5/2000 of the same magazine, Fr. Pfeiffer firmly deniedthis thesis, replying with an article of his own with the significant title: “But the “Veronica” is in Manoppello”.Nothing further regarding the matter appeared in the magazine, although there were subsequent repercussions.Among these I remember how Fr. Germano Di Pietro, then superior of the Shrine of the Holy Face in the early 2000’s received the visit of two canons of St. Peter’s who advised him to avoid references to the Veronica, considering that the Shrine’s magazine had begun to deal with the legendary veil, in the light of new elements that documented the evident transformation ofthe representation of the image during the seventeenth century, first with eyes open and later with them closed.
There was the other front, that of the sindonologists, who certainly did not look kindly upon the rediscovery of another Faceof Christ, with clearer features and visible every day.
The initial annual international conferences (organized by Cardinal Angelini’s Institute) were the context in which the scholar expressed the results of his research to an audience of theologians and scholars from all over the world. I recall the coldness, if not hostility,with which he was received at the III International Congress, held in Rome on October 30 and 31, 1999 at the Lateran University, after the clamor of the press conference five months before,where he argued that theology, based exclusively on the sacred scriptures, was poorly prepared for dialogue with the natural sciences.It was Fr. Pfeiffer himself who invited me. On this occasion he emphasized how the image of the Holy Face and that of the Shroud came from the same tomband therefore had been in contact.The journalist and writer Paul Badde, in a statement released in Germanyfollowing Fr. Pfeiffer’s death, by the German Catholic Agency CNA, entitled “Fr. Heinrich Pfeiffer on the way to the unveiled face of God”,also recalledhow the scholar in the past had been the object of ridicule for having “dared” to affirm that the Veronica had been found in Manoppello and that the Holy Face had been the prototype for the depictions of Christ in art, until the beginning of the sixteenth century.Using plain words, Paul Badde, several years earlier had written in his first book dedicated to the Holy Face, referring to the German Jesuit,”that professor had told me that in the world there was an even more significant image than theShroud. Only a madman could support such a thing and that’s how Father Pfeifer was described to me.”(cf. P. Badde, Das Muschelseidentuch, Auf der Suche nach dem wahrem Antlitz Jesu, ed.Ullstein, Berlin, 2005).
The scenario of those years was well described later also bySaverio Gaeta: “itseemed a challenge of a David against the Goliath of the army of sindonologists, who avoid questions regarding the veil of Manoppello, because it disturbs the supposedlyalready settled acquisitions of knowledge surrounding the burial cloths of Jesus“(S. Gaeta, L’enigma del volto di Gesù, ed. Rizzoli, 2010); the book was an expansion of the first edition, distributed along with the Easter 2005 issue of the most widely read Italian Catholic weekly – “Famiglia Cristiana”-which until then had ignored the topic of the Holy Face).
Also Fr. Carmine Cucinelli, on the occasion of the Memorial service for Fr. Pfeiffer, which took place on December 15, 2021, at the Shrine of Manoppello, in his homily remembered the “ hostility and opposition on the part of many colleagues among the Jesuits and other religious orders in Rome and from other cities, which accompanied Father Pfeiffer until his death and that he suffered patiently, convinced that in this little city in Abruzzo is found the greatest treasure of the world.” All this, continued Fr. Carmine for having affirmed and documented that “the Veronica, true icon, or Sudarium, is the face of Jesus imprinted on the veil at the moment of the resurrection, and that the Shroud, equally imprinted in the tomb of Christ, depicts Christ suffering after his passion.” Stating that “on his gravestone could be written, paraphrasing the words of St. John the Evangelist during his visit to the tomb of Jesus at Easter: ‘He saw and recognized!’”.
The Mass, concelebrated by Fr. Giovanni Ferri, Fr. Marian Michniak, Fr. Carmine, assisted by Br. Crispino Valeri. The music was led by the Handmaids of the Most Precious Blood of Manoppello.
Fr. Pfeiffer was very attached to the Holy Face and therefore to Manoppello, where he returned many times, combining study and veneration of the sacred image, staying even for days, when his commitments allowed him, always a guest of the Capuchins, as well as to participate in the feasts of the Holy Face or to describe the sacred image to cardinals who requested his presence. The last time he took part in the May festivities was in 2018, walking along the procession mixed in among the devotees and pilgrims. He was always welcomed with great friendship and esteem by the religious community of the Capuchins who periodically hosted him in the friary. I remember his collaboration with Fr. Carmine Cucinellli, then rector of the Shrine, together with Sister Blandina, for the preparation of the exhibition inaugurated in Lourdes on September 1, 2011 – entitled “LeImage du Christ a traver le visage de la Vierge”(The Image of Christ through the face of the Virgin), which had been requested bythebishop at that time of the Diocese of Tarbes-Lourdes,after his pilgrimage to Manoppello.
His precious testimony appeared in quite a few issues of the magazine of the Holy Face, as well as in a great many interviews, television appearances in Italy and abroad and in various documentaries. He participated in many conferences. Noted among these was his presence at the “International Workshop on the Scientific Approach to AcheiropoietosImages”, organized by the ENEA Research Center of Frascati on May 4-6, 2010, dedicated to a comparison of the Shroud, the Holy Face and the Tilma of Guadalupe.
In January 2016, in the year of the Extraordinary Jubilee of Mercy, proclaimed by Pope Francis, he had taken part in the solemn re-enactment of the ancient rite of Omnis Terra, instituted by Innocent III in 1208, leading the procession that went from St. Peter with the replica of the Holy Face to the nearby Basilica of Santo Spirito in Sassia. After 808 years there returned to history the Veronica, which the pope used to bring to the poor and sick of the oldest hospital of Europe.
In a statement of November 27, 2021, the archbishop of the diocese Chieti-Vasto, Msgr. Bruno Forte, recalled that “Father Heinrich Pfeiffer S.J. was a witness to Christ through the research, knowledge and teaching of the history of the Church. He made a great contribution to the study of the Holy Face of Manoppello. To him goes my thanks and the gratitude of the Church of Chieti-Vasto”, underlining how studying the Holy Shroud and the Face of Manoppello and initiating important research on this precious relic, “which brought about the recognition of it as the “Roman Veronica”, promoting the pilgrimage of Pope Benedict XVI to the Shrine of the Holy Face on September 1, 2006″.
That visit, which was opposed in Vatican circles, so much so that it was announced only about ten days before the first of September, was an event of extraordinary importance in the history of the Holy Face, of the Shrine and also in the life of Fr. Pfeiffer, who implicitly saw recognized in it the validity of his years of research.The photo that portrays the Jesuit with Benedict XVI reveals the cordiality of that meeting, perhaps even the pleasure and gratitudeon the part of the German pope.The Jesuit will write that many years earlier he had hoped for a visit to Manoppello by John Paul II and that he had even delivered to the then Cardinal Ratzinger a report on the Holy Face.
We recall that visit through his own words published in the magazine of the Holy Face n. 2,December 2006, p. 30 ff.: “It is of enormous and beneficial significance that the current Pope has seen and contemplated at length with his own eyes this image of Christ which was venerated over the centuries as the most important relic of Christianity. Perhaps this precious object would never have been known by the general public if the late Father Domenico da Cese, Capuchin of the friary to whom the Holy Face was entrusted many centuries ago, had not wanted to show it during the National Eucharistic Congress of 1977, held in Pescara. Perhaps a Pope would never have gone to visit the Shrine of Abruzzo, if news of this exhibition had not also reached a cell of a Trappist nun named Blandina Paschalis Schlömer at the convent of Maria Frieden in Dahlem in the Eifel region in Germany and perhaps no scholar would have ever dealt with this extraordinary find if the nun had not sent a package containing her research to the sindonologist Fr. Werner Bulst of the Society of Jesus, and if there had not been present at the time of the arrival of that package the undersigned, confrere of the late great German scholar. With her study contained in that package, the Trappist sister wanted to demonstrate nothing less than the perfect overlap of the two images: the Holy Face of Manoppello, and the head that can be seen on the cloth of the Shroud of Turin. And I too have been able to see the accuracy of her experiments and the irrefutable result. So I made, together with Roman sindonologist friends, the first trip to Manoppello. An extraordinary vision and a new conviction were offered to me at that moment: I had found the Roman Veronica, given up for lost by all scholars. It was a moment of great emotion.”
Some small explanation is necessary to understand the sequence of circumstances briefly recalled by Fr. Pfeiffer, who alluded to an exhibition on the Holy Face that Fr. Domenico da Cese, of the friary of Manoppello, organized in Pescara during the week of September 1977 in which the National Eucharistic Congress took place in the Adriatic city, which saw the last pastoral visit of Pope Paul VI, on September 17, 1977.
Father Domenico organized a small exhibition, in rooms available to the Capuchins, to make up for an oversight by the organizers of the Eucharistic Congress who had completely ignored the Holy Face. Some information about that exhibition arrived in the following months to the journalist and writer Renzo Allegri, a well-known biographer of Padre Pio, who traveled toManoppello the following year, publishing his article on the Holy Face in the Italian weekly publicationGente of September 30,1978, a few days after the death of Fr. Domenico. The same article was translated and published the following month in the German-speaking Swiss Catholic magazine Das ZeichenMariens, which arrived in the German convent where Sr. Blandina had been devoting herself to the Shroud of Turin. She began tostudy it also in relation to that Holy Face of which she previously had been unaware.. Another fortuitous circumstance was the presence of Fr. Pfeiffer in Germany, in the study of the Jesuit Werner Bulst (1913-1995), then considered the most authoritative German sindonologist.
On that occasion the elderly Fr. Bulst gaveto Fr. Pfeiffer the documentation sent by the nun, telling him “You are (working) in Rome, and therefore you can take care of it”.AndFr. Pfeiffer gave years of study and research to understand the mysterious image and to bring it back into the history of Christianity.
Studying the Holy Face, the German Jesuit became aware of the figure of Fr. Domenico da Cese. The capuchin himself, endowed with supernatural powers, according to many testimonies, had arrived empirically, in the early seventies, to the same conclusions as Fr. Pfeiffer, asserting the thesis that the cloth of the Shroud and that of the Holy Face came from the tomb of Jesus. Fr. Domenico wrote his reflections not in essays and magazines but on simple holy cards that he distributed to promote the knowledge and veneration of the Holy Face. Fr. Pfeiffer also knew about the relationship between Fr. Domenico and Padre Pio, as I could tell from several conversations I had with him over the years, during which he was led to reflect upon the fate of the Capuchin, who died in Turin, where he had gone for the exposition of the Shroud. Pfeiffer reported on some occasions, to people close to him, that he had noticed a friar, of powerful build, among the crowd visiting the Shroud in the Cathedral of Turin on September 12, 1978, where the scholar was to participate in a conference on the Shroud. On the evening of that same day, Fr. Domenico was hit by a car, dying five days later in the hospital, due to the serious injuries he suffered. Years later, Fr. Pfeiffer would recognize that friar while studying the Holy Face in Manoppello. With regard to Fr. Domenico, the Congregation for the Causes of Saints granted a nihil Obstat to the process of beatification (2015), which has yet to be opened, despite the generous work of gathering testimonies undertaken by Brother Vincenzo d’Elpidio, now deceased, who was his friend and for many years the guide for thousands of devotees and spiritual children of Fr. Domenico.
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“Manoppello mourns Father Pfeiffer,” headlined Il Centro, the most widespread regional newspaper in Abruzzo, in an article by Walter Teti, who had also had the opportunity to know him personally, to present the reactions to the news of the death of the German Jesuit, recalling the long relationship between the German scholar and the town of Abruzzo. A feeling of gratitude of which the mayor himself, Giorgio De Luca, had expressed, who announced the desire to dedicate a street to him, possibly, right on the hill of the Capuchinsto which Fr. Pfeiffer had certainly shown the way to millions of people. Fr. Pfeiffer himself, would have liked to remain buried foreverin Manoppello.A desire that was also confirmed by Sister Blandina.
Known, respected and loved by all, as can also be seen from the messages that appeared on the Facebook page of the Shrine and on other pages, starting with that of his historic University, which in a message of condolence underlined how Fr. Pfeiffer “has enriched the Pontifical Gregorian University with his academic dedication and his passion for Christian art for over 40 years ..”Recalling how “famous (are) his studies on the Sistine Chapel and on the Holy Face of Manoppello” concluding with the hope: “may he contemplate the Infinite Beauty”.
He was a person very dear to me. I had met him in December 1998 on the occasion of a conference on the Holy Face that was held in the hall of the Casa del Pellegrino – to which I had been invited, being the managing director, at that time, of tourism in Abruzzo and heading up a project for the development of tourism during the Great Jubilee of the Year 2000. In front of a scarce audience he showed and described many slides, as were used back then, explaining the Holy Face and its history through the oldest images of Jesus, even before the Veronica (vera – ikon) arrived in Rome. From then on we frequently met together through the years. I also met him several times at the Gregorian University, where I always saw his willingness to offer explanations, discussing together various matters.
Unfortunately, a few years ago he suffered some health problems while teaching summer courses at the University of Puebla, Mexico. Slowly he had recovered. Two years ago came the decision for him to stay at the residence for elderly Jesuits near Berlin.
On the first of December 2019 I received his last short emailin which he updated me about his arrival at the Jesuit residence in Kladow, near Berlin, writing to me: “Dear Antonio, I don’t know if you might sometime have a chance to come to Berlin. I always look forward to seeing you and greet you and yours with inclusive blessings. Your Fr. Heinrich Pfeiffer.” A last unforgettable testimony of humility and affection for me and my family, havingshared with him a not easy path – especially during the first years – of dissemination of the knowledge of the Holy Face. In the following months no reply came to my emails with which I had informed him of thelatest important happenings.
I would like to recall how in the summer of 2018 he was invited by GiovanniGazzaneo, editor of “Luoghi dell’Infinito”,monthly magazine of the newspaper Avvenire, to write an article on the Holy Face for a special issue for the month of October, in conjunction with the “Week of Beauty: Your face I seek”, which would be held in Grosseto from October 19 to 28, where a copy ofManoppello’s veil would be exhibited, enclosed in a silver reliquary dating from 1902.The article, “The veil of secrets: the enigma of Manoppello”, was probably his last published writing, in which one can read an effective synthesis of his long path of research, with several parallel readingson the historical level that began by stating that “in a small town in Abruzzo one of the greatest treasures in the world is hidden”, with the concluding reference, to the visit of Benedict XVI and, as well, to what was stated by the Prefect of the Papal Household, Archbishop Georg Gänswein,in the church of Santo Spirito in Sassia, at the end of the procession that on January 16, 2016 recalled the rite of Omnis Terra: “ It is a copy of that ancient original that Pope Innocent IIII showed to pilgrims and that for four hundred years has been kept in Abruzzo, on the Adriatic, in a peripheral area of Italy, from where today for the first time it has been brought back to the place where its public worship began.” Fr. Pfeiffer was among the concelebrants, along with Fr. Carmine Cucinelli and other religious, including two authoritative canons of St. Peter’s, the Lebanese archbishop Edmond H. Farhat and Msgr. AmericoCiani.
Veronica had reappeared in the history of the Church, after a long and troubled series of events. “But all research is always only a debtor to one thing only: the truth,” wrote the unforgettable Fr. Pfeiffer. (Translation by Ray Frost)
Antonio BINI
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