Workshop sull’Inserimento professionale degli atleti nel post-carriera
Roma, 15 dicembre 2021 – Essere Atleti significa dedicare tutto il proprio tempo all’attività sportiva. Troppo spesso però ci si dimentica che c’è anche un dopo: cosa succede al termine di una carriera sportiva? Cosa si innesca nella testa degli atleti quando le luci della ribalta si spengono e non serve più allenarsi perché non c’è più un titolo da conquistare? Ma soprattutto, cosa si può fare per educarli al risparmio ed evitare al contempo di disperdere il loro patrimonio umano e professionale? A tutte queste domande intende rispondere il workshop ‘PASSION & VICTORY – Inserimento professionale degli atleti nel post carriera’, andato in scena oggi presso la Sala ‘Marinozzi’ dell’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico’ e organizzato dall’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia (ANAOAI).
Il Workshop, organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico e con Intesa Sanpaolo, è la messa a terra di un concorso vinto da ANAOAI e indetto dalla World Olympians Association, l’Associazione sportiva internazionale che riunisce gli Olimpici di tutto il mondo allo scopo di promuovere e rafforzare gli ideali del Movimento Olimpico, ed è nato proprio dalla volontà di capire aspetti e criticità dell’inserimento degli atleti nel post-carriera.
Un focus approfondito sul dopo carriera e sull’introduzione degli atleti nel mondo del lavoro, che analizzerà nel concreto tutti gli aspetti che coinvolgono il passaggio dallo sport a una carriera lavorativa: da quelli psicologici a quello sull’educazione finanziaria, considerate le difficoltà che negli anni aumentano per via di carriere sportive sempre più lunghe nel tempo. Ad introdurre i lavori, è stato il Pro-Rettore Vicario dell’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico’ Prof. Fabio Pigozzi: “La questione dell’inserimento post carriera dell’atleta di alto livello è sempre più sentito dalle Università italiane – ha spiegato Pigozzi – Il principio della dual career è assicurare una formazione di alto livello per chi è impegnato nelle attività sportive. Il diritto allo studio è un diritto fondamentale del quale nessuno può essere privato”. La Segretaria Generale di ANAOAI, Giada Michetti, ha raccontato di come è nata l’idea del workshop: “Ci siamo domandati come si poteva facilitare l’ingresso degli atleti nell’attività agonistica. Come far capire ad un atleta quale è la sua strada? Il post carriera è un trauma per tutti, finisce un capitolo della vita. L’ambizione dell’ANAOAI è farli diventare dei modelli, degli esempi di vita, inserendoli nelle aziende”. Nell’ambito del progetto, la prima fase sarà quella di sottoporre un questionario agli atleti, come spiegato dalla Consigliera di ANAOAI Fiona May: “La cosa importante è cosa vogliono gli atleti. Un progetto specifico. Quando è finita la carriera non sei più conosciuto, la tua vita è totalmente cambiata. Spero che questo progetto funzioni, abbiamo la WOA dietro di noi, non solo per il post-caeriera ma anche per il durante”.
In collegamento, il Presidente della WOA, Joël Bouzou, ha mostrato apprezzamento per ANAOAI, braccio nazionale della WOA: “E’ molto importante questo progetto, pensiamo che ci sia bisogno di collaborazione sul post carriera a lungo termine, questo è possibile oggi. Con il nuovo data base abbiamo più conoscenza di dati scientifici anche sul post-carriera e siamo arrivati alle prime conclusioni. Ringrazio ANAOAI per questo importante progetto. Vi auguriamo il meglio, quello che fate è molto importante”.
Mentre in collegamento da Losanna, il pluricampione olimpico del Tiro a Segno Niccolò Campriani, ingegnere meccanico con master a Sheffield in Ingegneria applicata allo Sport e attualmente Senior Sport Intelligence Manager del CIO, ha posto alcune domande: “Per me è arrivato il momento di avere una chiara valutazione dei dati, vorrei capire quale è l’obiettivo e quale l’asticella: quanti erano gli atleti laureati a Tokyo? Chi è al passo con gli esami? Dopo una carriera finita, come sta un atleta, come se la sta cavando? Spetta al Coni o a una federazione fare queste domande agli atleti? Con il Coni ho sempre trovato una porta aperta nel parlare di queste tematiche, poi bisogna passare dai protocolli di intesa a dati concreti”.
Chiamata in causa, la Vice Presidente Vicaria del Comitato Olimpico Nazionale Italiano Silvia Salis ha dichiarato: “Dobbiamo evitare che gli atleti che studiano si isolino. È importante che le federazioni sportive inseriscano uno spazio dove inserire per gli atleti il proprio curriculum, mettendoli in contatto con gli sponsor e anche con le aziende che lavorano con le federazioni”.
Mentre Antonio La Torre, Direttore Tecnico della FIDAL nonché Presidente del Comitato Sportivo dell’Università Statale di Milano, ha osservato: “Non ci sono i numeri che Niccolò ha chiesto, bisogna cominciare a fare rete con Coni, Università e Federazioni. I più giovani finalisti a Tokyo sono tutti laureati, Tortu studia sul serio, Battocletti laureata a 23 anni, Sibilio ha discusso la tesi quando eravamo in trasferta in Coppa Europa. Ma il posto fisso di Checco Zalone ce lo dobbiamo dimenticare come mentalità, usciamo dal quasi-assistenzialismo. Dobbiamo rispondere alle domande di Niccolò e darci una tabella di marcia con le istituzioni. Tra Coni e Sport e Salute, perché non costruire ponti? Un ponte reale è la cultura, il destino di queste persone, migliaia di sconosciuti che fanno sacrifici per raggiungere un traguardo”.
Anche perché, da diversi studi di settore emerge che sono sempre di più le aziende che cercano nuovi profili professionali che abbiano le skills del campione. Ne ha parlato l’ex atleta Paolo Revelli, attuale Manager Director di Morgan Stanley: “La carriera si è allungata, oggi alcuni arrivano fino a 40 anni. Cosa si può fare? Credo che molto dipenda dalla persona stessa. Non è semplice fare la vita dello sportivo e studiare in parallelo ma bisogna riuscirci, nonostante i grandi sacrifici. E bisogna perseverare”. E la ex campionessa paralimpica nonché attuale responsabile del dipartimento Sport, Disabilità e Pari Opportunità di Forza Italia, On. Giusy Versace: “Nel mondo lavorativo non basta solo studiare e prendersi una laurea. Certo, la cultura è l’arma più potente, per combattere ogni tipo di discriminazione. E la curiosità aiuta a migliorarsi. Vanno abbinate le cose. I gruppi sportivi militari hanno un grande ruolo, sono fondamentali anche per gli atleti paralimpici, grazie a una legge che porta anche la mia firma. Ma dal punto di vista culturale c’è molto da fare ed essere stati grandi campioni non significa avere capacità per coprire ruoli dirigenziali di un certo tipo. Ci sono tanti ragazzi che studiano e si impegnano e chiedono solo un’opportunità”.
A sostegno delle analisi scientifiche, la Psicologa dello Sport Francesca Vitali e il Direttore e Curatore del ‘Museo del Risparmio’ Giovanna Paladino. “Il ritiro – ha rilevato Vitali – è la transizione per antonomasia, quando un atleta si ritira perde un’identità, il lavoro serve a costituirgli una nuova identità. Il tema della doppia carriera è un tema anche di politiche europee, esistono dal 2012 linee guida europee che invoca ai Paesi membri di aggiornarle. L’Europa stima che ci siano all’anno 120 mila talenti ex atleti di alto livello che vengono lasciati dal mondo del lavoro. Invece, l’82% dei CEO di aziende quotate in borsa di Canada e Usa a novembre 2019 erano ex atleti”. Particolare interesse è stato dedicato all’educazione finanziaria. Dai dati forniti da Giovanna Paladino, Direttore e Curatore del ‘Museo del Risparmio’, emerge che in Italia, gli sportivi professionisti sono circa 8.100 (dati 2020) di cui 7.470 nel calcio. Il reddito annuo lordo dei professionisti si attesta nel calcio per il 67% sotto i 100 mila euro, mentre per il 32,5% sopra i 100 mila euro, di cui il 10% (solo l’1,4% negli altri sport) sopra i 700 mila euro. In Serie A, i salari dei giocatori possono ammontare a diversi milioni di euro e qualsiasi perdita di patrimonio a certe cifre diventa consistente, spesso dovuta a poca esperienza e scarsa alfabetizzazione finanziaria: “Diversi calciatori hanno fatto investimenti sbagliati, oppure sono stati vittime di truffe”, sottolinea Paladino. Per far fronte a queste problematiche, Museo del Risparmio ha ideato “Fai Meta!! Cura il tuo denaro”, un corso multimediale interattivo online con gruppi di atleti volto a fornire gli strumenti necessari valutare in modo appropriato i pro e contro delle proprie decisioni economiche durante l’arco temporale di una vita. Tra gli argomenti trattati: aspetti psicologici collegati alla finanza, tasso di interesse, inflazione, il tempo e il valore del denaro, relazione tra rischio e rendimento, la gestione del rischio, la diversificazione, budgeting, pianificazione finanziaria, i servizi bancari (conto corrente, credito, debito), le assicurazioni. Per le ragazze una sessione sarà dedicata alla costruzione e al mantenimento della loro indipendenza finanziaria.
In conclusione, la Presidente dell’ANAOAI, Novella Calligaris, ha precisato: “Questo è un punto di partenza – ha spiegato Calligaris – affinché tutti gli atleti che hanno portato la nostra bandiera in giro per il mondo abbiano il diritto di mettere a servizio delle aziende le loro esperienze. Sull’educazione finanziaria dovremmo tutti iscriverci, anche se fuori corso. L’importante è saper nuotare tanti mari, uno di questi è quello finanziario. Abbiamo fatto una fotografia della situazione, ora ci dobbiamo mettere a lavorare attraverso il questionario sviluppato da Fiona May e distribuirlo tra gli atleti in modo da avere chiara una situazione su quelle che sono le difficoltà che loro temono nel loro inserimento nel mondo del lavoro. Parlando con Silvia Salis ho detto di fare un passo più grande: ho chiesto al direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti di vederci, in modo da creare idealmente un punto di incontro. La rete di WOA, di cui siamo braccio nazionale, può dare un’opportunità in più per valorizzare i talenti che si disperdono. Invito anche tutte le università affinché gli atleti non siano solo marketing e bandiere ma si creino reali opportunità per loro. Credo che il Coni ci darà una mano per assistere questi talenti. L’idea è quella di creare una rete a favore degli atleti”.
DI SEGUITO, GLI INTERVENTI INTEGRALI DEI RELATORI
FABIO PIGOZZI: “La questione dell’inserimento post carriera dell’atleta di alto livello è sempre più sentito dalle Università italiane. Il principio della dual career è assicurare una formazione di alto livello per chi è impegnato nelle attività sportive. Il diritto allo studio è un diritto fondamentale del quale nessuno può essere privato. Anche a livello europeo ci sono tante iniziative a riguardo, che poi si traducono per un ateneo nel mettere in piedi iniziative come part-time degli atleti e flessibilità degli orari. Chi era atleta tanti anni fa era fortemente penalizzato, non c’era la possibilità di fare un esame all’infuori delle date di appello. È evidente che sentiamo molto questo tema e questo sentire si è tradotto in fatti. La nostra laurea di primo livello ha organizzato un curricula per attività di alto livello, può essere frequentata anche da coloro i quali hanno un quarto livello tecnico. La parte formativa è anche un aspetto, ma è importante declinare da tutte le angolazioni il job placement di post-carriera”.
GIADA MICHETTI: “Dopo una segnalazione di Niccolò Campriani, un altro mito, avevo indicato che la WOA aveva avviato una ricerca per contenuti per progetti internazionali. Il nostro focus è stato particolarmente apprezzato dal nostro Consiglio Nazionale e da Fiona May. Sono uscite delle linea guida per i NOA, le Associazioni Nazionali Olimpiche, che sono 96 sparse in tutto il mondo. Una piccola soddisfazione per noi l’aver raccolto una leadership del genere a livello internazionale. Sappiamo che l’atleta ha una capacità speciale di utilizzare le proprie capacità acquisite dallo sport, la più grande rete sociale del paese. Disciplina, valori, eccellenza, obiettivo, lealtà, costanza, lavoro di squadra, pazienza, e capacità di accettare la sconfitta. Sono tutte cose che nella vita servono, anche nella vita professionale. Ci siamo solo domandati come si poteva facilitare l’ingresso degli atleti nell’attività agonistica. Come far capire ad un atleta quale è la sua strada. Il post carriera è un trauma per tutti, finisce un capitolo della vita. Si è sempre troppo giovani per prendere la decisione di smettere. Ce lo racconta Ibrahimovic, che in questi giorni ha ammesso la sua paura di smettere di giocare. È un punto di partenza per individuare percorsi virtuosi verso una carriera lavorativa. L’ambizione della ANAOAI è farli diventare dei modelli, degli esempi di vita, inserendoli nelle aziende. Questo dovrebbe essere il nostro compito, ora la messa a terra”.
FIONA MAY: “Ho fatto un questionario, le cose importanti è cosa vogliono gli atleti. Un progetto specifico. Sono nata in Inghilterra, ho iniziato a fare atletica a 12 anni e a 14 anni già in squadre juniores, ma ho avuto difficoltà a studiare, la scuola non mi ha aiutato tanto a fare l’atletica. A causa di questo, a 16 anni sono stata bocciata, una sconfitta per la mia famiglia. Avevo talento nell’atletica ma non a scuola, è stata la prima lezione per me. Poi mi sono laureata in Economia e Commercio, ho imparato che potevo coniugare entrambe le cose, ma con difficoltà. Ho fatto la mia vita di professionista di salto in lungo ma è arrivato un momento in cui ho dovuto prendere una scelta di cosa fare dopo. La maggior parte degli atleti non hanno la fortuna di avere una famiglia accanto come l’ho avuta io. Ho sfruttato la laurea e sono riuscita poi ad entrare in un Cda di una grande azienda internazionale. Quando ho finito e ho cercato lavoro è stato difficilissimo. Ho fatto un sondaggio con 200 atleti che psicologicamente trovavano davvero grandi difficoltà. Quando finita la carriera non sei più conosciuto, la tua vita è totalmente cambiata. Spero che questo progetto funzioni, abbiamo WOA dietro di noi, non solo per il post-carriera ma anche per il durante”.
JOEL BOUZOU: “E’ molto importante questo progetto, pensiamo che c’è bisogno di collaborazione sul post-carriera a lungo termine, questo è possibile oggi con il nuovo database per la conoscenza di dati scientifici. siamo arrivati alle prime conclusioni. Stiamo usando questo gruppo di olimpici sul lavoro, diamo il massimo supporto e contiamo di avere migliori informazioni. Sugli atleti italiani, ringrazio ANAOAI per questo importante progetto. Vi auguriamo il meglio, quello che fate è molto importante”.
NICCOLO’ CAMPRIANI: “E’ importante non ignorare quella parola, ‘smettere’. Avere il coraggio di una realtà, che la fine di una carriera sportiva c’è, il problema non è se ti vai schiantare o meno, ma se hai l’airbag. Ma è molto, molto difficile. Sono stato per 16 anni in nazionale di Tiro a Segno, gli ultimi 3 anni quando sono passato professionista erano dieci ore al giorno di allenamento. E lì mi sono reso conto che la mia passione era diventata un’ossessione, poi a Rio è successo quello che è successo. A Rio diciamo che ho perso un po’ meno degli altri, anche se non ero nemmeno la metà del tiratore di Londra 2012. La funzionalità delle due carriere è la cosa più importante, io sono stato un atleta che sapeva chi era. Soprattutto prima di quell’ultimo tiro in carriera. E non è un caso che il mio successore a Tokyo sia uno studente atleta americano. Andare oltre la compatibilità, il concetto della funzionalità. Poi ho preso la mia laurea in ingegneria meccanica negli States, poi ingegneria applicata allo sport a Sheffield, ho lavorato in Ferrari. Quando sono uscito dal mio mondo sportivo, un tre volte campione olimpico con tre titoli di studio e a 28 anni, ho preso delle ‘rimbalzate’. Sta agli atleti dimostrare di valere molto di più. Sono entrato nel 2017 al CIO, prima di lasciare sono stati 4 anni durissimi, e sarò per sempre grato a chi mi è stato vicino. Per me è arrivato il momento di avere una chiara valutazione dei dati, vorrei capire quale è l’obiettivo e l’asticella: quanti erano gli atleti laureati a Tokyo? Chi è al passo con gli esami? Dopo una carriera finita, come sta un atleta, come se la sta cavando? Spetta al CONI o a una Federazione fare queste domande agli atleti? Con il CONI ho sempre trovato una porta aperta nel parlare di queste tematiche, poi bisogna passare dai protocolli di intesa a dati concreti. Per sapere tra un anno se siamo migliorati, peggiorati, o rimasti stabili. La spedizione olimpica italiana a Tokyo è andata benissimo, dopodiché penso anche a questi ragazzi. Se vogliamo fare del mondo un posto migliore, facciamo degli atleti persone migliori attraverso lo sport. A me lo sport ha dato tanto, ma l’essere stato studente-atleta ancora di più”.
SILVIA SALIS: “E’ importante avere la volontà di impegnarsi in un’altra cosa che non sia lo sport, unito all’attività di alto livello, ha valore. Aver fatto solo le Olimpiadi non basta per il mondo del lavoro. Funziona fare questo e prepararsi in parallelo per il mondo del lavoro. Gli altri non hanno aspettato te che ha vinto, nel migliore dei casi, le Olimpiadi. Ci sono degli input che vanno corretti. Anche il mondo dello sport deve insegnare agli atleti che i propri risultati vanno sviluppati creando valore. Produrre valore nel mondo del lavoro, da atleti di alto livello, è qualcosa riservato a pochissimi. I numeri sono drammatici. Lo sport continua a sfruttare i nomi che sono altisonanti, loro da un lato si sentono considerati e inclusi ma dall’altro si siedono anche su questa comodità guadagnata dal sacrificio. Il valore dei risultati sportivi diminuisce nel tempo, la parabola è destinata in basso. Dobbiamo sensibilizzare gli atleti a studiare e crearsi una carriera parallela da quando sono giovani. Io ho finito l’università anche tardi, ma avevo collegato tutta una serie di interessi. Spesso mi dico che la mia fortuna è non essere stata un’atleta molto forte. Dobbiamo evitare che gli atleti che studiano si isolino. Il problema però è che non si laureano, non aprono gli orizzonti. Non è scontato che le aziende ti includano a lavorare da loro solo perché hai fatto una carriera sportiva. Parliamo di ex campioni che all’improvviso non hanno più uno stipendio e neanche un ruolo nella società. Nel calcio, ci sono migliaia di giocatori che guadagnano 5 mila euro al mese e appena finito restano a zero. Ho avuto un’idea che avevo proposto in consiglio Fidal. È importante che le federazioni sportive inseriscano uno spazio dove inserire per gli atleti il proprio curriculum, mettendoli in contatto con gli sponsor e anche con le aziende che lavorano con le federazioni”.
PAOLO REVELLI: “L’attività sportiva credo che possa continuare a valorizzare tante qualità., Le difficoltà ci sono dappertutto. Nella mia esperienza principale un impatto fondamentale per me è stata la famiglia e il nuoto. Andai alla Coppa del Mondo a Tokyo e lì conobbi l’allenatore di Berkeley e mi offrì una borsa di studio, e fu una cosa molto interessante. All’epoca non parlavo neanche inglese. Cercare un lavoro non è facile, oggi ancora di più. La carriera si è allungata, a i miei tempi a 25 anni si finiva, oggi alcuni arrivano fino a 40 anni. Cosa si può fare? Credo che molto dipenda dalla persona stessa. Non è semplice fare la vita dello sportivo e studiare in parallelo ma bisogna riuscirci, nonostante i grandi sacrifici. E bisogna perseverare, io mandai centinaia di domande di assunzione. Una possibilità potrebbe essere quella di gareggiare per le proprie università in modo che si possa avere più visibilità per le aziende che si rivolgono agli atenei. È fondamentale anche la gestione del tempo, uno sforzo da giocolieri per sopravvivere in una sorta di regime militare. Come aiutare gli atleti? In America, le università cercano i loro ex studenti. Inoltre vi sono siti che mettono in contatto datori di lavoro con ex atleti”.
GIUSY VERSACE: “Grazie per accendere una luce su un tema così ancora sottovalutato. Serve agevolare e tutelare anche il diritto di fare sport, perché conosco tanti che hanno dovuto smettere perché non avevano la possibilità di pagarsi l’affitto a fine mese.Non è solo la capacità di sacrificio e leadership, aumenta anche la fiducia in se stessi, il rispetto delle regole e degli avversari, che non sono nemici da distruggere. Sicuramente questo insegna a vivere e a lavorare per obiettivi. Questo è ciò che poi alla fine ti salva. A volte le cadute ti aiutano a porti nuovi obiettivi. Bisogna anche dirci, che le donne in ruoli dirigenziali fanno ancora più fatica e nello sport ancora di più. Si fa ancora più fatica per una questione culturale, nel mondo lavorativo non basta solo studiare e prendersi solo una laurea. Certo, la cultura è l’arma più potente, per combattere ogni tipo di discriminazione. E la curiosità aiuta a migliorarsi. Vanno abbinate le cose. I gruppi sportivi militari hanno un grande ruolo, sono fondamentali. Ti danno quella serenità che a fine mese qualcuno lo stipendio te lo da e le tutele te le garantisce. Io ho dedicato 8 anni di attività agonistica piena per arrivare alle Paralimpiadi. Ho perso le gambe in età adulta, a 28 anni, mi sono potuta permettere il lusso. Ho fatto una grande battaglia che inglobino i paralimpici nei gruppi militari. Non mi interessa che si chiami Legge Versace. Tutto il sacrificio che c’è dietro la medaglia, sotto il punto di vista culturale c’è molto da fare. Un’accelerata è necessaria, non tutti hanno le skills, essere stati grandi campioni non significa avere capacità per coprire ruoli dirigenziali di un certo tipo. Ci sono tanti ragazzi che studiano e si impegnano e chiedono solo un’opportunità”.
ANTONIO LA TORRE: “Il mio mestiere è fare il docente Universitario e da qualche anno anche dt dell’atletica. Per me è un vantaggio, perché io dopodomani riprendo ossigeno con gli studenti. Non ci sono i numeri che Niccolò ha chiesto, bisogna cominciare a fare rete con Coni, università e federazioni. I più giovani finalisti a Tokyo sono tutti laureati, Tortu studia sul serio, Battocletti laureata a 23 anni, Sibilio ha discusso la tesi quando eravamo in trasferta in Coppa Europa. Ma il posto fisso di Checco Zalone ce lo dobbiamo dimenticare come mentalità, usciamo dal quasi-assistenzialismo. Che diritti hai anche se sei stato grande campione, rispetto alle altre persone. Ma non dobbiamo sprecare una grande occasione. Quest’estate c’è stato un riconoscimento del valore reale e può avere lo sport. Ma questo non ti stende il tappeto rosso finita la carriera, bisogna che si cominci dal Coni alle federazioni, e alla scuola, a lavorare su quelle skills. Le università italiane stanno facendo passi avanti ma non sono ancora come quelle americane. Non è una protesta, ma ancora oggi l’assunto che lo sport è cultura fatica ancora un po’ a trovare spazio nell’organizzazione scolastica in Italia. Da qui dobbiamo rispondere alle domande di Niccolò Campriani e darci una tabella di marcia con le istituzioni. Tra Coni e Sport e Salute, perché non costruire ponti? Un ponte reale è la cultura, il destino di queste persone, migliaia di sconosciuti che fanno sacrifici per raggiungere un traguardo. Oggi a 45 anni fatichi a trovare un lavoro”.
FRANCESCA VITALI: “quest’anno a Verona abbiamo 80 studenti-atleti e 20 per tutorship. Il ritiro è la transizione per antonomasia, quando un atleta si ritira perde un’identità, il lavoro serve a costituirgli una nuova identità. Ci sono studi che dicono che in generale tutti i percorsi di studio, uno studio su bambini e bambine di 11 e 12 anni considerate già talenti, e dicono che la loro carriera sarà più difficile e più aspra. Il mondo dello sport che è esclusivo, può essere supportato a diventare più inclusivo. Il tema della doppia carriera è un tema anche di politiche europee, esistono dal 2012 linee guida europee che invoca i parsi membri ad aggiornarle. Tra gli sportivi più virtuosi ci sono i rugbisti, con il numero più alto di atleti élite con laurea e diplomi. Anche gli psicologi dello sport sono dual-career support provider. Conta anche la salute mentale, nel mentre e post-carriera, lo abbiamo visto con Simone Biles a Tokyo. Ci sono tantissimi atleti che hanno disturbi psicologici, del sonno, alimentari, alcuni soffrono di passione ossessiva. Un atleta su cinque ha un problema clinico, ma non c’è uno studio italiano al riguardo. Abbiamo vinto con il Coni un progetto europeo, che mette insieme dual-career e mental health. I limiti di tempo e la capacità di gestire il tempo fa la differenza, ma quando si transita nella fase di ritiro dallo sport c’è una perdita di fiducia nelle proprie capacità nel sapere gestire tutto ciò che occorre. L’Europa stima che ci siano all’anno 120 mila talenti ex atleti di alto livello che vengono lasciati dal mondo del lavoro. Mentre l’82% dei CEO di aziende quotate in borsa Canada e Usa a novembre 2019 erano ex atleti”.
GIOVANNA PALADINO. Particolare interesse è stato dedicato all’educazione finanziaria. Dai dati forniti da Giovanna Paladino, Direttore e Curatore del ‘Museo del Risparmio’, emerge che in Italia, gli sportivi professionisti sono circa 8.100 (dati 2020) di cui 7.470 nel calcio. Il reddito annuo lordo dei professionisti si attesta nel calcio per il 67% sotto i 100 mila euro, mentre per il 32,5% sopra i 100 mila euro, di cui il 10% (solo l’1,4% negli altri sport) sopra i 700 mila euro. In Serie A, i salari dei giocatori possono ammontare a diversi milioni di euro e qualsiasi perdita di patrimonio a certe cifre diventa consistente, spesso dovuta a poca esperienza e scarsa alfabetizzazione finanziaria: “Diversi calciatori hanno fatto investimenti sbagliati, oppure sono stati vittime di truffe”, sottolinea Paladino. Per far fronte a queste problematiche, Museo del Risparmio ha ideato “Fai Meta!! Cura il tuo denaro”, un corso multimediale interattivo online con gruppi di atleti volto a fornire gli strumenti necessari valutare in modo appropriato i pro e contro delle proprie decisioni economiche durante l’arco temporale di una vita. Tra gli argomenti trattati: aspetti psicologici collegati alla finanza, tasso di interesse, inflazione, il tempo e il valore del denaro, relazione tra rischio e rendimento, la gestione del rischio, la diversificazione, budgeting, pianificazione finanziaria, i servizi bancari (conto corrente, credito, debito), le assicurazioni. Per le ragazze una sessione sarà dedicata alla costruzione e al mantenimento della loro indipendenza finanziaria.
NOVELLA CALLIGARIS: “Questo è stato un momento di inizio. Sull’educazione finanziaria dovremmo tutti iscriverci, anche se fuori corso. L’importante è saper nuotare tanti mari, uno di questi è quello finanziario. Abbiamo fatto una fotografia della situazione, ora ci dobbiamo mettere a lavorare attraverso il questionario sviluppato da Fiona May e distribuirlo tra gli atleti in modo da avere chiara una situazione su quelle che sono le difficoltà che loro temono nel loro inserimento nel mondo del lavoro. Parlando con Silvia Salis ho detto di fare un passo più grande: ho chiesto al direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti di vederci, in modo da creare idealmente un punto di incontro. La WOA ha fornito una mail a chiunque ha partecipato ai Giochi olimpici per metterle in contatto tra di loro. La rete di WOA, di cui siamo braccio nazionale, possa dare un’opportunità in più per valorizzare i talenti che si disperdono. Invito anche tutte le università affinché gli atleti non siano solo marketing e bandiere ma si creino reali opportunità per loro”. Il problema vero è quello del ritiro, come ha rilevato Francesca Vitali, perché in quel momento ci si sente spaesati e ci si domanda cosa si potrà fare in futuro una volta smesso. Credo che il Coni ci darà una mano per assistere questi talenti. L’idea è quella di creare una rete a favore degli atleti”.
ANAOAI (Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia)
LA NOSTRA STORIA: L’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia è un’associazione apolitica e apartitica che riunisce gli atleti e le atlete, dai teenager ai senior, che abbiano indossato almeno una volta la maglia azzurra gareggiando nelle rappresentative nazionali delle discipline sportive riconosciute dal CONI. Rappresenta in ambito italiano la WOA, l’Associazione Internazionale che riunisce gli olimpici di tutto il mondo, coinvolge 45 Federazioni Sportive Nazionali, 19 Discipline Sportive Associate e 58 Sezioni sul Territorio Nazionale, per un totale di 3000 tesserati.
L’Associazione Nazionale Atleti Azzurri d’Italia (ANAAI) è stata costituita nel 1948 da un gruppo di 18 atleti quasi tutti reduci dai Giochi di Londra. Nel 1977 il CONI ha riconosciuto l’ANAAI “Associazione Benemerita di interesse sportivo” per l’attività di natura culturale realizzata per diffondere e promuovere lo sport, i suoi ideali, i suoi valori. Nel 2006 il CONI ha richiesto il cambio della denominazione in Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia (ANAOAI). Questa nuova denominazione è per noi un “valore aggiunto”, un riconoscimento internazionale con l’ingresso nella World Olympians Associations (WOA). Dal 13 marzo 2021, Presidente dell’ANAOAI è Novella Calligaris, attuale giornalista RAI e prima fra gli atleti italiani a vincere una medaglia olimpica nel nuoto e a stabilire un primato mondiale, negli 800 m stile libero. Poco dopo la sua elezione, la WOA ha assegnato all’ANAOAI il Workshop PASSION & VICTORY. Tra i Progetti che hanno caratterizzato il nuovo corso, Anni d’Argento tinti d’Azzurro rivolto alla promozione dell’attività fisica nella terza età, il Museo della Maglia Azzurra e Sportiamo, che prevede la realizzazione di un servizio online per l’orientamento sportivo di facile utilizzo e integrato all’interno del sito di Sport e Salute.
WOA (World Olympians Association)
La World Olympians Association è l’Associazione Sportiva Internazionale che riunisce gli atleti Olimpici di tutto il mondo allo scopo di promuovere e rafforzare gli ideali del Movimento Olimpico. Raggruppa 96 Associazioni Nazionali Olimpiche (NOA) sparse in tutti e cinque i continenti, organizza eventi per gli olimpionici e gestisce progetti che aiutano le loro comunità locali. Progetti basati sugli ideali olimpici fissati da Pierre de Coubertin. La WOA è a supporto delle Associazioni Nazionali per aiutare i loro membri olimpici e diffondere lo spirito dell’Olimpismo nel loro Paese. Il fondo di sviluppo NOA lanciato di recente, fornisce aiuti finanziari alle Associazioni in modo che possano gestire i loro programmi. E il Fondo di sovvenzione NOA aiuta a finanziare progetti a lungo termine a beneficio delle comunità locali. Tra le sovvenzioni della WOA, l’assicurazione di borse di studio universitarie online, tutoraggio, inserimento lavorativo e programmi di life coaching per gli atleti olimpici, aiutandoli nel complicato passaggio a una vita lavorativa oltre lo sport agonistico una volta terminata l’attività di alto livello. La WOA crede che negli atleti olimpici risieda “una capacità speciale di usare il potere e la neutralità dello sport per il bene della società, impiegando il loro potenziale unico per promuovere la coesione sociale ovunque sia necessario”. Gli atleti olimpici personificano in questo anche i valori dell’eccellenza, del lavoro di squadra e della disciplina: “Possono fungere da modelli di ruolo per aiutare a riunire le comunità, superando tutte le divisioni etniche, religiose e sociali”.
NOVELLA CALLIGARIS
Ex nuotatrice, è stata la prima a vincere per l’Italia una medaglia Olimpica ai Giochi di Monaco 1972, da dove torna con un argento e due bronzi. L’anno successivo, a Belgrado, si laurea Campionessa del Mondo negli 800 stile libero stabilendo anche il primato Mondiale prima di decidere di ritirarsi all’età di 19 anni. Nel 1986 è stata inserita nella International Swimming Hall of Fame e nel 2006 ha avuto l’onore di portare la bandiera olimpica nel corso della cerimonia di chiusura dei XX Giochi Olimpici invernali di Torino 2006. Dal 1975 svolge attività giornalistica, prima collaboratrice del Corriere della Sera, poi l’anno successivo in RAI. Dai primi anni del Duemila, collabora con RaiNews24 occupandosi di eventi sportivi e varie rubriche di cultura e politica sportiva. Dal 13 marzo 2021 è Presidente dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia, dopo aver battuto l’ex ciclista Claudio Chiappucci con 30 voti a 12. Con lei, Consiglieri dell’ANAOAI sono ex atleti del calibro di Fiona May, Kristian Ghedina e Franco Fava. Appena eletta, disse all’Adnkronos: “La maglia azzurra è uno dei simboli italiani più importanti. Chi ha vestito la maglia azzurra ha portato l’Italia in giro per il mondo; è l’orgoglio italiano e credo sia doveroso dargli una spinta importante. Questa è la mia sfida, anche per dare peso agli atleti nell’ambito dello sport in generale”. Il Workshop ‘PASSION & VICTORY’ rappresenta il primo appuntamento ufficiale che va a toccare un tema molto sentito dalla neo Presidente sul fronte dell’introduzione al mondo del lavoro.
GIADA MICHETTI
Un passato sportivo nella pallavolo condito da numerose presenze in nazionale e dieci campionati nella massima serie, un’eredità che ha poi creato nella sua successiva vita professionale la giusta dose di competitività e di gusto per le sfide, indispensabili in un manager, combinate con un senso di lealtà ed etica che è diventata la sua deontologia professionale. Cresciuta nell’epoca del post-femminismo e sostenitrice del “dirigismo democratico”, Giada Michetti ama giocare di squadra e investire energie sui suoi collaboratori, a cui sa mettere a disposizione la propria esperienza e le proprie capacità. Ha ricoperto molteplici ruoli, dall’assistente di volo di lungo raggio per Alitalia fino ad arrivare a sedere al tavolo della Fipav in qualità di consigliera, primo di numerosi ruoli in Consigli di amministrazione. Tra i quali, spiccano Padova Fiere, Lingotto Fiere e soprattutto GL-Events, multinazionale francese di cui dal 2008 ricopre la carica di Amministratore Delegato. Il suo ruolo in azienda è cresciuto progressivamente: nel 1994 arriva la nomina a Direttore della Comunicazione di tutte le società appartenenti al Gruppo, ruolo in cui segue l’organizzazione di diverse edizioni del Salone Internazionale dell’Automobile di Torino (ogni due anni dal 1994 al 2000). Nel 1999 entra a far parte del Consiglio d’Amministrazione di Promotor International e di Lingotto Fiere e dal 1999 al 2003 ricopre la carica di Amministratore Delegato di Promotor International S.p.A. e di Vice Presidente di Lingotto Fiere. La sua passione per i motori l’ha guidata a diventare l’anima del Motor Show di Bologna, un evento totalmente maschile. Da aprile 2021 ricopre per nomina la carica di Segretario Generale dell’ANAOAI.
FIONA MAY
Ex lunghista e triplista britannica naturalizzata italiana. Nata nel Regno Unito da genitori giamaicani, diventa cittadina italiana per naturalizzazione nel 1994 e con la maglia Azzurra realizza una carriera ricca di successi, fra cui 2 medaglie europee, 4 mondiali di cui 2 d’oro, e soprattutto due argenti Olimpici ad Atlanta 1996 e Sydney 2000. Chiusa la carriera sportiva nel 2006, sperimenta il mondo della tv vincendo la terza edizione della trasmissione ‘Ballando con le stelle’ e diventando protagonista della fiction ‘Butta la Luna’ diretta da Vittorio Sindoni, una mini-serie in cui l’atleta/attrice interpreta una donna nigeriana immigrata in Italia, costretta ad affrontare tutti i problemi sociali e le difficoltà economiche che riguardano l’integrazione culturale. Nel frattempo si cimenta anche in un esperimento scientifico nel piccolo documentario Guinea Pig (2007), rivelando ancora una volta interessanti doti recitative. Si è laureata in materie economiche all’Università di Leeds e ha ricoperto diversi ruoli da dirigente e ambassador, tra cui quello in FIGC di Presidente della Commissione per l’integrazione. Dal 2021 è Consigliere dell’ANAOAI. È la mamma di Larissa Iapichino, giovane lunghista promessa dell’atletica italiana.
FABIO PIGOZZI
Laureato “con lode” in Medicina e Chirurgia nel 1984 presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’, specialista in Cardiologia ed in Medicina dello Sport, laurea ‘ad Honorem’ in Scienza dello Sport presso l’Università di Salonicco. Già Direttore dell’Unità di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, nonché Membro del Consiglio Superiore di Sanità (dal 2009-2014), del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (2009-2011), del Comitato Tecnico Scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (2011-2014) e del Dipartimento di Scienze Motorie Umane e della Salute. Dal 2010 è Presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport, oltre ad essere Membro della Health, Medical & Research Commission dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), Membro del Comitato Esecutivo e Presidente della Commissione Medica della Unione Internazionale Pentatlon Moderno, Membro della Commissione Medica dell’Associazione dei Comitati Olimpici Nazionali, e Membro della Giunta Nazionale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano tra 2001 e il 2009 e tra il 2013 e il 2016. La sua attività scientifica e di ricerca è testimoniata da 19 tra libri e capitoli di libri ed oltre 200 articoli pubblicati su atti congressuali, riviste scientifiche nazionali ed internazionali peer reviewed con fattore d’impatto. È Pro-Rettore Vicario dell’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico’.
SILVIA SALIS
Ex Atleta lunghista e poi soprattutto martellista, specialità in cui ha ottenuto nella sua carriera ben 10 titoli italiani tra invernali (6) ed assoluti (4). Ha partecipato a due Olimpiadi, Pechino 2008 e Londra 2012, prima di terminare la sua carriera da sportiva e dedicarsi a un percorso professionale da dirigente sportiva. Laureata in scienze politiche e dal 2020 sposata al regista Fausto Brizzi, dopo aver preso parte alla Giunta Nazionale del CONI in quota atleti, da quest’anno ricopre il ruolo di VicePresidente Vicario del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Tra i suoi obiettivi, quello di crescere ancora come rappresentante della politica sportiva in Italia e di portare la sua esperienza sul campo nel Comitato Olimpico in tutte le attività di cui si occupa. Particolarmente sensibile al problema delle donne e soprattutto della maternità nello sport. Ambito nel quale, nel 2018 ha ottenuto una delle sue prime vittorie con la creazione di un fondo specifico al quale ha partecipato con il governo in qualità di Commissione Atleti del CONI. Impegnata anche sul tema del professionismo sportivo in Italia e appassionata nel risolvere le situazioni pendenti dopo l’avvento della riforma dello sport.
NICCOLO’ CAMPRIANI
Tre volte Campione Olimpico e Ingegnere sportivo con oltre 15 anni di esperienza nella squadra Olimpica italiana di Tiro. Dopo aver gareggiato in tre Olimpiadi (Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016), si è ritirato a 28 anni con l’ultimo tiro della finale olimpica di Rio. Studente-atleta per la maggior parte della sua carriera sportiva professionistica, passando attraverso un’esperienza diretta dei sistemi dual-career in Italia, USA (Laurea in Ingegneria Industriale presso la West Virginia University) e Regno Unito (Laurea Magistrale in Ingegneria Sportiva presso la Sheffield Hallam University). Sostenitore della complementarietà delle due carriere, nello sport e nell’accademia, avendo raggiunto l’apice della sua carriera sportiva durante il periodo di idoneità NCAA e diventando poi nel 2011 un candidato per il Capital One Academic All-America First Team, risultando tra i primi 15 studenti-atleti dei college americani. Come ingegnere sportivo, ha avuto la possibilità di lavorare per la Ferrari e progettare e sviluppare la sua carabina ad aria compressa, stesso prototipo poi utilizzato per vincere la medaglia d’oro a Rio 2016.
Attualmente è Senior Sports Intelligence Manager presso il Dipartimento Sport del CIO, a supporto del Direttore Sportivo del Comitato Olimpico Internazionale nello sviluppo e nell’attuazione di progetti strategici chiave, tra cui Sport Intelligence & Research, e nel tempo libero allena un trio di atleti rifugiati, aiutandoli a raggiungere il punteggio minimo di qualificazione per le Olimpiadi.
ANTONIO LA TORRE
Dal 1974 al 1987 ha lavorato come disegnatore in una grande industria metalmeccanica, la Breda Ansaldo, dove ha svolto anche il ruolo di delegato sindacale. Completati gli studi all’ISEF della Statale-Milano nel 1983, dieci anni dopo si è laureato al corso di Scienze e tecniche delle attività fisiche e sportive a Digione in Francia. Appassionato di musica rock (grande fan di Bruce Springsteen e Pearl Jam), ha avuto sempre il sogno nel cassetto di fare l’insegnante di lettere. È stato docente di educazione fisica al Liceo Casiraghi di Milano dal 1987 al 2001. Dal 2002 è Professore Associato di Metodi e Didattiche dell’Attività Sportive presso la Scuola di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Milano. Dal 2017 al 2018 è stato responsabile del comparto endurance e poi anche come advisor dell’ufficio della Preparazione Olimpica del CONI. Autore di cento pubblicazioni scientifiche, oltre ad un centinaio di articoli divulgativi di carattere tecnico-didattico, il suo nome come allenatore è legato indissolubilmente a quello dell’olimpionico azzurro della marcia Ivano Brugnetti, seguito per oltre 20 anni e che con lui ha raggiunto i traguardi del titolo mondiale della 50km a Siviglia 1999 e dell’oro olimpico della 20km ad Atene 2004. Tra gli altri big del tacco-punta di cui è stato la guida tecnica figurano Raffaello Ducceschi (5° nella 50km alle Olimpiadi 1984), Giuseppe De Gaetano (6° nella 50km ai Mondiali 1991) e Alessandro Gandellini (7° nella 20km alle Olimpiadi 2000). Da fine settembre 2018 è stato nominato Direttore Tecnico FIDAL delle squadre nazionali assolute.
GIUSY VERSACE
Reggina di origine e Milanese di adozione. A seguito di un terribile incidente automobilistico nel 2005 perde entrambe le gambe. Nel 2010 inizia a correre con le protesi in carbonio e diventa la prima atleta italiana della storia a correre con amputazione bilaterale. In 7 anni colleziona ben 11 titoli italiani e segna diversi record nazionali sui 60, 100, 200 e 400 metri. Nel 2013 scrive la sua prima autobiografia ‘Con la testa e con il cuore si va ovunque’ e dall’anno successivo è ambasciatrice della campagna internazionale di promozione dell’integrità sportiva tra i giovani ‘Save the Dream’ insieme ad altri sportivi di fama internazionale tra cui Alex Del Piero. Nello stesso anno vince la decima edizione di Ballando con le stelle, quindi debutta nella conduzione di programmi televisivi su Rete 4 e a La Domenica Sportiva su Rai 2. Nel 2017 è protagonista anche a teatro al fianco del ballerino Raimondo Todaro e del musicista e cantante Daniele Stefani. Nel gennaio 2018 viene eletta alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Varese e le viene assegnata la commissione Affari Sociali di Montecitorio. E’ inoltre membro della Commissione Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza e viene nominata capo del dipartimento nazionale Pari Opportunità e Disabilità del Gruppo. Il 29 maggio 2021 viene nominata nuovo responsabile del dipartimento Sport, Disabilità e Pari Opportunità di Forza Italia.
GIOVANNA PALADINO
Leader esperta nello sviluppo di contenuti di educazione finanziaria, è Responsabile del Fondo di beneficenza Intesa Sanpaolo e Direttore e Curatore del Museo del Risparmio. È anche Responsabile delle attività istituzionali del Presidente. Economista senior con una comprovata esperienza lavorativa nel settore bancario, competente in capacità analitiche, economia finanziaria, rischio di mercato, gestione patrimoniale e macroeconomia. Forte professionista con un dottorato e un post doc.
PAOLO REVELLI
Nuotatore versatile ed eclettico attivo tra gli anni Settanta e Ottanta, è stato primatista italiano in diverse specialità e il primo e unico a vincere una medaglia olimpica nella farfalla. Nell’inverno 1979 entrò a far parte della Università di Berkeley e vi conquistò finali prestigiose e un titolo di staffetta nella 4×200 yard. Vive a Londra ed è Partner di Caledon Partner. In precedenza, ha lavorato in Morgan Stanley dal 1986 al 2007 nella divisione Private Wealth Management, dove è stato responsabile per l’Europa meridionale e il Medio Oriente e ha presieduto l’Asset Allocation Committee. Ha conseguito una laurea in Economia (1982) e un MBA (1984) presso l’Università della California a Berkeley.
FRANCESCA VITALI
Docente in Scienze Motorie presso l’Università degli Studi di Verona, in precedenza ha insegnato negli Atenei Università Cattolica di Milano, Istituto Universitario Salesiano di Venezia, Università degli Studi di Genova e Università degli Studi ‘G. D’Annunzio’ di Chieti-Pescara. In qualità di Psicologa dello Sport ha lavorato con atleti giovanili di alto livello di diverse discipline sportive (es. Tiro a segno Nazionale Olimpica Giovanile Italiana; Squadra Giovanile Sci di Fondo Trentino’; Nazionale Giovanile Atletica Leggera). Collabora in qualità di Esperto con la Scuola dello Sport del CONI e dal 2019 ha una collaborazione di “Consulenza con incarico di allenamento” con la Federazione Italiana Rugby e la Federazione Italiana Ginnastica. Dal 2017 è responsabile del Centro studi dell’Assist – Associazione Italiana Atlete Donne. È stata anche Membro del Comitato Scientifico ‘Diffondere il sapere clinico del sonno’, coordinato dal prof. Antonio La Torre ed Esperta per l’Italia in ricerca sui percorsi di Dual Career per gli ex Atleti di alto livello.