Villavallelonga (L’Aquila) 1005 metri sopra il livello del mare. Grazie all’isolamento di cui ha goduto per secoli presenta una natura incontaminata e di bellezza unica. Fu una parte dei suoi rilievi a formare il primo nucleo della Riserva reale dell’Alta Val di Sangro, base del futuro Parco Nazionale d’Abruzzo: le telecamere Rai con Sem Cipriani si sono spinte fin qui insieme allo scrittore Peppe Millanta per una nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille”.
“Il nome – spiega Millanta – richiama la posizione geografica del borgo: la Villa è infatti il punto più alto della vallata, dove oggi sorge il centro storico del paese, che si sviluppò intorno all’anno mille e che nel Medioevo veniva chiamato Rocca di Cerro. La vallata porta questo nome, Vallelonga, per le lunghe montagne che la delimitano, e per la forma allungata che la contraddistingue. Un tempo la valle era denominata Valle Transacquana, da Trans Aquas, ovvero valle situata al di là delle acque, quando ancora c’era il lago Fucino a delimitarne la parte occidentale”.
Molte sono le leggende che attraversano questi boschi già dai tempi dei Marsi, gli incantatori di serpenti, che li popolarono. Oggi una di queste è legata alla piccola Chiesa della Madonna della Lanna: un punto di riferimento per chi attraversa i boschi; da qui passavano i pastori nella loro transumanza in Puglia.
Come continua Millanta: “Proprio a Villavallelonga è stata scoperta la faggeta più antica d’Europa: quella di Val Cervara, una delle cinque faggete che dichiarate patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO si trovano in Abruzzo, e sono tutte situate nei dintorni: veri e propri scrigni, che al loro interno conservano specie rare o endemiche. Molti di questi alberi si stima che abbiano più di 500 anni”.
La faggeta di Val Cervara ha anche un’altra peculiarità: è l’unico esempio conosciuto di foresta primaria in Italia; si tratta in pratica di un ultimo baluardo di una natura incontaminata. Un ecosistema soggetto soltanto alle leggi della Natura, che segue processi non viziati dalla presenza dell’uomo: qui gli alberi nascono, crescono, competono tra loro, si seccano e muoiono, lasciando spazio ad altra vita, in un ciclo perpetuo che attraversa le stagioni, gli anni, i secoli.
“Si tratta di un patrimonio unico da difendere, che necessita di un approccio responsabile e rispettoso: un santuario al potere della vita e alla capacità della natura di stare sempre in equilibrio”– conclude Peppe Millanta.
Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/