CASARTIGIANI – CLAAI – CNA – CONFAPI –
CONFARTIGIANATO – CONFCOMMERCIO – CONFESERCENTI
ABRUZZO
La protesta: «Non spesi 10 milioni di euro destinati al credito dei settori più colpiti»
Pescara – La legge regionale di sostegno destinata soprattutto alle imprese del turismo e della
ristorazione danneggiate dalla zona rossa per l’emergenza Covid dichiarata dal Presidente
della Regione Abruzzo, si eè persa. Smarrita nel dimenticatoio della politica e nei labirinti delle
istituzioni, nonostante fosse stata annunciata con grande enfasi e approvata addirittura il 18
maggio scorso. I giorni previsti per l’attivazione delle misure, fissati in quindici giorni, sono
giaè diventati 245 ma di quell’intervento non si ha piuè notizia, mentre nel frattempo le imprese
sono tornate in piena emergenza. Lo denunciano le associazioni di categoria delle piccole e
medie imprese d’Abruzzo Casartigiani, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e
Confesercenti, sigle complessivamente rappresentative di gran parte delle imprese della
nostra regione, che questa mattina hanno tenuto a Pescara, nella sala Camplone della Camera
di commercio di Chieti-Pescara, una conferenza stampa.
Con Graziano Di Costanzo, direttore regionale della CNA a fare da portavoce delle diverse sigle,
erano presenti anche Luciano Marifiamma (presidente Confapi dell’Aquila), Lido Legnini
(direttore Confesercenti Abruzzo), Fabrizio Vianale (direttore Confartigianato Pescara),
Flaviano Montebello e Dario Buccella (coordinatori regionali Casartigiani), Gianluca Luminari
(direttore Claai Pescara), con Roberto Donatelli, presidente regionale della Confcommercio in
collegamento video.
Giaè dal nome della legge – hanno osservato i partecipanti – si ribadivano i motivi di urgenza ed
emergenza che avevano indotto il Consiglio regionale a dare il via libera, prima della
pubblicazione sul Bollettino Ufficiale il 19 maggio con il numero 9: “Misure a favore delle
micro, piccole e medie imprese […] che hanno subito restrizioni previsteper le “zone rosse”
per effetto delle Ordinanze del Presidente della Regione”. Cosìè come dalla prima dotazione
finanziaria, indicata in 10 milioni di euro: fondi residui del periodo 2014– 2020, destinati a
favorire l’accesso al credito di alcuni dei settori piuè duramente colpiti dalla pandemia da
Covid-19, che piuè volte il mondo dell’imprenditoria abruzzese aveva chiesto con una sola voce.
Un tempo enorme, insomma, quello trascorso da maggio ad oggi, in cui la Giunta regionale non
ha in pratica indicato alcuna plausibile ragione di tanto ritardo: motivo, questo, che ha indotto
Casartigiani, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti Abruzzo a
scrivere ripetutamente al presidente della Regione Marco Marsilio, all’assessore alle Attivitaè
produttive Daniele D’Amario, e agli stessi esponenti politici di Palazzo dell’Emiciclo per
chiedere conto invano di questa mancanza cosìè grave. Nonostante la legge – caso forse unico
nella recente vicenda istituzionale regionale – fosse stata concepita con un larghissimo
consenso delle forze sociali e votata perfino all’unanimitaè dall’Assemblea regionale.
Adesso, rivolgendosi direttamente all’opinione pubblica percheé comprenda le ragioni della
protesta, le associazioni promotrici dell’appuntamento odierno con gli organi di stampa
tornano a sottolineare gli elementi di urgenza che stavano alla base del provvedimento: la
difficoltaè per un numero consistente di micro e piccole imprese di accedere al credito
garantito attraverso il Fondo centrale di garanzia; la necessitaè di far fronte alle emergenze di
carattere finanziario e di liquiditaè; la ripresa del pagamento di tasse e imposte
precedentemente bloccate; i benefici che gli investimenti effettuati avrebbero avuto sul
sistema economico regionale; il coinvolgimento dei confidi che avrebbe consentito un effetto
moltiplicatore delle somme stanziate. Tutte ragioni la cui validitaè eè oggi confermata anche
dall’autorevole voce dell’Associazione Bancaria Italiana, l’Abi, che ha lanciato piuè volte
l’allarme sul rischio di insolvenza per molti piccoli imprenditori: motivo questo, per chiedere
l’immediata applicazione delle legge con lo sblocco dei fondi. Evidenze che, ad oggi, risultano
purtroppo vanificate dalla stasi assoluta in cui versa il provvedimento, di cui non eè stato
avviato alcuno degli atti indicati nel testo. Il tutto, mentre altre amministrazioni di territori
vicini – pensiamo alle Marche – mettono in campo risorse ingenti per sostenere il mondo della
micro impresa a rischio tracollo attraverso analoghe misure finanziarie.
Si tratta dunque di una situazione inaccettabile, che colpisce ulteriormente le speranze di
ripresa di alcuni settori che – come il turismo – hanno pure alle spalle una stagione estiva
positiva, ma che non hanno potuto contare sul sostegno promesso e che ora si trovano a dover
fare i conti con una nuova crisi in ragione della ripresa dei contagi e della cancellazione di
prenotazioni in serie. A rendere ancora piuè inaccettabile il quadro, va detto, contribuisce
anche la stridente differenza di passo utilizzato per l’approvazione di altri provvedimenti,
anche in sede consiliare per cui – al di laè delle considerazioni circa l’opportunitaè – si eè
proceduto a tutta birra. E che dire, infine, dei 10 milioni di euro del programma RESTART,
stanziati addirittura dal Cipe il 25 agosto del lontano 2018, in gran parte disponibili in cassa
dal febbraio 2019, destinati all’Area Cratere del Sisma 2009 e fino ad oggi non ancora spesi.
18/1/2022