A conclusione dello screening anti-Covid sulla popolazione studentesca attuato dal 7 al 9 gennaio, in previsione del ritorno a scuola previsto per lunedì 10 gennaio, è opportuno fare chiarezza su alcuni aspetti. Il NurSind, con senso di responsabilità, ha evitato polemiche durante lo svolgimento della campagna, ritenendo prioritario garantire la riuscita di un servizio utile per le famiglie giustamente preoccupate per l’impennata di contagi. Per questo motivo, innanzitutto, il nostro ringraziamento va a tutti i colleghi infermieri che hanno offerto volontariamente la loro disponibilità ad effettuare i tamponi.
Ma a screening terminato è necessario soffermarsi proprio sulle modalità previste dalle istituzioni che hanno organizzato la campagna. A partire proprio dell’ennesima “chiamata alle armi” del personale sanitario, infermieri in primis, al quale è stato chiesto l’ennesimo sacrificio in questa battaglia contro il Covid, che dura ormai da due anni.
Sarebbe un paradosso se passasse un messaggio distorto, che attribuisse meriti per la campagna di screening a Regione Abruzzo e Asl senza rimarcare il ruolo fondamentale e decisivo di infermieri e medici che, con grande senso civico, hanno risposto ancora una volta presente, nonostante l’indifferenza della politica per le condizioni di lavoro, nonostante i mancati riconoscimenti per gli sforzi fatti negli ultimi due anni.
Spostati da un’Unità operativa all’altra e da un presidio ospedaliero all’altro senza preavviso (realtà tornata prepotentemente di attualità negli ultimi giorni con il nuovo incremento di ricoveri). Turni modificati all’ultimo momento, ferie revocate e ricorso abnorme agli straordinari per non parlare del mancato pagamento delle indennità previste per l’emergenza Covid. Già prima dell’emergenza denunciavamo la cronica carenza del personale sanitario. Adesso la situazione è insostenibile. Se il sistema ha retto, è stato solo grazie all’altissima professionalità e al sacrificio degli infermieri e degli Oss che si sono saputi riadattare e hanno saputo far fronte alle esigenze assistenziali.
Ma gli “eroi” sono stati dimenticati, lasciati senza alcun riconoscimento, e tornano buoni solo nel momento del bisogno. Il contratto collettivo nazionale non è stato ancora rinnovato; l’indennità professionale, per volere della stessa politica che oggi ci chiede di sacrificare ancora una volta famiglie e tempo libero, non ha ancora erogato, nonostante i fondi già stanziati. Gli infermieri si sono già sacrificati e continuano a farlo per colpa di chi oggi continua a chiedere senza nulla dare in cambio. Non è possibile pensare di reggere la sanità nazionale, regionale e provinciale sul volontariato, non è corretto. È compito delle istituzioni intervenire con investimenti di risorse e una programmazione lungimirante. Che oggi, alle soglie del terzo anno di pandemia, non si sono ancora visti.
dott. Giuseppe De Zolt
Segretario Territoriale NurSind Teramo