Pagine esemplari quelle che compongono “Mosaico di Voci”. Recensione al nuovo libro di Goffredo Palmerini, di Franco Presicci *
di Franco Presicci *
MILANO – Un’altra impresa di Goffredo Palmerini: un volume di 376 pagine, “Mosaico di Voci- Storie di rinascita e di speranza”: un’armonia di situazioni, avvenimenti, incontri, dibattiti, convegni, ritratti di personalità, descrizione efficaci di ambienti, cronache ed altro. Goffredo ha la capacità di accompagnare chi legge in ciò che lui ha visto, coinvolgendolo, emozionandolo, stimolando la sua attenzione, informandolo scrupolosamente. Il suo stile fluido, spontaneo, godibile; i temi interessanti,il modo di raccontare rendono avvincente la lettura.
Le tessere sono numerose, ma Palmerini conosce l’arte di metterle insieme, una accanto all’arte, stimolando a tenere il libro aperto, dando all’ “interlocutore” l’impressione di essere “dentro” i fatti narrati. Le pagine di questo autore sensibile e delicato insomma hanno il pregio della chiarezza e della semplicità, senza ombra di retorica. Saranno stati questi per esempio, i motivi per cui Mario Daniele, un grande imprenditore formatosi nella propria fucina, arrivando ad altissimi livelli ottenendo anche compiti diplomatici, volle che a snocciolare la propria vita fosse proprio Goffredo. Abruzzese come Palmerini, simboleggia il sogno americano compiuto.
E’ anche per queste sue virtù che ogni “uscita” di Goffredo Palmerini smuove investigatori letterari, giornalisti della carta stampata e della televisione, non solo italiani, lettori accaniti…. Franco Ricci, ricercatore e docente canadese di origini italiane, in un suo articolo ha scritto che “Palmerini rappresenta una pietra miliare per lo sviluppo di un nuovo tipo di rapportoche non comprende solo il giornalismo come “reportage”, ma con i suoi scritti egli ha installato un utilizzo dell’informatica che abbraccia e mette in rete imprenditorie operai, studenti e professori, commercialisti e casalinghe, figli piccoli e grandi, appaltatori e pensionati in un nuovo modo virtuale ricco di relazioni vissute forsanche più intensamente perché accomunati attraverso l’immediatezza del messaggio e del sentimento”.
Molti altri hanno scritto di lui, evidenziando le sue caratteristiche stilistiche e la sua volontà di andare in giro per il mondo alla ricerca di fontane da cui attingere acqua pura, persone disposte a rivelarsi, ad “offrirgli” il proprio vissuto non per fini esibizionistici, ma per far conosceregli scogli che un emigrato affronta in terra straniera. Un giro che ha realizzato tante volte e continua ancora a farlo, dalla sua Paganicaa New York a Sydney, da San Paolo del Brasile a Ottawa, da Buenos Airesa Johannesburg, instancabile, curioso, avido di apprendere i sacrifici, gli ostacoli, compresi quelli della lingua e dell’ostilità dei locali superati con tenacia, intelligenza, passione, conquistando posizioni di grande rilievo o semplicemente un’esistenza sicura e tranquilla.
Molti, ad esempio, non conoscevano John Fante, un grande scrittore di origine abruzzese, nato evissuto negli Stati Unitiche dovette arrangiarsi in mille mestieri per poter vivere, scrivere e vedere venire alla luce il suo primo romanzo, “Aspetta primavera, Bandini” e poi “Chiedi alla polvere” e tanti altri, in Italia pubblicati da Mondadori e da Einaudi, prima di raggiungere la fama anche come sceneggiatore e avere amici come Bukowski ed altri. Bene, tanti hanno intercettato il nome di Fante e del figlio Dan,anch’esso scrittore,attraverso i libri di Goffredo Palmerini. Come hanno intercettato nelle sue pagine non solo persone con la medaglia sul petto e un cuore d’oro, ma anche gente comune, che lo scrittore plasma nelle sue pagine, sempre ricche di umanità.
Pagine esemplari. Come quelle che compongono il suo nuovo libro: “Mosaico di Voci-Storie di rinascita e di speranza”, pubblicato da One Group Edizioni. La presentazione è di Francesca La Marca, nata a Toronto da genitori italiani, e la prefazione di Liliana Biondi, nata a L’Aquila, già ricercatrice e docente universitaria di Critica Letteraria e Letterature comparate. Di Palmerini la Biondi dice che è un osservatore attento, oltre che ambasciatore degli abruzzesi nel mondo; e parla “della vitalità dei suoi scritti giornalistici, ricchi di dati, tecniche, competenze, contenuti”. E aggiunge “che è un osservatore e un ascoltatore attento, uno scrupoloso documentarista…”.
Abile nelle interviste, Goffredo lascia spazio all’interlocutore, non prevarica, non si sovrappone, lascia che l’altro argomenti, precisi, chiarisca. Paziente e generoso, gentile e di poche parole, è uno scrittore e cronista virtuoso. Ecco alcuni capitoli di “Voci”: “A Paganica il tributo al poeta Nicola Enrico Biondi”;“Tesori dell’Arte Sacra aquilana in mostra al Forte di Bard”; “Il premio ‘La voce dei poeti’”, IV edizione”; “La Basilicata rende onore al pittore Constantin Udroiu”; “A Castel del Monte premiati insigni emigrati abruzzesi”; “La Piccola Brigata portain Canada il teatro aquilano”; “L’Aquila nel libro di Tiziana Grassi sui migranti. Intervista a don Dante Di Nardo”. Sono soltanto alcuni pezzi, che costituiscono questo bellissimo mosaico di voci, che ci offre Goffredo Palmerini, volto da frate cappuccino, una barba cespugliosa e un sorriso dolce, amabile.
Francesca La Marca lo inquadra come “persona che emerge da un nucleo solido di valori etici che si tramutano in un atteggiamento di comprensione e di disponibilità verso gli altri, di lealtà nei rapporti umani, in un modo sereno e rassicurante, direi sorridente, di intessere relazioni e di descrivere persone e vicende pubbliche e private”. Così l’ho intuito anni fa quando l’ho conosciuto nella sede di una banca di Milano, dove il professor Francesco Lenoci presentava un suo libro. Ci scambiammo poche parole, quanto bastava per leggere la generosità nei suoi occhi. Da allora ho divorato e recensito con piacere, quasi con gioia, i suoi libri, credo una decina, dove si coglie amore per il prossimo, soddisfazione per le sue fatiche.
Goffredo Palmerini è uomo colto, interessato a tutto ciò che avviene intorno a lui e a raccontarlo nel pieno rispetto della realtà. Per questo seguo Goffredo, la cui giovialità mette a proprio agio chiunque lo avvicini. E apprezzo la sua scrittura, un campo ben seminato con tante vite vissute, con tante genialità che il nostro Paese ha donato ad altri. Palmerini è innamorato del mondo, ma anche della sua Paganica, L’Aquila e l’Abruzzo, la regione esaltata da Guido Piovenenel suo “Viaggio in Italia”: “Una luce già di montagna splende nelle vie de L’Aquila e penetrando anche nei vicoli più stretti dei quartieri vecchi porta uno scintillio nell’ombra. Dovunque si sente lo spazio. Perciò L’Aquila è gaia”, quando il suo territorio non viene devastato da eventi sismici, producendo terrore fra gli abitanti.
Anche su questi disastri, a suo tempo, Palmerini ha riempito pagine e pagine. Non poteva non farlo nel vedere la sua terra frantumata. E’ a L’Aquila che ha avuto la sua culla nel 1948. E’ in quella città, “somma di chiaroscuri, di forza e d’improvvisi bagliori” – come ha scritto qualcuno, con tocchi di eleganza – con i suoi monumenti, le sue chiese, tante, le piazze, i suoi Palazzi, la città con l’odore di zafferano, che Goffredo Palmerini si è formato, maturando la passione di andare da un capo all’altro del mondo per conoscere persone, cose, paesaggi, come dimostrano tra l’altro le numerose immagini che cattura.
Oggi come ieri continua i suoi pellegrinaggi, perché la sua sete di apprendere non si esaurisce. E scrive su giornali e riviste, non soltanto italiani. La sua firma compare sulle agenzie di stampa, su periodici e quotidiani a New York, in Brasile, in Canada, in Argentina. Goffredo Palmerini è cittadino del mondo, con la gomena ben collegata con l’Abruzzo.
*giornalista e scrittore