Crognaleto (Te) 1105 metri sopra il livello del mare: le telecamere Rai con Sem Cipriani insieme allo scrittore Peppe Millanta visitano una delle 21 frazioni dell’omonimo comune per la rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille”.
Crognaleto è situato nella parte più alta della montagna teramana, tra il Gran Sasso e il Monte Gorzano. Si trova su di un elevato altopiano ricco di pascoli, di boschi e di scroscianti acque, all’interno del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Il nome deriva dal termine dialettale ‘crognale’, che significa corniolo, un albero da frutto spontaneo che abbondava in zona.
La storia di questo grande territorio è antichissima e di grande prestigio: sono infatti presenti tracce umane del neolitico, e molti degli insediamenti risalgono all’epoca pre-romana. Il periodo più florido si ebbe però nel medioevo, quando tutta l’area passò sotto gli Acquaviva di Atri, interessati alla posizione strategica del territorio, passaggio all’epoca obbligato che univa l’Aquila e Teramo.
C’è un santuario dal nome curioso a Crognaleto: la Madonna della Tibia.
Si tratta di una suggestiva chiesetta rupestre posta ai piedi di uno sperone di roccia. Fu edificata nel 1617 come ci racconta l’epigrafe presente al centro della facciata, firmata da un certo Berardino Paolini.
Come spiega Millanta: “Un’antica leggenda popolare lega il culto proprio a questo personaggio. Si tratterebbe di un mercante di Amatrice, che sarebbe precipitato proprio qui con tutto il suo carico in un burrone. Terrorizzato, avrebbe allora invocato la Madonna, cavandosela con la sola frattura della tibia e salvando il carico. Per la grazia ricevuta, avrebbe quindi fatto edificare questa chiesetta. Leggenda appunto. In realtà il nome deriva da Tibbla, un insediamento presente qui vicino, e Berardino Paolini non era altri che il parroco di Crognaleto, che fece edificare la chiesetta per traslarvi un’icona mariana, oggi ospitata in un’altra chiesa”.
Resta comunque intatto il fascino di questo luogo, un tempo luogo di passaggio: ecco perché alla chiesetta fu annessa una locanda, per il ristoro dei viandanti e il riposo dei pellegrini.
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