Pescasseroli (Aq), 1167 metri sopra il livello del mare, proprio nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo; adagiato in una conca posta all’ingresso dell’Alta Valle del Sangro, il borgo è circondato da boschi centenari e montagne suggestive. È meta ogni anno di migliaia di turisti attratti dalle sue bellezze storiche e naturalistiche.
La parte più antica dell’abitato è costruita ai piedi di uno sperone, detto il “Pesco”, su cui si trovano i resti di un presidio che controllava l’altopiano denominato Castel Mancino.
Pescasseroli deve molta della sua importanza al tratturo che da qui portava a Candela, in Puglia. E quella via permise nei secoli lo scambio di idee, di credenze, e di manufatti. Come la Madonna Nera dell’Incoronata, probabilmente proveniente dall’Oriente, come altre dello stesso tipo, e arrivata fin qui grazie all’antico percorso.
Le telecamere Rai con Sem Cipriani si sono spinte fin qui insieme allo scrittore Peppe Millanta per una nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille”.
“Oltre che per le sue bellezze naturalistiche, Pescasseroli è rinomata anche per aver dato i natali a Benedetto Croce, uno dei maggiori protagonisti della cultura italiana ed europea del ‘900. E proprio al suo ritorno qui, ormai adulto, donò il manoscritto di una delle sue opere più importanti: la Logica, che ora è custodito nell’archivio comunale. La fontana di San Rocco è uno dei simboli dell’avventura che più di tutte ha cambiato il destino recente delle nostre montagne: la nascita del Parco Nazionale d’Abruzzo. Avventura che si deve al sogno testardo di un visionario: Erminio Sipari” – racconta Peppe Millanta.
Risiedeva a Pescasseroli, e da molti viene considerato uno dei padri dell’ambientalismo, che lottò per la salvaguardia della natura e per la tutela di animali in via d’estinzione come il camoscio e l’orso marsicano.
L’Alto Sangro, grazie al suo isolamento, aveva luoghi ancora incontaminati da preservare, e Sipari lavorava da questo paese per creare un’area naturale sul modello di Yellowstone.
La politica però rimase sorda ai suoi appelli, e Sipari allora si mosse in autonomia e prese in affitto 100 ettari che destinò a riserva protetta: si trattava del primo parco nazionale istituito in Italia, benché in forma privata.
“Ormai era fatta – spiega Millanta. – L’istituzionalizzazione arrivò nel 1923, e da allora il Parco è cresciuto in estensione e in iniziative. C’è una cosa che colpisce negli scritti di Sipari: l’idea che le meraviglie della natura facciano parte del patrimonio artistico di un paese. Una natura quindi da tutelare e ammirare come se fosse un’opera d’arte”.
E a ricordare l’inizio di quella avventura ci sono soprattutto le numerose specie animali salvate dall’estinzione, e un modello di gestione diventato un punto di riferimento per tutto l’ambientalismo italiano.
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