L’esposizione, curata dal professore Giovanni Iovacchini con il patrocinio del Parco Nazionale della Maiella, geoparco mondiale dell’Unesco, declina, in una trentina di immagini, l’Abruzzo nella sua dimensione paesaggistica e popolare, con lo scopo di sollecitare a percepire in maniera nuova un sentire acuto.
Il titolo della mostra riprende una frase del Libro Segreto del nostro poeta Gabriele d’Annunzio: “Porto la terra d’Abruzzi, porto il limo della mia foce alle suole delle mie scarpe, al tacco dei miei stivali”. Luca Di Fabio interpreta e prende ispirazione da quelle parole nella loro accezione più evocativa. Perché d’Annunzio? E perché proprio questa frase? Perché il Vate, seppur così cosmopolita e vagabondo, ha sempre mantenuto un legame inscindibile con la sua terra natia. L’Abruzzo gli era vitale, era come una corazza per difendersi dalle difficoltà della vita, una terra di vita primordiale, di istinti irrefrenabili e di intense passioni.
Non è un caso che nel momento di grande crescita artistica, egli dedicò alla sua cara regione l’opera più intensa: “La figlia di Iorio”, la più celebrativa dell’Abruzzo. Questo ci mostra come fosse forte il legame che lo stringeva alla terra dove era nato, dove aveva iniziato a scrivere e dove aveva prodotto le opere più felici.
Il nostro Abruzzo, reso eterno dai versi dannunziani, spalanca ai nostri occhi una terra magica, ricca di storia, cultura e bellezze naturali. Un territorio capace di conquistare chiunque vi trascorra del tempo.
Le foto della mostra sono una parte del frutto dell’amore profondo che l’autore nutre nei confronti di questa nostra terra e che seguita ad essere per lui fonte di meravigliose scoperte, un territorio che continua a stupirlo e ad incantarlo. L’obiettivo è restituire a chi visita la mostra il sapore di un Abruzzo carico di emozioni, che conserva gli scorci descritti e amati da d’Annunzio.
Pastori che “vanno pel tratturo antico”, il portamento elegante della donna con la conca in equilibrio sul capo, gli occhi intensi del lupo, Pescara e il suo “tremolar della marina”, “le pastorali zampogne” che risvegliano “all’alba delle novene”, la porta vetusta di una chiesa tratturale che ci guida in percorsi mistici senza tempo, le mani sapienti che lavorano con infinita pazienza i fiori di zafferano, la dignità, la fierezza e il senso di responsabilità con il quale il cane pastore protegge il suo gregge, sono storie, emozioni, immagini che restano impresse nei nostri animi e nei nostri cuori seppur oramai sempre più rare e nascoste.
Le foto vogliono essere uno sguardo che testimonia la nostra identità, i caratteri più profondi, le tradizioni, nella speranza di lasciare nei vostri cuori un “sapor d’acqua natia”.
L’Autore
Luca Di Fabio, 52 anni, ama la ricerca storica dei tempi e dei luoghi del territorio in cui vive e con cui si identifica e il suo mondo ha epicentro in San Valentino in Abruzzo Citeriore, un piccolo paese collinare ai piedi della Maiella e del Morrone. Nutre una forte passione per la fotografia. Ha frequentato corsi e workshop e continua a leggere libri di tecnica e composizione fotografica e a studiare la sua attrezzatura per scoprire sempre nuovi approcci al mondo della fotografia. Ha partecipato a diverse mostre e concorsi fotografici. I suoi lavori appaiono spesso nelle pubblicazioni del Parco Nazionale della Maiella e di vari enti territoriali. L’obiettivo è raccontare i luoghi che visita sulla base della sua personale interpretazione di essi, su ciò che osserva e sui momenti di cui è testimone.