“La geografia è il destino dei popoli” è una frase attribuita a Napoleone Bonaparte: per certe aree geografiche, come ad esempio quella dell’Est Europa, tale asserzione suona oggi particolarmente realistica.
Proprio dal concetto di destino geografico dell’Europa orientale parte e si dipana l’analisi di Salvatore Santangelo, politologo e geografo delle lingue, nella sua ultima pubblicazione per l’editore Castelvecchi, intitolata: Fronte dell’Est- Passato e presente di un destino geografico.
Il fronte dell’Est, nell’argomentazione di Santangelo, è una faglia che si è riaperta il 24 febbraio scorso, quando i carri armati russi sono tornati a solcare la terra ucraina quasi ottant’anni dopo l’offensiva anti-nazista della Seconda Guerra Mondiale. Il libro legge l’Operazione speciale di Putin attraverso una prospettiva geografica e storica necessaria per comprendere le complesse dinamiche che si intrecciano in questa parte di Europa che lo storico Timothy Snyder ha definito “Terra di sangue”.
In questa parte di Europa, dove popoli e confini si intersecano e si confondono, ci spiega l’autore, la storia non rappresenta solo il passato, ma i suoi fantasmi si manifestano nel presente. Basti pensare al discorso di Putin del 21 febbraio, qualche giorno prima della criminale invasione, nel quale il Presidente russo ha ripercorso la storia dei rapporti tra russi e ucraini a partire dal IX secolo proprio per giustificare in modo proditorio l’“Operazione speciale” che avrebbe intrapreso di lì a qualche giorno.
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