ROSE DI CAPODANNO. Il romanzo si sviluppa sullo schema caratteristico dei polizieschi, del noir in particolare, con uno sguardo al territorio e al milieu umano che diventa, in un certo senso, co-protagonista. Nella fattispecie, è la Teramo terremotata, che fatica a riprendere quota nella cornice dei palazzi lesionati, a fare da sfondo alla vicenda. Una cittadina emblematica dell’abruzzesità, rassegnata e sarcastica, in cui tutti conoscono tutti e il mistero pare espugnato. Il male indagato ha terribili assonanze con il tema dell’abuso. In particolare, con l’abuso da narcisista maligno, da psicopatico in definitiva, che nella contemporaneità sta conoscendo una virulenza devastante. La narrazione procede pertanto sghemba, con uno sguardo alle dinamiche psicopatologiche sommerse e l’altro orientato sulla superficie, descritta con minuzia anche terminologica. Alla puntualità delle descrizioni e delle norme procedurali, più o meno rispettate nell’inchiesta, fa da contrappunto l’intrusione di elementi di pura fantasia, come la presenza delle Suore Gertrudine, appartenenti a un ordine che non esiste nella realtà. La trama. Un’assistente in un istituto per disabili viene assassinata in circostanze scabrose e con modalità che hanno una loro crudele bizzarria, nel corso di un incontro sessuale clandestino sul posto di lavoro. È la vigilia di Capodanno e la Questura di Teramo è sguarnita di personale, a causa delle festività e dell’influenza. La PM incaricata del caso, un’aristocratica ultracinquantenne di rara bellezza e fiuto investigativo, delega l’ufficiale della squadra mobile con il più alto grado in servizio, l’ispettore capo Vera Ferri, a svolgere l’inchiesta. Tra le due donne, trascorsi affettuosi. Il Magistrato è stata infatti l’amante del padre della Ferri. L’indagine procede con modalità singolari. L’ispettore capo è reduce da una relazione tossica con un narcisista maligno, e ravvisa immediatamente, nel delitto, la mano di uno psicopatico. Ad affiancarla nell’inchiesta, l’ispettore Stella Bellosguardo, angelicata, quasi asessuale, dotata di un surreale senso dell’umorismo; uno psichiatra forense nerd; il commissario Mariano Farandola, momentaneamente “fuori dai giochi” perché infortunato e perdutamente innamorato della Ferri. La scena del delitto è l’istituto di riabilitazione, che ha sede in una vecchia scuola fiancheggiata da una suggestiva serra monumentale adattata a convento, in cui risiedono quattro suore decisamente sui generis: le Suore Gertrudine, che non disdegnano la cura di sé, il maquillage e gli abiti civili. La loro superiora, Madre Maura, ex poetessa e campionessa italiana di tiro alla fionda, sensuale ed enigmatica, è danneggiata, al pari delle consorelle, da un’antica tragedia.
Caterina Falconi, laureata in Filosofia, in oltre un decennio ha pubblicato diversi libri narrativi e di altro genere, facendosi apprezzare come autrice di testi per bambini e ragazzi. Sue molte delle sceneggiature del cartone Carotina Super Bip. Collabora alla Rusconi Libri con la serie dei Giovani Ficcanaso di sua ideazione e riduzioni di grandi classici della letteratura universale, tra le quali la riscrittura della Divina Commedia e Dracula. Ha curato con Francesca Bonafini l’antologia La vita invisibile (Avagliano) ed è autrice di Dammi da bere (Mimep Docete). Nel 2021 è uscita con i romanzi Dimmelo adesso (Vallecchi Firenze) e, al debutto nel noir, La volta di troppo (Clown Bianco, nella selezione del premio GialloLuna NeroNotte).