In rilievo, Lettere

Giulianova. Unione Popolare: oggi, un piede di ferro transennato, hanno alimentato e continuano ad alimentare un senso profondo di precarietà.

“Parlano poco gli alberi, si sa, passano tutta la vita meditando”, scriveva il poeta venezuelano Eugenio Montejo. Ed è quando il tronco viene reciso che la loro voce, la voce della loro assenza, si fa più forte.
Ebbene, in Piazza Buozzi, una di queste voci (lamento più che decennale), si è fatta sempre più incessante nell’ultimo anno. Sì, perché là dove un tempo si ergeva un grande olmo, risiedono da circa un anno quattro transenne. Annunciano – tra tavole di legno e ferro arrugginito – la fondazione di una statua: la statua – dicono – del fondatore. Di certo, è un atto di civiltà rappresentare nel cuore della sua città, per mezzo di una scultura, Giulio Antonio Acquaviva, ma, nel frattempo, il degrado ha sottratto alla parola CI-VILTÀ le prime due lettere. La viltà (nel senso di “scarso valore”) di cui sopra, si contrappone allo zelo e alla generosità dimostrati nei confronti di piazza Dalmazia, scacchiere cittadino, e del simulacro a forma di pedone. E, forse, la vera SUMMA (nel senso di “nocciolo” della questione) è proprio questa!
La storia di un Comune è anche la storia della relazione tra i cittadini e l’ambiente in cui vivono: alberi, piazze, spiagge, orizzonti… alimentano una fitta rete di significati simbolici. “Ieri”, l’abbattimento frettoloso e, molto probabilmente, evitabile, di un albero secolare, un simbolo per coloro che sono nati e cresciuti all’interno del Centro Storico (e non solo per loro), e oggi, un piede di ferro transennato, hanno alimentato e continuano ad alimentare un senso profondo di precarietà.

Unione Popolare Giulianova

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