“Non si può incatenare il sole. Storie di donne nelle carceri iraniane”
di Puoran Najafi e Hengameh Haijassan
(Ed. Menabò prefazione Dacia Maraini)
Doppio appuntamento 7 marzo ore 18: 00, Pescara, Libreria Mondadori
8 marzo ore 17: 30, L’Aquila, Libreria Colacchi
Ortona – Edizioni Menabò organizza un doppio appuntamento con Esmail Mohades curatore del libro Non si può incatenare il sole. Storie di donne nelle carceri iraniane scritto da Puoran Najafi e Hengameh Haijassan. Martedì 7 marzo alle ore 18:00 alla libreria Mondadori a Pescara e mercoledì 8 marzo, in occasione della festa della donna alle ore 17:30 nella libreria Colacchi a L’Aquila.
L’evento vuole porre attenzione sulla situazione politica in Iran che vede le donne vittime del regime islamico com’è accaduto a Mahsa Amini, ma anche in prima linea a difendere i loro diritti nei movimenti di protesta. Negli anni Ottanta con le coraggiose Hengameh e Puoran lottavano contro il regime e subivano violenze e torture nelle carceri iraniane, come raccontano nel libro Non si può incatenare il sole. Storie di donne nelle carceri iraniane. Le due donne iraniane non avevano mai avuto la possibilità di fare politica perché il regime dittatoriale dello sciah non lo consentiva. Con la rivoluzione del 1979 hanno trovato l’occasione di partecipare alle vicende del loro Paese e sono diventate attiviste politiche. Nelle memorie di queste donne musulmane, una uccisa dalla ferocia dell’integralismo islamico e l’altra viva e tuttora combattente, la parola Libertà ha un posto privilegiato.
“Oggi come allora la rivolta è politica. Il disastro economico o il velo obbligatorio sono solo la cornice dentro la quale si esprime il desiderio di sempre alla libertà, all’autodeterminazione e al diritto ad una vita dignitosa” – afferma Esmail. “Se il Novecento in Iran è finito con la grande rivoluzione iraniana, il terzo millennio inizia con la rivoluzione e la leadership delle donne. Non è un caso che in tutto il Novecento, sin dagli albori, le donne iraniane hanno assunto un ruolo importante nelle battaglie di libertà; non è un caso che il regime khomeinista per reprimere la società abbia iniziato dalle donne; non è un caso, perciò, che, di fronte alla misoginia del regime khomeista, il ruolo e il sacrificio delle donne sia diventato determinante.
Il vento della democrazia si fa sentire in Iran e il bisogno rivendicato della separazione tra religione e Stato toglierà l’alibi a chi vuol ridurre la questione mediorientale ad una guerra di religione. No, Non si può incatenare il sole. Non si può soffocare per sempre il desiderio di libertà”.
Esmail Mohades nato a Teheran il 23 agosto 1957 tra il ‘78 e il ‘79 partecipa, insieme a milioni di Iraniani, al movimento di protesta contro la dittatura dello sciah. Dopo l’insediamento del regime islamico si reca in Italia dove si laurea in ingegneria all’Università degli Studi di L’Aquila. Vive e lavora in Italia. Scrive articoli in italiano e farsi sull’Iran e sul Medioriente per giornali e riviste; traduce testi dall’italiano al persiano.
Francesca Rapini