Dalla poderosa opera di bonifica alle creazione del distretto orticolo più importante d’Italia passando per la riforma agraria e le guerre contadine. Sono i tratti più salienti della storia del Fucino, raccontati oggi pomeriggio dal professor Costantino Felice, che, nella sala Irti di Avezzano, ha ripercorso aspetti sociali, economici, culturali e politici della conca intermontana meglio conosciuta come “orto di Italia”, la cui “storia esemplare” è custodita da oggi nell’omonimo testo a firma del professore di origini vastesi.
Storico di economia tra i più conosciuti e apprezzati d’Italia, Costantino Felice, 78 anni, ha presentato il volume edito da Donzelli di fronte ad un pubblico di imprenditori, autorità e semplici cittadini nell’incontro promosso da Coldiretti L’Aquila e dal Comune di Avezzano e accreditato dall’ordine dei giornalisti. In una sala gremita e colorata dalle immancabili bandiere gialle, c’erano il sindaco Gianni di Pangrazio, lo storico dell’economia Sergio Natalia che rappresentato in sintesi i tratti più salienti della storia del Fucino, l’imprenditore Franco Paris che ha portato la sua emozionante testimonianza come coltivatore e il direttore di Coldiretti L’Aquila Domenico Roselli.
“Un evento per capire, partendo dal passato, lo sviluppo del territorio più agricolo d’Abruzzo – ha detto Roselli che ha introdottO l’incontro – un territorio che conta ben 13mila ettari di terra coltivata ed è oggi un punto di riferimento economico per il sistema agroalimentare italiano”. Da qui il dipanarsi degli interventi programmati e la relazione dell’autore. Che si è soffermato sul prosciugamento e la bonifica del lago definendoli “un’opera ingegneristica di altissimo livello scientifico e tecnico, senza pari in Italia” e ha ribadito che il Fucino è stato l’epicentro della riforma agraria del 1950 e, come tale, l’area di inizio della modernizzazione agricola, della fine del latifondo e dei più alti livelli di maturità politica e sindacale. In una altre parole, una storia esemplare e ben più dinamica di quella dipinta da Ignazio Silone”.