Pasquale Baiocchi, il re dei fuochi d’artificio
“La Macchina del Tempo”, nuova rubrica Rai di Paolo Pacitti con lo scrittore e sceneggiatore abruzzese Peppe Millanta, riprese e montaggio di Giuseppe Giannotta, propone una nuova puntata volta alla conoscenza di un personaggio di Città Sant’Angelo (Pe): Pasquale Baiocchi, il re dei fuochi d’artificio. Nato nel 1847 fin da piccolo mostra la sua passione per la polvere pirica; dopo le feste religiose, addirittura, raccoglieva i candelotti inesplosi per studiarli e farli esplodere.
“Una passione la sua – spiega Millanta – messa da parte a 19 anni quando parte per seguire Giuseppe Garibaldi: spesso con la polvere dei proiettili inesplosi dei nemici si divertiva a realizzare fuochi d’artificio per alleviare la tensione dei suoi commilitoni, accendendo la loro notte”.
Terminata la guerra, torna a Città Sant’Angelo dove impianta uno stabilimento pirotecnico tutto suo e da qui grazie ai suoi fuochi innovativi ottiene grande popolarità vincendo gare in Italia e all’Estero: persino Edmondo De Amicis, autore del libro “Cuore” lo cita nelle sue pagine definendolo “l’artista del fuoco”.
Durante la festa di San Cetteo del 1893 Baiocchi decide addirittura di “sfidare il cielo”: come da tradizione Pescara Vecchia addobbata a festa, era piena di gente in attesa dei “fuochi di mezzanotte” ma alle ore 20.00 mentre le bande musicali si sfidavano, si alza un forte vento e viene giù un temporale inatteso. Pasquale Baiocchi decide di intervenire ed inizia ad accendere delle forti bombe da sparare verso il cielo nel tentativo di spaccare la nuvola ma non riuscendo prende una decisione estrema: accende un bengala ed incendia tutte le cassette sparando in aria centinaia di fuochi d’artificio nel tentativo di salvare la festa mentre in cielo era evidente una battaglia che durò circa 20 minuti tra fulmini e pioggia da una parte e fuochi d’artificio dall’altra e secondo la cronaca del tempo, Pasquale riesce davvero a spaccare la nuvola permettendo alle bande di tornare a suonare.
Sono stati tanti altri i suoi successi fino al 10 luglio 1907, giorno in cui il suo stabilimento esplode per l’imprudenza di un suo dipendente e così l’uomo che aveva trasformato il fuoco in arte, moriva nello stesso fuoco distruttore lasciando però una scia perché a Città Sant’Angelo ogni anno viene indetto un concorso nazionale per spettacoli pirotecnici in suo onore, a ricordo dell’uomo che dipingeva il cielo.
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