Cultura & Società

Luca Nannipieri, Vittorio Sgarbi, Il David di Michelangelo con fucile

Oggi sul Giornale il saggista Luca Nannipieri e il critico Vittorio Sgarbi riflettono, da diverse posizioni, sul David di Michelangelo che impugna un fucile, fotomontaggio di una riuscita campagna pubblicitaria di armamenti. 
Ecco qui sotto un ampio stralcio dal pezzo di Nannipieri, mentre in allegato i pezzi di Sgarbi e Nannipieri:
 

Esigere che una pubblicità o un’opera sia consona e rispettosa verso i totem dell’arte che sfrutta o sbeffeggia è quanto di più sciocco possa esserci. Basta guardare la storia dell’ultimo secolo e si capisce benissimo. E’consona e rispettosa la Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp? E la Gioconda di Botero, che è obesa, rispetta “la dignità culturale” dell’opera di Leonardo? E Salvador Dalì che realizzò la Venere di Milo traforandola di cassetti è consona alla scultura originaria? Sul Giudizio Universale della Cappella Sistina si sono sbizzarriti decine di generazioni di pubblicitari, ritrattisti e vignettisti; sulla Creazione di Adamo, sempre di Michelangelo, si sono viste le sperimentazioni più inaudite e urticanti; la Notte stellata di Van Gogh, ospitata al Museum of Modern Art di New York, è servita ad uno spot della televisione pubblica tra una reclame di detersivi e una di colla per dentiere; il celebre quadro giovanile di Pablo Picasso, “Scienza e carità”, che mostra un morente sul letto è stato parodiato molte volte, nell’ultima delle quali il moribondo aveva la faccia di Berlusconi e sopra il capezzale capeggiava il ritratto di Bettino Craxi. Avete per caso sentito il Museo Picasso di Barcellona chiedere danni per l’insulto? E il Vaticano si è per caso risentito quando i Simpson hanno trasformato la Pietà di Michelangelo nella Pietà di Homer e Marge?   

Utilizzare, dissacrare, irridere o sfruttare oculatamente un’opera feticcio della storia dell’arte significa nient’altro che innalzare la sua forza simbolica; tanto più il David di Michelangelo viene riprodotto in statuine kitsch, in cartoline, in campagne pubblicitarie shock, e i suoi preziosi genitali stampati allo sfinimento su magliette e mutande, quanto più quell’opera smette di essere puro patrimonio storico-artistico e diventa un’immagine icona che sopravanza i poteri stessi delle autorità competenti alla sua tutela.

Le opere feticcio devono essere garantite nella loro integrità fisica, e per questo servono tutori e soprintendenti. Ma sulla loro valenza simbolica e sulla loro immagine non ci può essere nessun funzionario di Stato, nessun intellettuale o assessore del Comune che ci educhi e ci dica cosa è consono e rispettoso.

Cristina Teodora

Organizzazione Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino

www.lucanannipieri.com

www.centrostudisansavino.it

organizzazione@centrostudisansavino.it

info@centrostudisansavino.it  

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