Cultura & Società

Sul quotidiano Il Giornale l’analisi del saggista Luca Nannipieri sulla Riforma Renzi

del Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo, presentata ieri dal Ministro Dario FranceschiniIn allegato il pdf dell’analisi, qui sotto il testo.

La riforma del Mibact, proposta da Franceschini, va obiettivamente nella direzione che auspichiamo da tempo, ovvero ridurre il potere di comando delle soprintendenze e far sì che i musei siano anche occasione di profitto, perché questo si traduce in maggior occupazione, maggiore possibilità di progetti e sperimentazioni, maggior dialogo con il territorio.

Detto ciò, questa riorganizzazione del Ministero non funziona, perché lascia sostanzialmente in piedi il Codice dei Beni culturali, che è la vera roccaforte legislativa che i soprintendenti utilizzano per legittimare il loro potere e i loro veti.

Si può avere il manager più bravo del mondo a capo di un museo, ma se la legge dice, agli art.20, 48 e 65 del Codice, che, anche solo per spostare un quadro di un centimetro o mandarlo all’estero, bisogna scrivere una lettera al soprintendente, ed egli entro 30 giorni, che poi passano mesi, deve dare un parere (che può essere negativo), lo capisce anche un bambino che è una procedura lenta e cavillosa. Come conseguenza si apriranno contenziosi e ricorsi, perché i poteri del manager e del soprintendente diventano facilmente concorrenti e non collaborativi.

Inoltre assegnare alla Direzione dei Musei la facoltà di decidere tariffe, ingressi e servizi museali significa, ancora una volta, centralizzare le decisioni, mentre invece la vera riforma potrà avvenire soltanto quando i musei stessi saranno liberi di scegliere i costi d’ingresso, i progetti e le spese interne, senza che vi sia un ente superiore, a conduzione statale, che ne determina le linee guida e gli indirizzi.

Nonostante le buone intenzioni e una chiara influenza del metodo manageriale di Mario Resca, la riforma Franceschini, proprio perché crea poteri conflittuali (manager/soprintendente, direzione generale/autonomia del museo) rischia di congestionare di più il sistema invece di snellirlo.

 

Elisabetta Schiavi

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