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Teramo. Enrico Melozzi (Teramo,1977) Compositore, violoncellista. Di Carina Spurio di Carina Spuri

Enrico Melozzi (Teramo,1977) Compositore, violoncellista.

di Carina Spurio

Lo contatto su facebook. Ormai “la piattaforma sociale” ci possiede tutti. Gli chiedo se posso fargli un’intervista. Risponde dopo qualche giorno chiedendomi come intendo strutturare le domande, perché ciò che si legge di lui online è standard. In una email successiva gli chiedo di avere fiducia in me. Sento che non ne ha e la cosa mi elettrizza. Qualche giorno dopo, il noto violoncellista e compositore teramano, risponde alla mia email contenente il file delle domande: “bellissima intervista quasi commuovente…ora ci penso e poi ti scrivo tutto… grazie mille…a prestissimissimo poetessa!” Sorrido.

L’anagrafe ti vuole nato a Teramo senza uno spartito che ti annunci e senza nemmeno il sospetto di una predestinazione. E invece, sei venuto al mondo con un tuo progetto, guidato dal tuo personale genio. La tua vocazione si esprime durante l’adolescenza. All’età di 12 anni ti allontani dallo sport forzatamente e dal tuo maestro di vita Tiberio Cianciotta. Non avresti mai creduto che la musica sarebbe stata la tua vita. Racconta…

Nessuna predestinazione sicuramente, anche se qualche indizio c’era. Mio nonno materno Mimì D’Ignazio era un bravissimo chitarrista classico autodidatta, ma non professionista. Non l’ho mai conosciuto. Mentre mio padre Tino ha cantato nel coro Verdi di Teramo. Anche mia madre Franca è sempre stata appassionata di musica ma niente di più. Mia sorella suona discretamente la chitarra ancora oggi. Poi arrivo io, che ho sempre cantato e fischiato dalla mattina alla sera, ma di certo nessuno si sarebbe mai aspettato in famiglia che sarei diventato un musicista. Il primo rimprovero a scuola lo presi il primo giorno di scuola. Perchè stavo fischiando in classe. Tornato a casa mi lamentai del fatto che la scuola non mi piaceva, perchè “non si poteva nemmeno fischiare”. Un giorno ricordo che vennero a fare i provini per il coro di voci bianche. Molti bambini della mia classe furono presi subito. Cantavano tutti “Fra’ Martino Campanaro”. Io decisi di cantare “Baby I Love You” dei Bee-Hive, il gruppo rock del cartone animato “Kiss Me Licia”. Non fui preso al coro di Cinzia Cantoresi. Che forse pensò che avrei destabilizzato il gruppo. Aveva ragione. Allora chiesi a mia madre se mi faceva suonare il pianoforte. Avevo 8 anni. Mia madre subito mi iscrisse a lezioni di pianoforte e ne affittò uno da Della Noce, ma la cosa proprio non mi scendeva giù. Non mi piacevano i pezzi che mi facevano suonare, mi irritavo al solo pensiero di studiare solfeggio. Sentivo intorno a me un mondo pieno di polvere e di dogmi. Lasciai un paio di anni dopo. Mi dedicavo con passione sfrenata allo sport, nel quale riuscivo bene in diverse discipline. Risultai il secondo “Ragazzo più veloce di Teramo”, vincevo sempre ai “Giochi della Gioventù”, nel salto in lungo, staffetta, corsa. Maratona. Il mio maestro era Tiberio Cianciotta. Lui mi ha insegnato le regole della vita e dello sport. E io ogni giorno frequentavo la palestra, marinando il catechismo, e d’estate andavo al campo scuola. Mi allenavo. Poi fui costretto a lasciare tutto, come dici tu: forzatamente. Il 31 luglio del 1988 una motocicletta mi investì nei pressi del lungomare di Giulianova. Riportai tante fratture, e tanti altri problemi. Da qui la mia cicatrice in fronte che mi caratterizza. Dopo un paio di anni passati sulla sedia a rotelle tra gli ospedali del centro Italia ripresi regolarmente la scuola.

Ingmar Bergman all’età di  7 anni, desiderava di ricevere in regalo un proiettore, dopo che i suoi genitori lo avevano portato al cinema per la prima volta. In un passo della sua biografia si legge: “Tutto è cominciato di lì. Mi prese una febbre che non mi ha mai piu’ lasciato. Dopo 60 anni ho ancora quella febbre.”

L’incontro della tua musica con le immagini avvia una catena di eventi, ciascuno ha spinto al successivo. Anche Enrico nel durante sentiva quella febbre?

Alla Zippilli una professoressa di musica, una supplente di cui non ricordo il nome, ci fece vedere il capolavoro di Milos Forman “Amadeus”. La vita di Mozart mi sconvolse letteralmente, e da quel momento alla Zippilli tutti mi chiamarono “Melozart”. Poi sono cresciuto sperando di diventare un musicista, sapendo dentro di me che forse era impossibile. Decisi di iniziare gli studi di violoncello perchè al Braga non mi presero nemmeno lì. Infatti io volevo studiare la tromba. Ma non fui preso perchè mancino (giuro che è vero!). Allora “ripiegai” sul violoncello, strumento che ho però amato da subito, e gli ho dedicato tanto tempo e passione. Poi ritentai la sorte anche al Coro di Cinzia Cantoresi. Fui preso anche lì. E ci trascorsi tanti anni. Terminati gli studi al Liceo Classico, senza nemmeno il diplomino di solfeggio, decisi di non iscrivermi all’università, perchè volevo solo fare la musica. E’ così ho fatto. Per fortuna poi mi sono accorto che avevo fatto bene. Ma l’incertezza nei primi tempi regnava sovrana, e le difficoltà sono state molte. Ma sentivo dentro che la musica mi riusciva bene. Mi sentivo a mio agio. Finito il liceo Classico decisi di lasciare anche il coro. E ne ricordo l’ultimo concerto, dove diressi 2 corali a 4 voci che avevo composto alla maniera di J.S.Bach. Mi anche iscrissi a composizione a Pescara e facevo su e giù con la littorina. Poi due incontri pazzeschi: Michael Riessler in Germania che mi ha aperto gli occhi, e mi ha insegnato il mestiere e l’artigianato che si nasconde dietro all’arte; e Federico Savina, l’ingegnere del suono di Fellini, Mina, Antonioni, Rota, Morricone…(e tanti altri…) che mi ha insegnato tutti i segreti del suono cinematografico. Da quel momento ho capito che gli incontri non si fanno a caso, e ho rispettato il mio destino.

Dalla provincia all’ Inghilterra, poi: Roma, Teramo, Bonn e ancora Teramo, con una sinfonia concertante dedicata alla tua città. Sembra che il tuo essere eseguiva solo ciò che poteva essere come se fosse necessario. Ciò che poteva essere segue il rischio, il quale, una volta stabilito, viene deciso immediatamente. Dentro di te hai sentito di piu’ il rischio o la predestinazione?

Entrambi. La predestinazione forse può sembrare un po’ esagerato, ma una specie di senso del dovere nel cambiare le cose lo sento in maniera profonda. Spesso ho sentito dire “Ma chi c’è dietro Melozzi?”, “Chi protegge Melozzi”…la risposta è “c’è dietro solo una grande passione, un lavoro incessante, una lunga schiera di collaboratori miei coetanei validissimi”. Il caso ha influito moltissimo. Quella serie di concerti li ricordo con affetto perchè mi ritrovai a suonare nella casa natale di Beethoven, e poi poco dopo al Duomo di Teramo, dove fu messa in scena la prova generale per una rivoluzione culturale Teramana. Di lì la fondazione di Nuove Armonie, che in un certo senso ha caratterizzato anche la mia poetica musicale. C’è chi dice che la mia sinfonia rispecchia i diversi momenti della battaglia di Nuove Armonie. E io appoggio questa lettura. Anche se in realtà si ispira ai testi dell’Apocalisse, e per certi versi ogni rivoluzione è un’Apocalisse.

Tra mille frasi ricorrenti, nelle tue interviste leggo che hai lavorato molto e con passione. Secondo te la passione avverte la fatica?

La passione non avverte la fatica nella maniera più assoluta. La passione trasforma il lavoro in un gioco, e se il gioco è bello, diventa difficile trovare un bambino che smetta di giocare.

Ti muovi tra diversi generi e stili, dalla musica classica al jazz, dalla musica contemporanea alle particolari forme di improvvisazione. In realtà quale stile senti tuo?

Il mio istinto primordiale è e rimane quello classico, o neo-classico. Conosco tantissimi stili musicali perchè sono un ascoltatore curioso ed aperto, e considero tutti questi diversi stili come tanti colori sulla mia tavolozza di note. Ho comunque un interesse crescente per la musica meccanica e “…a manovella”.

Nel prossimo futuro, intendi ancora regalare le tue composizioni alle immagini, oppure da qualche altra parte di te esiste un bisogno ineludibile? Per esempio, donare la tua arte ai giovani, insegnarla, tramandarla.

Quello di tramandare qualcosa alle nuove generazioni è un’idea che mi tormenta da molti anni e che ogni giorno di più considero, visto lo stato di abbandono formativo-culturale dei poveri ragazzi che vivono a Teramo. Non sono escluse sorprese a breve, sempre se riuscirò a coniugare il mio lavoro con questo interessantissimo momento di incontro e di crescita per tutti.

C’è una domanda che avresti voluto ti facessi e che invece non ti ho fatto?

Avrei voluto parlarti di astrologia e della mia vita privata ma non me lo hai chiesto!

Enrico Melozzi (Teramo, 1977) è un compositore e violoncellista italiano. È considerato uno dei più rappresentativi artisti Abruzzesi.

Si diploma in violoncello e parallelamente studia composizione in Italia sotto l’influenza di Franco Piersanti, Luis Bacalov (presso la Scuola Nazionale di Cinema) e Ennio Morricone, mentre in Germania approfondisce la musica contemporanea con Michael Riessler, di cui diventa assistente nel 1999. Le sue esperienze musicali costituiscono un ventaglio molto ampio che ricopre praticamente tutti i generi musicali. Nel 2005 la sua opera multimediale “Oliver Twist” viene eseguita all’Auditorium Parco della Musica di Roma, e Melozzi diventa così il primo compositore abruzzese a dirigere una propria opera nel prestigioso Auditorium capitolino.

Nel 2003 fonda con Stefano De Angelis il gruppo di musica elettronica LISMAPROJECT, che debutta a livello europeo nel febbraio 2007, eseguendo la colonna sonora del film restaurato Hamlet (1921) con Asta Nielsen di fronte alla meravigliosa platea del teatro Volksbühne, durante il 57° Festival di Berlino.

Sempre nello stesso anno fonda l’etichetta discografica Romana CINIk.

Nell’ambito dei festeggiamenti per la riapertura del Duomo di Teramo dopo tre anni di restauri, il 25 ottobre 2007 ha diretto la sua Sinfonia Concertante dal titolo “Il nuovo Tempio”, per organo, orchestra d’archi e percussioni.

Sempre più frequentemente si dedica alla composizione di colonne sonore per il cinema.

FILMOGRAFIA COMPLETA:

“Il Viaggio di Kalibani” di Alessandro De Michele (post-production)

“L’Uomo Fiammifero” regia di Marco Chiarini

“Colpa Nostra” di G.Caporale e W.Nanni

“Malitalia” di L. Aprati

“Il Gioco”  regia di  Adriano Giannini

“La Casa Sulle Nuvole” regia di Claudio Giovannesi

“Fratelli D’Italia” regia di Claudio Giovannesi

“Diario di Un Curato di Montagna” regia di Stefano Saverioni

“Le cose in te nascoste”  regia di Vito Vinci

“Hamlet” (1921 – restaured version 2007) di Asta Nielsen

“La Madonna della Frutta” regia di Paola Randi

“Rosso di sera” regia di Ivan Silvestrini

“Mater Natura”     (additional composer) regia di Massimo Andrei

“Esercizi di Magia” regia di Marco Chiarini

“Lo Spazzolino da denti” regia di Marco Chiarini

“Là Fuori” regia di Cristian De Mattheis

“MunnezzaMonAmour” regia di Michele Carrillo

“Dediche D’Amore” regia di Alessandro Merluzzi

Awards

* NASTRO D’ARGENTO MIGLIOR CORTOMETRAGGIO 2009 – IL GIOCO DI ADRIANO GIANNINI.

* B.A.F.F. , BEST ORIGINAL SOUNDTRACK, 2009, LE COSE IN TE NASCOSTE DI VITO VINCI COMPOSER LISMA PROJECT (ENRICO MELOZZI E STEFANO DE ANGELIS)

* BEST ORIGINAL SOUNDTRACK – ROMA VIDEOCLIP 2009. LA CASA SULLE NUVOLE

* DAVID DI DONATELLO, BEST FILM (NOMINATION), 2010, L’UOMO FIAMMIFERO

* DAVID DI DONATELLO, BEST DOCUMENTARY FILM (NOMINATION), 2009, DIARIO DI UN CURATO DI MONTAGNA DI STEFANO SAVERIONI

* DAVID DI DONATELLO, BEST SHORT FILM (NOMINATION), 2009, LA MADONNA DELLA FRUTTA DI PAOLA RANDI

* ARRIVANO I CORTI, BEST ORIGINAL SOUNDTRACK, 2006, DEDICHE D’AMORE DI ALESSANDRO MERLUZZI

* CORTO D’ANZIO, BEST ORIGINAL SOUNDTRACK, 2006, DEDICHE D’AMORE DI ALESSANDRO MERLUZZI

* FESTIVAL DI CASTEL GANDOLFO, BEST ORIGINAL SOUNDTRACK – LA’ FUORI DI CHRISTIAN DE MATTHEIS, 2007

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One Comment

  1. Melozzi…..una persona così xxxxxx, così sgradevole, il primo a non capire niente di musica! Senza parole!

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