Cultura & Società

Teramo. AMERICAN GOTHIC L’incubo della Storia riflesso nello specchio del cinema USA.

SPAZIO TRE                                       Università degli Studi

Scena d’Autunno                                      di Teramo

XX edizione  2014

 

 

Sei grandi classici del cinema per rileggere in maniera fanta-horror i  momenti critici del ‘900

Martedì 18 novembre ore 21,00

Sala delle lauree della Facoltà di Scienze della comunicazione

Campus Coste Sant’Agostino

 

L’UOMO INVISIBILE

(The Invisible Man) Usa, 1933 –  Regia: James Whale – Sceneggiatura: R. C. Sherriff (dal romanzo omonimo di H. G. Wells) – Fotografia          Arthur Edeson, John J. Mescall – Montaggio Ted J. Kent- Musiche: Paul Dupont, W. Franke Harling, Heinz Roemheld – Produttore: Carl Laemmle Jr. – Casa di produzione: Universal Studios

Interpreti: Claude Rains, Gloria Stuart, Henry Travers, Una O’Connor

Lo scienziato Jack Griffin inventa  un siero che rende invisibili e lo utilizza per sé.  Non riesce a trovare l’antidoto e la monocaina da cui è formato il siero comincia ad alterargli mente e percezione. Si trasforma in un folle desideroso di conquistare il mondo e idea attentati ed omicidi.

Gli effetti speciali di John Fulton e John Mescall, pura avanguardia anni ’30, sono il segno (in)visibile di una parabola fanta-horror Universal, lo  studio hollywoodiano più specializzato nella vita dei mostri. Il romanzo di Wells, pubblicato nel 1897 (ma scritto ben sedici anni prima), metteva in guardia contro la rivoluzione industriale, la tecnologia disumanizzante, la pericolosità di nuovi media come la radio (percepita come voce senza corpo, quindi come voce proveniente da altro mondo, suggestiva e manipolatrice). James Whale, eccentrico ed ironico poeta della diversità e della follia (suoi Frankenstein e The Old Dark House), è attratto in primis dal personaggio del mad doctor, visto come simpatico e anche maldestro ribelle. Allo stesso tempo sa che quella medesima follia si aggira, potente e violenta, in Europa e nel mondo. E il suo film finisce per diventare un ritratto dei dittatori dell’epoca, visti con sguardo atterrito e allo stesso tempo sfumato. Il suo Jack è qualcosa che c’è ma non si vede: una vittima carnefice. Ispira pietà, ma è pericolosissima.

 

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