Domenica 21 dicembre, alle ore 17.30, presso il Museo Civico Basilio Cascella (viale Guglielmo Marconi 45, Pescara), si terrà l’anteprima della presentazione del catalogo “ABRUZZO – Il sapore della scoperta: viaggio nella cultura enogastronomica abruzzese” (“ABRUZZO – The taste of discovery: a journey through the wine and food culture of Abruzzo”), Edizioni Noubs.
Interverrà in qualità di moderatore Pasquale Tritapepe; parteciperanno inoltre gli autori del volume.
Il catalogo, a cura di Antonio Di Loreto, si compone di oltre un centinaio di foto di paesaggi abruzzesi, scattate da Franco Ceccarini e Antonio Di Loreto, e di una serie di saggi brevi di Monica Andreucci, Gioacchino Angeloni, Domenico Colasante, Germano D’Aurelio, Tino Fortunato Di Sipio, Antonio Farchione, Vincenzo Mancinelli, Marco Manilla, Cristina Mosca, Paolo Neri, Gino Primavera, Ezio Sciarra, Francesco Stoppa, Giuseppe Tagliente, Giuseppe Tinari, tutti con traduzione inglese a fronte.
DIVERSO È BELLO
di Massimo Pamio
Con la difesa e l’esaltazione dell’antico gusto per paesaggi invisibili allo sguardo, per erbe introvabili, per intingoli e profumi riservati ad eletti dai nasi ciraniani e dai palati fini, le foto e i testi di questo catalogo mettono in scena i segreti di una regione, palco e parco di meraviglie, l’Abruzzo, fatta oggetto di invasioni, di dominazioni, dove popoli si sono mescolati, intere comunità si sono estinte o nate, in uno scambio continuo di saperi, fino a creare un nucleo di conoscenze e un modo di vivere e di socializzare, di “fare comunità” di cui gli attuali residenti sono inconsapevoli ultimi destinatari, o eredi. Il patrimonio che intere civiltà hanno lasciato ai posteri consiste in una parola sola: nel rispetto, e anche nella condivisione dei saperi e dei valori che hanno presieduto alla loro trasmissione.
Fotografi e studiosi ed esperti si sono messi insieme, grazie alle capacità di aggregazione sviluppate dal curatore Antonio Di Loreto, eccellente fotografo ma anche e soprattutto persona dotata di uno spessore umano che pochi possono vantare, al fine di fronteggiare mistificazioni, falsità che la massificazione e la globalizzazione comportano a discapito dell’ingegno locale, del senso della territorialità, dell’amore per una piccola celata ricchezza, primariamente linguistica (quanti dialetti in Abruzzo, perfino in una stessa località ce ne sono diversi, tra una contrada e un’altra a volte si esprime campanilismo perché non ci si comprende linguisticamente!).
Questo testo ci vuole suggerire come l’isolamento, la separatezza e la diversità siano la vera ricchezza dell’umanità, la diversità locale per la quale milioni di anime sono intervenute, modellando la fisionomia particolare di una terra, di una comunità. Che cos’è l’abruzzesità se non la ricerca di quell’isola che si è formata dal mare del tempo, nutrendo silenzi, amori, gioie, frustrazioni, desolazione, professionalità, tecniche, ricerca che, slabbrata, ma ancora capace di valori e orgogliosa di frutti giunti fino a noi, ci rende vivacemente curiosi, appassionati testimoni di complesse lontane scaturigini e storie? Che cos’è l’Abruzzo? E’ un racconto, che questo catalogo delinea in segni, e ci narra, riferendoci di una diversità che fino a quando riusciremo a conservarla, non ci permetterà di annoiarci.
Un amico abruzzese emigrato in Veneto mi confessò che quel che gli mancava nel nord era la frequentazione dei “matti abruzzesi”! Ebbene sì, anche la bizzarria, la follia sono elementi che arricchiscono l’umanità: diverso è bello, e se la globalizzazione un giorno dovesse renderci tutti sciapitamente uguali, quello sarebbe veramente il giorno dell’apocalisse, la fine dell’umanità. Ed è per questo motivo che io, personalmente, sono contro gli OGM, i pesticidi, l’inquinamento, le trivelle petrolifere, l’urbanizzazione selvaggia. Resistiamo per conservare quel che di buono c’è, per salvare la natura, per tramandare ai figli la bellezza del nostro piccolo ma importante paese.
Un’ultima annotazione sui suggerimenti che ci provengono da quest’opera. Per apprezzare veramente questi sapori, questi profumi, questi cibi, queste bevande, non sarà sufficiente acquistare una buona bottiglia di vino oppure cenare presso un ristorante di New York dove c’è un rinomato chef abruzzese, ma occorrerà prendere il primo aereo per recarsi in Abruzzo, per respirare il suo ossigeno, per osservare i panorami di Campo Imperatore e della Maiella e del verde mare Adriatico con i trabocchi; solo allora potremo gustare quei piatti in modo diverso, vero, ritrovando, nei gesti antichi di artigiani e di suoi panettieri, di contadini e allevatori e cuochi, le vestigia di una vita altra: perché un mondo migliore c’è, esiste, ed è qui; è il nostro Abruzzo! Venite in Abruzzo, per gustarne il sapore della scoperta…