Vi sono “parziali ma significative differenze” tra la prostituzione minorile all’estero e “il fenomeno oggi emergente in Italia”, differenze che si rilevano anche nell’atteggiamento dei minori: le vittime di tratta chiedono di “essere salvate”, i cosiddetti “indipendenti”no e abbisognano di un approccio differente. L’hanno sottolineato i rappresentanti di Ecpat (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking for sexual purposes) durante l’audizione odierna, nell’ambito dell’indagine sulla prostituzione minorile, davanti alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla (FI).”L’Italia – commenta la presidente – ha già dichiarato guerra a questo orribile crimine, con pene severe e campagne efficaci. Ora però dobbiamo rilanciare nelle scuole con iniziative di “educazione al sentimento” ed alla corretta gestione dei rapporti interpersonali, anche sul web”.
Ecpat, presente in 77 Paesi, ha descritto la situazione italiana, che coinvolge sia adolescenti stranieri che italiani, come particolarmente complessa. Gli stranieri, spesso vittime di tratta, “sono per lo più gestiti dalla criminalità organizzata”, anche se una minoranza si prostituisce “In autonomia” per sopravvivere, oltrepassare il confine e raggiungere il paese di destinazione finale. In sostanza questo tipo di prostituzione “ha caratteristiche simili alla prostituzione adulta outdoor”. Diversa, data la diversità del contesto sociale, anche la funzione della prostituzione. Rispetto all’estero – basti pensare al sud-est asiatico – “l’elemento “disperazione” è meno rilevante, la prostituzione minorile è finalizzata prevalentemente a garantire l’acquisto di beni voluttuari o comunque ad elevare il tenore di vita, non necessariamente al di sotto della soglia di povertà”. Di qui la sostanziale divergenza tra l’atteggiamento del minore “indotto a prostituirsi”, che chiede di “essere salvato” e il minore”indipendente”, che si illude di essere “libero”..
Per tutte queste ragioni uno studio adeguato del fenomeno dovrebbe prevedere l’analisi delle “dinamiche di ingresso nel mondo della prostituzione”, delle cause “palesi e latenti” sia nel caso dei minori “indotti” che in quello dei sedicenti “autonomi”, il profilo del “cliente”, la stima quantitativa del fenomeno, il monitoraggio dell’ “impatto e dell’efficacia” dell’impianto normativo.
“L’Italia –ricorda l’on. Brambilla – ha dichiarato guerra a questo orribile crimine, con norme severe e stringenti e campagne di prevenzione come quella che, in veste di ministro del turismo, ho io stessa predisposto nel 2008 contro il turismo sessuale “E se fosse tuo figlio?”. Oltre alla repressione, che non può mancare, oggi abbiamo bisogno soprattutto di iniziative di informazione e di “educazione al sentimento”, da veicolare attraverso la scuola, per insegnare agli adolescenti ad aver rispetto di se stessi e del proprio corpo e come relazionarsi correttamente con gli altri, anche sul web, troppo spesso “incubatore” della prostituzione minorile”.
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