Abbiamo appreso dalla stampa con incredulità ed indignazione queste parole pronunciate dal Presidente del Consiglio Comunale di San Salvo Eugenio Spadano sull’esondazione del torrente Buonanotte e sulla grave emergenza che sta attraversando il nostro territorio “C’erano due milioni di euro che la Regione anni fa aveva messo a disposizione del Consorzio di Bonifica per la manutenzione del torrente, che doveva essere ripulito. Ad oggi solo il 20% della sede del torrente è libera, l’80% invece è ostruita. I lavori, però, sono stati bloccati, perché gli ambientalisti hanno fatto ricorso per delle tartarughe che vivono tra la vegetazione e il tribunale ha fermato i lavori. E questi sono i risultati”. Accuse strumentali e generiche, che offendono indistintamente, sparando nel mucchio, tutti i cittadini che s’interessano e s’impegnano per il territorio nel quale vivono cercando di contribuire con le proprie competenze a migliorarlo. Il senso civico e l’amore per la propria terra diventano incredibilmente delle colpe. E che questo venga da un rappresentante istituzionale, che dovrebbe parlare a nome dell’intera cittadinanza (e quindi anche di coloro che credono nella difesa e tutela dell’ambiente) è ancor più grave.
La tartaruga citata dal Presidente del Consiglio Comunale Eugenio Spadano è stata preziosissima in passato per la difesa e valorizzazione del litorale di San Salvo. Proprio dopo un incontro che l’amministrazione di San Salvo tenne anche con il WWF, e grazie alla presenza della tartaruga oggi accusata di aver evitato la pulizia del torrente Buonanotte, se ne evitò la cementificazione. Una scelta che, grazie alle capacità auto depurative del corso d’acqua, ha permesso di migliorare la qualità delle acque (e quindi di evitare “divieti di balneazione” in quel tratto) ed ha dato un contributo decisivo alla ripetuta assegnazione in questi anni delle “Bandiere Blu”.
Incredibile che, quando si affrontano le questioni ambientali, la classe politica non abbia mai colpa. La responsabilità è sempre altrove. Non è e non può essere così. Sarebbe pura demagogia strumentale. Gli ambientalisti non hanno alcun potere giuridico e non possono bloccare nulla. Non sappiamo a quale ricorso si riferisca il Presidente del Consiglio Comunale di San Salvo ma, alla luce di quanto lui stesso dichiara, ci domandiamo perché non abbia posto alcun interrogativo o dubbio a chi ha progettato quell’intervento. In ogni caso un ricorso al TAR totalmente infondato viene rigettato e non permette nessuna sospensiva o blocco di alcun lavoro. Se c’è una cosa invece che gli ambientalisti nei decenni hanno fatto e continueranno a fare è quella di interrogarsi, porre dubbi, studiarsi carte, capire se e come i soldi di tutti i contribuenti vengono spesi per tutelare il bene comune. Se questo non avviene, non è colpa di chi denuncia ma di chi sbaglia (lì dove errori ci sono …). E non è quello degli ambientalisti un capriccio o un torto ma un preciso dovere civico. La storia di questa regione (dalla discarica di Bussi alla petrolizzazione, dalla tutela delle acque al dissesto idrogeologico) ha dimostrato inequivocabilmente che l’esercizio di questo dovere civico, la presenza di una cittadinanza attiva, responsabile, capace di essere interlocutore (dove è servito) anche sferzante e oppositivo, ha solo migliorato il territorio in cui viviamo. Se invece di scaricare le proprie responsabilità altrove i nostri amministratori cominciassero ad ascoltare tecnici e scienziati prima di fare interventi, forse non dovremmo tremare all’arrivo di ogni nuova perturbazione.
La drammatica situazione dei nostri fiumi la denunciamo da sempre. Non è quindi colpa nostra se stiamo in questa situazione ma di chi non ci ha voluto ascoltare. Il “necrologio” dei fiumi abruzzesi è stato stilato dal WWF Abruzzo quasi vent’anni fa. Dov’era vent’anni fa il signor. Spadano? Dov’era mentre in questi anni denunciavamo i rischi della cementificazione e del costruire ovunque, anche nelle aree di esondazione dei corsi d’acqua? Dov’era mentre illustri scienziati e studiosi (anche “istituzionali”) dimostravano che l’impermeabilizzazione dei suoli e il costruire sotto il livello del mare sarebbe stato pericoloso? Se in questi ultimi vent’anni (ma, ovviamente, potremmo risalire ancora molto più indietro) un costante impegno come quello per contrastare il completamento dell’iter istitutivo del Parco Nazionale della Costa Teatina fosse avvenuto in ben altra direzione ora la costa teatina e l’Abruzzo non si troverebbero davanti ad un disastro come quello di queste ore.
Arci Provincia di Chieti
WWF Zona Frentana e Costa Teatina
Associazione Antimafie Rita Atria
PeaceLink Abruzzo