Abruzzo

SCUOLA, D’ONGHIA: “RIPENSAMENTO SULLA STORIA DELL’ARTE” BRAMBILLA: “PIU’ IMPEGNO DELLA SCUOLA PER FARE CONOSCERE AI GIOVANI IL PAESE”

 

 

L’intento del governo, anche attraverso la riforma della scuola, è rafforzare le competenze degli studenti “nei settori della pratica del fare artistico e della conoscenza del patrimonio, materiale e immateriale,” del Paese. Lo ha detto il sottosegretario all’Istruzione Angela D’Onghia durante l’audizione davanti alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, nell’ambito della indagine sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale. “La scuola – ha detto la presidente Brambilla – deve impegnarsi per favorire lo sviluppo della specifica sensibilità nei minori al fine di consentire loro la consapevole fruizione dei beni artistici e culturali. É un dovere per un paese che vanta un patrimonio di eccellenze artistiche e monumentali ineguagliabile e troppo spesso non riesce a valorizzarlo”
E’ ormai avviato un ripensamento sul ruolo dell’insegnamento di Storia dell’arte, incredibilmente compresso nel Paese che vanta il maggior “giacimento” mondiale di beni archeologici e d artistici. “Ci sono – ha spiegato il sottosegretario D’Onghia- istituzioni scolastiche di istruzione secondaria superiore, in particolare Licei classici e artistici, che hanno adottato l’educazione al patrimonio artistico come chiave di lettura dell’intero curricolo, attribuendole il ruolo aggiuntivo di educazione sociale e di costruzione di una sensibilità ad hoc che pone il cittadino nella condizione di interpretare e custodire le testimonianze di civiltà, pur senza sottovalutare le tensioni vitali verso un rinnovamento, una rielaborazione, un superamento di tradizionali forme di conoscenza con l’ausilio delle nuove tecnologie. Risulta evidente, invece, che negli indirizzi di studio nei quali la Storia dell’arte non è prevista o appare come marginale (un’ora o due alla settimana), questo compito educativo diventa difficile e complesso, specie se confinato nelle ore dedicate e non declinato in unità didattiche interdisciplinari che trattino i quadri, gli edifici, i brani musicali, i manufatti vari, come occasioni di fruizione e testimoni di una rinnovata capacità di pensare ad una società in cui il “bello” e la possibilità di comprenderlo e interpretarlo divengano centrali nella vita del Paese”.
Colpisce, tra l’altro, che sia stato compresso e ridotto l’insegnamento della storia dell’arte negli istituti turistici e che la scuola non si sforzi di più, per esempio attraverso lo strumento delle “gite” scolastiche, di far conoscere ed apprezzare le bellezze dell’Italia. “Troppo spesso – ha sottolineato la presidente, ex ministro del Turismo nel governo Berlusconi IV – le gite d’istruzione hanno come metà città straniere, mentre ampie zone del Paese, penso soprattutto al mezzogiorno, sono poco o per niente conosciute dai nostri ragazzi. Non dimentichiamo, che l’offerta culturale rappresenta una delle maggiori risorse della nostra industria turistica”.
Incoraggianti, invece, i dati sull’iniziativa “Carta dello Studente”, per promuovere l’accesso alla cultura, realizzata dai ministeri dei Beni culturali e dell’Istruzione: un milione i giovani iscritti al sito e 350 mila i contatti alla settimana.

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