Abruzzo

Grandi e inutili: gli autoporti abruzzesi nel libro-inchiesta di Fraschilla

 

Nel volume del giornalista di Repubblica sugli sprechi nelle opere pubbliche italiane  anche il caso abruzzese

 

 

Pescara –  Gli autoporti abruzzesi, da anni indicati come emblema dello sperpero di danaro pubblico, diventano un caso nazionale. Merito di Antonio Fraschilla, giornalista della Repubblica, e della sua ultima fatica, che da qualche giorno compare sugli scaffali delle librerie: “Grandi e inutili. Le grandi opere in Italia”. Il volume, edito da Einaudi (164 pagine, 17 euro), intende proporre ai lettori una rassegna di quanto – come si legge nella recensione della stessa casa editrice dello Struzzo – «Governi, Regioni e Comuni abbiano sprecato miliardi per realizzare infrastrutture e opere troppo grandi, troppo costose da gestire, di nessuna utilità per le comunità. Se gli stessi soldi fossero stati risparmiati, oggi non ci sarebbe alcun problema a garantire la cassa integrazione a un milione di operai a rischio povertà». Tra i casi citati nel volume, tra «ospedali diventati pascoli per le capre, ponti avveniristici che nessuno attraversa, impianti sportivi in piena campagna» fanno bella mostra di sé – si fa per dire – anche le quattro “cattedrali nel deserto” abruzzesi di Roseto, Castellalto, San Salvo ed Avezzano: quegli autoporti costanti decine di milioni di euro di danaro pubblico, completate, eppure mai aperte all’utenza. Nel suo volume, Fraschilla raccoglie la testimonianza del direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo: la confederazione artigiana abruzzese, infatti, in più occasioni ha puntato i riflettori della cronaca sull’abbandono degli autoporti, fino a presentare una denuncia alla Corte dei Conti. Il libro di Fraschilla rappresenta, nell’Italia degli sperperi, un’inchiesta coraggiosa su un tema, le grandi opere pubbliche, spesso invocate come toccasana per il rilancio della nostra economia; giganti che, alla prova dei fatti, spesso si rivelano invece con i piedi d’argilla. E a pagare sono i cittadini.

 

7/5/2015

 

 

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