Giulianova, In rilievo, Lettere

Giulianova. Pietro Promenzio (Comitato Spiaggia per soli umani): i tristi sussulti provocatori non ci turbano più di tanto.

Sin dal momento della sua costituzione, il Comitato  Cittadino di Volontariato “Spiaggia Libera Lungomare Rodi” che rappresento, ha perseguito con determinazione i suoi obiettivi, che consistevano e consistono essenzialmente nella salvaguardia di quello che, dall’estate  2013, è  tornato a essere il più bel pezzo di spiaggia libera di Giulianova, molto frequentata nei giorni feriali, affollatissima nei fine settimana.

Non abbiamo mai usato l’arma dell’arroganza, della scorrettezza e della maleducazione. Siamo sempre intervenuti per reagire, usando il massimo grado di educazione, a provocazioni, insulti e denigrazioni.

Spesso abbiamo taciuto per scelta e per differente approccio verso la stragrande maggioranza dei cittadini giuliesi che hanno subito e subiscono tutt’ora  atteggiamenti e comportamenti che ritengono odiosi, offensivi e arroganti.

Ci siamo opposti a una “idea”, quella di un canile sulla spiaggia,  che ritenevamo lesiva dei diritti dei residenti  al Quartiere Annunziata, pericolosa per le persone, antigienica per adulti e bambini,    e l’abbiamo avversata e combattuta con tutti i mezzi di cui potevamo disporre.

A un certo punto  ( dopo il 29 ottobre 2014 ), dopo cioè un  voto memorabile dell’assemblea dei cittadini del Quartiere Annunziata abbiamo scelto di non intervenire più, lasciando che altri gridassero alla luna.

E ci siamo seduti sull’argine del fiume a vedere cosa la corrente trasportasse.

Ci siamo astenuti molto dall’intervenire, salvo quei casi e quei momenti in cui ci siamo sentiti minacciati “ dall’idea ”,  quando bisognava fare sentire la nostra presenza e il nostro peso, tirando fuori gli artigli e la determinazione.

Al nostro comitato resta solo un grande rammarico, che è quello di non poter dire siamo stati solo noi a impedire che “ l’idea ” si realizzasse al Quartiere Annunziata, a mandarli  via.

Certo,  Il comitato “ Spiaggia Libera di Lungomare Rodi “ è stato sicuramente determinante con i suoi associati presenti alla votazione: come ho sempre asserito i numeri sono numeri e se li hai, al momento giusto devono venire fuori. I nostri sono venuti fuori, quelli degli altri no.

Quindi, grazie all’Assemblea dei cittadini al Quartiere Annunziata del 29 ottobre 2014 , compresi tutti i nostri associati  che  quella sera si sono recati a discutere e votare,  “ l’idea “ non si è potuta realizzare nel Quartiere Annunziata.

Ci aspettavamo la presenza di circa 300 residenti che avrebbero dovuto votare a favore “dell’idea “,

ma non si sono visti, con immaginabile delusione di chi li sbandierava come favorevoli.

Questa, in sintesi, la vigile  e determinata attività svolta dal nostro comitato.

Ma in questi ultimi giorni, attraverso i mezzi di comunicazione locali  (giornali e social net work) siamo stati presi nuovamente di mira e, pertanto, siamo costretti a intervenire  nuovamente, anche se ne avremmo fatto volentieri a meno

In futuro, comunque,  non credo di sprecheremo altro  tempo e parole per siffatti motivi  e persone.

A ogni azione dovrebbe corrispondere una reazione. Ma molte volte ci abbiamo rinunciato perché secondo noi il silenzio ottiene spesso  migliore effetto,  così è stato e così faremo da oggi in poi.

Non desideriamo  commentare e criticare  tutte le dichiarazioni contenuta in quella che i giornali hanno definita come “ provocazione “.

Noi, infatti,  non la consideriamo una provocazione, ma un gesto simbolico dettato dall’angoscia e dalla frustrazione, un conato  di fiele che non serviva  più trattenere perché gli eventi hanno imboccato un senso, una strada che porta molto lontano dalla spiaggia di Lungomare Rodi.

Un paio di commenti però li vogliamo fare e riguardano  il gesto del piantare bandiere il concetto di solitudine.

Gli  astronauti Armstrong e Aldrin piantarono sulla luna la bandiera americana per la  memorabile impresa  effettuata, che  fino a  quel momento era inimmaginabile.

Loro ne avevano pienamente diritto e l’onore per farlo se lo erano guadagnato.

Viceversa Reinhold Messner, il grande scalatore che conquistò molte vette, nella sua grande modestia, a proposito dell’usanza di piantare bandiere dopo una conquista, ebbe a dire, durante una intervista :  “ Io non porto bandiere, non andiamo a conquistare un pezzo di mondo per una nazione, ma andiamo per conoscere noi stessi”. E  non piantò mai una bandiera.

A Giulianova c’è qualcuno invece che va piantando bandiere qui e la, come se facesse delle conquiste, similmente ai grandi uomini di cui ho detto prima.

E il peggio è che queste bandiere le vanno a  piantare non in luoghi di conquista,  ma dove  hanno subito brucianti sconfitte.

Altro che provocazione !!

Circa il fatto di essere “ umani soli “ osserviamo che la solitudine è una  brutta rogna.

Noi del comitato “ Spiaggia libera  Lungomare Rodi”, definiti  “umani soli” in senso dispregiativo,  proprio soli non siamo. Lo si può dire, ma cose così si dovrebbero dimostrare.

Sicuramente non ci assimiliamo agli animali. Questo “privilegio” lo lasciamo ad altri.

Noi “ umani soli ” abbiamo donne e uomini accanto. Abbiamo  mogli, mariti, figli, nipoti famiglie. Abbiamo bambini.

Noi preferiamo di gran lunga guardare gli occhi dolcissimi, luminosi e innocenti dei nostri bambini .

Le nostre frustrazioni, ammettendo di averne, sono di altra natura. Si chiamano lavoro, salute, scuole, problemi sociali, pulizia, sicurezza, igiene, ecc.

Le frustrazione altrui ci dispiacciono quel tanto che basta, ma poi ci lasciano, purtroppo per loro,    indifferenti.

Noi “umani soli” non abbiamo bisogno di “crearci “ una compagnia, specie quando la nostra compagna o il nostro compagno è un sottomesso/a.

Noi con i nostri compagni/e  vogliamo parlarci  e avere risposte nella stessa lingua, vogliamo capirci e aiutarci a vicenda, vogliamo ridere e sorridere guardando i nostri bambini che corrono liberi sulla spiaggia,  in  totale tranquillità,  sicurezza fisica e igienica, lontani da ogni forma di pericolo, specie se a quattro zampe.

Tristi sussulti provocatori non ci turbano più di tanto. Li comprendiamo e ne abbiamo commiserazione, anche  se molte volte abbiamo pensato che in  ogni cosa ci dovrebbe essere un limite.

Da un po’ di tempo  a Giulianova alcuni  predicano  che gli  animali sono più intelligenti e umani degli uomini. Noi restiamo e resteremo della nostra opinione fino a quando non vedremo uno di questi “umanissimi” animali portare al guinzaglio, con un bel collare al collo,  il  proprio padrone che scu ….  scodinzola  gattoni per la strada e, se di razza feroce, con  tanto di museruola.

Ci piacerebbe. Una scena così ci piacerebbe proprio.

La moda dell’animale in casa nasconde  spesso  profonde carenze  affettive, problemi di pura solitudine (soprattutto interiore )  e sono molti quelli che si illudono di risolverla adottando un animale ( o comprandolo a suon di centinaia di euro ).

Noi “ umani soli” abbiamo invece affetti familiari e amicizie  tali da non farci desiderare alcun animale, e anche quando gli animali li abbiamo, li curiamo amorevolmente senza però  perdere mai di vista il concetto che noi siamo persone e loro animali.

E allora vorremmo lanciare la nostra provocazione a questi animalisti che si intristiscono perché alcune cose non sono loro  concesse, perché non possono avere tutto.

PERCHE’ INVECE DI SPENDERE TANTI SOLDI PER ACQUISTARE, NUTRIRE  E  CURARE UN ANIMALE NON ADOTTATE UN BAMBINO POVERO O ORFANO O BISOGNOSO DI CURE, GIUSTO PER VEDERE POI QUANTO  GLI OCCHI, LO SGUARDO   E IL SORRISO DI UN BAMBINO FELICE SONO PIU’ DOLCI E BRILLANTI DI QUELLI DI UN ANIMALE.

Pietro Promenzio

 

 

Dato che dal mio ultimo intervento non ho avuto ( o non ho cercato ) occasione per sottoporre ai lettori un secondo articolo di Massimo Fini , pubblicato sul giornale “ Il Fatto Quotidiano “  con il quale esprime nuovamente  il suo pensiero sulla moda dei cani, lo faccio ora, per stimolare la riflessione del lettori stessi ed eventualmente sentire qualche altra opinione.

Ringrazio il Dott. Massimo Fini per avermi autorizzato a rendere nuovamente pubblici i suoi articoli e auguro a tutti buona lettura.

Molto rispetto per i cani nessuno per gli umani

Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto attuativo della norma, varata nel 2010 dal governo Berlusconi, che rende obbligatorio il soccorso di “cani, gatti, ed esemplari di ogni altra specie vittime della strada”. All’obbligo corrisponde il diritto, per chi abbia caricato l’animale ferito, di suonare il clacson a manetta, di superare i limiti di velocità, di violare i segnali stradali, di utilizzare la corsia di emergenza, di compiere manovre azzardate, di infischiarsene della polizia, di mandare a quel paese i posti di blocco esibendo la vittima più o meno agonizzante.

Conoscendo la fervida fantasia dei napoletani (ricorderete le magliette decorate con la cintura di sicurezza quando fu introdotto questo strumento di tortura) c’è da giurare che dal 27 dicembre, giorno in cui l’obbligo entra in vigore, saranno in molti a portarsi in macchina un gatto un po’ malconcio. Per i camorristi sarà un fescennino. “Alt, polizia!”. “Ma non vede, brigadiere, che ho a bordo un gatto appena investito? Se non lo porto subito in un ambulatorio specializzato passo l’anima dei guai”. “Mi scusi, vada pure”.

Per l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, pasionaria dell’animalismo come tutte le signore-bene che non hanno altro cui pensare, viene “riaffermato un indiscutibile principio di civiltà”. Per Gianluca Felicetti della Law (Lega antivivisezionie) “è stato preso atto di un comune sentire. Siamo riusciti a far inserire il pieno riconoscimento del privato cittadino che porta in un ambulatorio una vittima non umana”. A parte l’involontaria comicità della ‘vittima non umana’ (Del topo di fogna che ci attraversa improvvisamente la strada che ne facciamo, lo portiamo al pronto soccorso a sirene spiegate? E i moscerini che si schiacciano sul nostro parabrezza? Verrà vietato l’uso del tergicristallo?) a me pare che nella nostra società ci sia una sensibilità esasperata per le vittime, della strada e non, ‘non umane’ e molto meno per quelle umane. Il che non dice nulla di buono. Mentre cani e gatti vanno in giro incappottati e impellicciati, una settimana fa al Parco Lambro, a Milano, un vecchietto è rimasto per due giorni stecchito su una panchina senza che nessuna delle numerose persone che vi fanno jogging se ne accorgesse o facesse finta di accorgersene. E per me vale sempre ciò che ha scritto Ernest Hemingway (un’amante di quella corrida che oggi si vuole abolire, dimenticando che una certa aggressività è necessaria agli uomini perché non si scannino fra di loro) in ‘Morte nel pomeriggio’: “Io sono persuaso, per esperienza e osservazione, che coloro i quali si identificano con gli animali, vale a dire gli innamorati quasi professionisti di cani e altre bestie, sono capaci di una maggiore crudeltà verso gli esseri umani di coloro che stentano a identificarsi con gli animali”.

Massimo Fini

già su Il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2012

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