Prima Alfredo detto Fred Bongusto. Un molisano che adorava il concetto di Abruzzo-Molise.Mi disse quasi urlando:”Siamo i migliori del mondo” nel suo
stretto dialetto campobassano.”. Lo intervistai a Pescara prima che si esibisse in un teatro della citta’ in uno show che mando’ in visibilio gli spettatori. Viveva a Roma perche’ il lavoro glielo imponeva,ma il suo cuore era in quella “fetta d’Italia che fa invidia al Sud e rende mervoso il Nord”.
Una voce davvero melodica che piaceva tanto alle ragazze. Gli dissi che ero a casa per un periodo di riposo ma la Rai di Pescara non mi dava tregua.Fu il direttore Tiboni a dirmi:fagli una intervista e poi dimmi se e’ piu’ facile intervistare I nostri o quelli d’oltreoceano.La risposta mi fu facile:i cantanti italoamericani sono sempre i piu’ cordiali e quando vengono intervistati da un giornalista italiano diventano quasi commoventi.
“Forse mi sbaglio” disse Fred “ma abbiamo un po’ tutti il sogno di venire a cantare in America.Gia’,il sogno Americano.Come quello di Domenico Modugno che incanto’ milioni di americani con il suo “Volare”.Subito dopo
Dean Martin (Dino Crocetti di Montesilvano) rese la canzone ancora piu’ .
popolare.
Oggi Fred Bongusto ha 80 anni e sono sicuro che e’ ricordato da milioni di italiani.
Cosi’ come e’ nella memoria di milioni di italiani il signor Gino Bartali,detto il Ginettaccio toscano.Si’,quello del “glie’ tutto da rifare” perche’ aveva capito sin da allora che molte cose da noi andavano rivedute e corrette.
Ero andato a Pescara da Giulianova per seguire la corsa ciclistica Coppa Matteotti.Avevo con me un pesante Niagra per registrar le interviste con i ciclisti, quando sentii una voce alle mie spalle:”Te’ tu sei con la Rai?” E
cosi’ comincio’ il mio piccolo sogno che avevo coltivato da bambino.Bartali e’
sempre stato il mio eroe. Parlammo del piu’ e del meno.Veramente parlo’ lui
e io ascoltavo. Senza che me ne accorgessi se era formato attorno a noi un cerchio di persone che guardavano ammirati Gino. Gli dissi che mia madre era Toscana e mio pdrew abruzzese.E cosi’,chissa’,forse per farmi piacere,mi disse che lui amava l’Abruzzo,dove durante la Guerra giungeva in bicicletta da
Firenze portando con se’ messaggi segreti che consegnava alle autorita’
ecclesiastiche. “Lunghe sgroppate,davvero.Pero’ sapevo che un volta qui mi aspettava un ottimo,solido piatto abruzzese”,mi disse.
Ma non mi disse mai che l’aspettavano i mitra dei nazisti se l’avessero scoperto.Il nostro bravo Ginettaccio che ancora oggi direbbe:”Glie’ tutto da rifare!”.
Benny Manocchia