Ogni anno,il primo lunedi di settembre (quest’anno il giorno 7) gli americani festeggiano il Labor Day,la giornata del lavoro, anche
se forse avrebbero dovuto chiamarla la giornata dei lavoratori. E’ una tradizione che nacque nel 1884 con la chiara intenzione di
onorare muratori,falegnami,fabbri,braccianti e l’intero gruppo di “blue collars”,i colletti blu,che si distinguevano dai
“white collars”,i colletti bianchi degli uffici o comunque lavori amministrativi. I due partiti politici della nazione si tennero a
disparte, lasciando alle Unions (i sindacati) il compito di organizzare parate,discorsi,fuochi d’artificio,pantagruelici pranzi a base di
maiale,patate,quintali di pannocchie di granturco,tacchini arrosto e birra.tanta ma tanta birra.
Gli americani in generale erano contenti:c’era lavoro,guadagno,visione chiara del futuro. Il Labor Day divenne presto
il piu’ atteso giorno dell’anno perche’ ricordava al popolo di questa nazione che i successi iniziali degli Stati Uniti d’America erano
in gran parte merito dei lavoratori.
Ma il mondo si sa com’e’.Lo sappiamo tutti. Le cose cambiano.Il lavoro a un certo punto diviene scarso per motivi che ormai anche I bambini conoscono. Il Labor Day americano perdette un po’ alla volta il vigore iniziale.Parate,certo,discorsi pubblici,certo ma
anche lunch modesti (pero’ niente crisi per quanto riguardava la birra!).Le guerre rimbalzavano come palle sulla
neve,creando squilibri proprio nel campo del lavoro. E certamente non aiuto’ I lavoratori americani il continuo incremento della meccanica, la cosiddetta era moderna che sempre piu’rimuove l’uomo dalle file del lavoro puramente manuale.
Nonostante tutto,il Labor Day e’ sempre rispettato in America.Tutti in marcia cantando l’inno nazionale.Soltanto bandiere a stelle e strisce,perche’ la politica (nonostante I ripetuti tentativi,a volte anche pericolosi) non ha sfondato come avrebbe voluto.
Vedete,per gli statunitensi il Labor Day e’ dei lavoratori,del loro sforzo e del loro sudore.La politica,per molti,altro non e’ che una
interferenza petulante ed inutile,
Benny Manocchia