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BIOTESTAMENTO. OMCEO ROMA: NO A RIGIDITÀ, NON CREARE TABELLE SU COMPORTAMENTI – LAVRA: GUARDARE AL CODICE DEONTOLOGICO DEI MEDICI

“Penso che una legge debba muoversi affermando principi e delineando situazioni, piuttosto che definendo comportamenti. Una eccessiva interpretazione dei comportamenti dettati potrebbe causare cortocircuiti”. È questa la riflessione di Giuseppe Lavra, presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO), in merito alla legge sul testamento biologico, che sara’ discussa alla Camera il 20 febbraio.
“Dobbiamo ragionare in termini di principi e mettere i paletti tra questi principi. Un paletto e’ senz’altro il valore del principio della vita- spiega il medico- l’atro e’ quello della dignita’ umana, che non deve essere mai sottoposta ad atteggiamenti curativi che scadano in accanimento o nelle sproporzioni palesi di trattamenti futili. Una volta sanciti i principi, anche per legge se si vuole, poi tutto deve essere calato nelle specifiche realta’. Attenzione- avverte Lavra- tutti i casi sono a se’ ed eviterei di fare riferimenti netti rispetto alle situazioni che hanno un po’ diviso il Paese”.
Il presidente dell’Omceo Roma consiglia, nella legge, di “evitare vincoli che non possano ovviamente calarsi nelle specifiche realta’. Se da un lato rassicurerebbero chi ha una fiducia cieca nelle potenzialita’ di una legislazione, dall’altro io non la ho tale fiducia cieca. In materia di bioetica – sottolinea Lavra- tutto deve essere contemplato con estremo rigore, estrema prudenza ed estremo rispetto delle situazioni. So che in ambito clinico tutti i casi sono singoli, singolari e non omologabili. La legge non puo’ fare altro che esprimere situazioni che non possono adattarsi a tutte le fattispecie dei singoli casi. È un’ambizione che porta con se’ un elemento di superbia e noi non abbiamo queste potenzialita’”.
Per il presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) “lo sforzo di carattere normativo” nell’ambito del testamento biologico “si deve limitare ad affermare principi sui quali trovare condivisioni ampie. Uno sforzo che abbiamo gia’ fatto nel nostro codice deontologico, che e’ una norma ed ha un suo valore”.
L’Omceo Roma invita a “disgiungere le situazioni collegate alle condizioni relative agli stati di coscienza (stati vegetativi) – che spesso sono attendistiche, indeterminate e indeterminabili – dalle situazioni in cui si conoscono i quadri clinici nella loro progressione terribilmente peggiorativa- precisa Lavra- e che determinano una compromissione dei parametri vitali di primo ordine, come il respiro e il circolo. In quest’ultimo caso, oltre ad una valutazione di ordine prognostico, possono esserci anche situazioni in cui sia compromessa la dignita’ naturale della persona, in ragione dei provvedimenti che si pongono in essere per mantenere delle condizioni di sopravvivenza piu’ che di vivenza. Dobbiamo soppesare le situazioni”.
Quando c’e’ la consapevolezza che “la compromissione sia cosi’ importante, tale da poter essere percepita da chi vive suddetta condizione in maniera quasi aggressiva per la propria dignita’ umana- prosegue il medico- allora bisognera’ confrontare questo anche con le volonta’. Dobbiamo interrogarci e chiederci quanto possiamo condannare o imporre a un individuo, magari ancora cosciente, di dover subire condizionamenti che possano essere aggressivi rispetto al sentimento di dignita’ personale”. Lavra propone come riferimento per una norma sul Biotestamento il codice deontologico dei medici: “E’ stato approvato poco piu’ di 2 anni e mezzo fa, e ritengo che la legge potrebbe attingere ai principi in esso sanciti, magari riscrivendoli in modo formalistico, nel linguaggio normativo”.
Ad esempio “il mondo anglosassone, anche in materia di procreazione e altro, ha spesso preso come riferimento i codici deontologici degli ordini professionali. È li’ che queste cose vengono affrontate”. Il presidente dell’Omceo Roma opera poi un chiarimento, rifacendosi al codice: “Nel caso delle persone capaci di intendere e volere, che possono manifestare la propria volonta’ in maniera cosciente, non abbiamo dubbi: non possiamo costringerli. Nel codice deontologico e’ scritto in maniera inequivocabile. I problemi si pongono, invece, nel caso in cui c’e’ l’incapacita’ di manifestare la propria volonta’ perche’ si versa in una determinata condizione. Allora o ci vengono in soccorso le dichiarazioni anticipate di trattamento (i cosiddetti testamenti biologici), o la possibilita’ di avere un fiduciario gia’ nominato antecedentemente, che possa essere il referente che esprime le volonta’ dell’interessato. Situazioni gia’ adottare in altri paesi”. Insomma i suggerimenti principali di Lavra sono: “Valutare caso per caso, tenendo conto delle volonta’, e non fare tabelle di comportamenti”. Il presidente conclude con un paragone: “Pensiamo, infine, alle linee guida che sono importantissime, ma se vengono applicate in ambito clinico in maniera assoluta e categorica possono produrre disastri. Sono suggerimenti preziosi da tenere in grande considerazione pero’ bisogna sempre muoversi caso per caso. Le rigidita’ vanno evitate”.

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