Teramo e Provincia

Teramo. Discorso del Sindaco di Teramo Maurizio Brucchi per l’inaugurazione della Sala Consiliare

Discorso del Sindaco di Teramo Maurizio Brucchi  per l’inaugurazione della Sala Consiliare

6 agosto 2010

Presidente, Onorevoli Senatori, Prefetto, consiglieri, autorità regionali e cittadine, ex Sindaci,

quella odierna si annuncia come una giornata speciale: torna ad essere fruibile, e si riconsegna perciò alle sue funzioni principali, la sala della città, la sala del consiglio, la sala che – formalmente e sostanzialmente – identifica tutto il territorio, la sua storia, il suo presente e il suo futuro.

Fuggo dall’enfasi, ma non posso non sottolineare che stiamo celebrando una Giornata storica, di cui noi siamo gli artefici ma della quale i cittadini sono i veri protagonisti.

Come noto, questa sala era stata danneggiata dal sisma dell’aprile 2009, al punto tale da impedirne l’utilizzo. La ristrutturazione – necessaria sia per quanto riguarda lo svolgimento delle attività cui è destinata ma anche per il valore simbolico che essa racchiude – ha imposto un lavoro attento, un impegno particolare, una linea definita.

Proprio per queste ragioni, e al termine di un intervento al quale riteniamo sia giusto dare adeguato rilievo, abbiamo scelto di dare una connotazione speciale anche alla cerimonia di riapertura della Sala Consiliare; e la modalità che abbiamo scelto, è quella di una celebrazione istituzionale, carica di significati, ma comunque scevra da inopportuni eccessi; intendiamo sottolineare, così, ciò che questa aula rappresenta, figurandola e iscrivendola innanzitutto nella sua connotazione  essenziale: il luogo della più alta funzione istituzionale cittadina; ecco perché abbiamo chiesto la presenza delle massime autorità politiche e amministrative,  cioè i rappresentanti primi della popolazione: perché questa aula è l’immagine della città.

Tra queste mura, per centinaia d’anni, sono state pronunciate le parole, i discorsi, e sono state adoperate le scelte che hanno definito il profilo di Teramo. Se potessimo percepire l’eco di tutto ciò, saremmo sicuramente investiti da una indefinibile emozione e al tempo stesso da una misura segnata dall’ossequioso rispetto per i nomi, le figure, i profili, che si sono avvicendati e che l’hanno resa di così alta dignità.

La prima fonte ufficiale di un edificio cittadino adibito a riunioni necessarie per lo svolgimento della vita pubblica, risale al 1327. Il primo impianto dell’edificio, assai differente da quello attuale, ha subito nel corso dei secoli, diversi interventi più o meno significativi, per arrivare al 1934 quando è stato approvato il progetto per la sistemazione definitiva della sala comunale, con deliberazione del 7 agosto 1934 (particolare coincidenza storica questa, visto che oggi è il 6 dello stesso mese di agosto!).  Il progetto era firmato dall’Ing. Sigismondo Montani e la sala apparirà così fino alla ristrutturazione dei giorni nostri.

Ed è sulla scia di tale storia e di tale nobilissimo profilo che ci sentiamo chiamati a proseguire, con analoga percezione del nostro compito e del significato anche simbolico di questa Aula.

La sala Consiliare è il luogo del confronto, è l’ambito nel quale i rappresentanti dei cittadini prefigurano e assumono le scelte che riguardano il territorio, svolgendo un ruolo di altissimo profilo. La Sala consiliare è il luogo dove si disegna il cammino di Teramo, dove tutto ciò che anima la realtà sociale viene analizzato: dalle attività produttive a quelle economiche, dalla cura dell’istruzione a quella delle attività sociali, dal disegno urbanistico a quello delle comunicazioni, dalle attività sportive alla vitalità culturale: tutto, ogni cosa, passa dentro queste mura, qui viene proposto, qui viene analizzato, accettato o respinto. E’ bene dirlo proprio oggi: la vita quotidiana dei cittadini, il cammino progressivo della città, sono segnati inevitabilmente da ciò che in questa Sala viene deciso. E se è vero che l’animosità, i contrasti, le discussioni anche aspre, hanno avuto qui il degno ed inevitabile scenario, non va dimenticato che sempre è prevalso il rispetto delle regole e delle persone, sempre si è affermata la correttezza dei comportamenti, in omaggio a quel sentire teramano che non manca di dissacrante ironia ma nemmeno è scevro di decoroso rispetto verso l’altro. Così dovrà continuare ad essere.

Ecco, proprio in ragione di questo convincimento, abbiamo individuato sostanzialmente due linee per ridisegnare la sala: la prima è stata quella di sottolineare nella sua nuova composizione la principale funzione, appunto quella di luogo delle riunioni dell’assemblea civica; la seconda, di renderla più adeguata ai lavori del Consiglio stesso, senza dimenticare di porre le condizioni per favorire da un lato l’accessibilità di chi voglia  assistere e dall’altro il lavoro dei giornalisti.

Chiudo rivolgendo il saluto ai nostri ospiti, ringraziandoli per la loro partecipazione a questa cerimonia. Accolgo con particolare trasporto il Governatore Gianni Chiodi, ultimo protagonista, in termini di tempo, delle vicende di questa aula e aggiungo il ringraziamento per le autorità presenti, che in tal modo testimoniano rispetto e riguardo per la città. Un accalorato saluto anche agli ex Sindaci di Teramo oggi presenti in Aula, testimoni di una sensibilità e di un senso civico del quale siamo orgogliosi prosecutori. Un ringraziamento particolare anche a S.E. il Vescovo della Diocesi, Michele Seccia, che ha fatto dono, per l’occasione, del Crocifisso apposto nella Sala, prova e testimonianza della matrice della nostra cultura e della nostra società.

Auspico che questa sala possa tornare ad essere il fiero teatro dove si scrivono le pagine della nostra storia.

Saluto del Presidente del Consiglio, Angelo Piglia,

per l’inaugurazione della ristrutturata Sala Consiliare

6 agosto 2010

Sono particolarmente onorato di porgere, da parte di tutto il Consiglio Comunale, un ringraziamento a tutte le autorità presenti ed in particolare al Governatore della Regione Abruzzo Gianni Chiodi già Sindaco della Città di Teramo, a cui desidero esprimere il personale apprezzamento per l’atteggiamento, la forza e lo straordinario lavoro messo in campo sia per affrontare l’emergenza terremoto che per la difficile situazione che attraversa la Regione Abruzzo nella Sanità e nel mondo del Lavoro.

Dopo l’evento sismico del 6 aprile 2009, che rese inagibile la Sala Consiliare, oggi ci troviamo finalmente qui per riprendere possesso di questo luogo, memoria storica di dibattiti politici sullo sviluppo della nostra Città.

Mi è gradito ringraziare i tecnici, le ditte e le maestranze che hanno partecipato, con un ottimo risultato, alla ristrutturazione dell’aula, e con essi ringrazio la ditta Guzzini, che ha voluto donare alla nostra città le lampade che campeggiano nell’aula. Ma un grazie particolare va, sicuramente, al Sindaco Maurizio Brucchi che ha ritenuto, con la ristrutturazione della Sala Consiliare, dare un segno tangibile, restituendo alla città un luogo che da la giusta rappresentanza al Consiglio Comunale, riconoscendo in esso l’istituzione principe delegata dai cittadini a dare gli indirizzi politici per lo sviluppo della città nel rispetto dell’interesse generale.

In questo luogo istituzionale, mi auguro, che la politica faccia sempre riferimento a ideali nobili quali la libertà e la democrazia che non dovranno mai essere accantonati ma anzi rinvigoriti in un confronto leale da parte di tutte le componenti politiche.

Questa nuova Sala consiliare dovrà rappresentare, per tutti noi teramani, un punto di riferimento morale e politico, dove le Regole saranno applicate con grande rigore ed equilibrio.

Auguro a tutto il Consiglio Comunale di trovare, nella sede storica, l’ispirazione per giocare un ruolo fondamentale di sviluppo politico, d’indirizzo, di rappresentanza e di controllo per fare grande il nostro territorio e soddisfare la comunità che lo abita.

L’aula consiliare dovrà essere il teatro di una politica interpretata come confronto serrato di idee e programmi diversi e spero che il contrasto, la faziosità, l’estremizzazione della lotta politica vengano sempre lasciati fuori da queste mura.

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