Cultura & Società

Scorrano di Cellino Attanasio (TE). Il 17 Agosto dalle 19.00 in poi PASSIJUNE PERDUTE

Scorrano, Cellino Attanasio 17 Agosto dalle 19.00 in poi PASSIJUNE PERDUTE


Il 17 Agosto 2010 dalle ore 20:30, nell’antico borgo medievale, Scorrano di Cellino Attanasio (TE) si svolgerà ”Passijne Perdute”, antica e singolare festa tradizionale animata da rappresentative musical-popolari provenienti da tutta la provincia come La Banda Rurale di Colledoro e gli Eco tra i Torrioni, ed infine in esclusiva regionale, avverrà il concerto finale dello storico gruppo popolare campano E ZèZI.

L’evento è in collaborazione con il comune di Cellino Attanasio e l’associazione Eco tra i Torrioni. Durante la serata artigiani locali esporranno sempre per le strade e avverranno degustazioni gratuite di prodotti enogastronomici; in particolare vino locale ed arrosticini, contornato dalla degustazioni di Montepulciano D’Abruzzo e Birre artigianali.

INGRESSO LIBERO

“La banda rurale di Colledoro”
Si può dire che sia una delle poche formazioni abruzzesi che non rientrano nella categoria dei così detti “gruppi di riproposizione”. Sono interpreti di una tradizione ininterrotta che accomuna giovani ed anziani nella pratica musicale. Sono veri continuatori della tradizione teramana, in cui la forza degli organetti la fa da padrona. E’ difficile ascoltarli senza lasciarsi andare alla voglia di ballare, per la genuinità, la potenza di suono, la loro padronanza degli strumenti e la conoscenza del repertorio tradizionale.
fonte: majella etnofestival

E ZéZI
Rappresentano ad oggi una realtà stabile e riconoscibile nel panorama culturale nazionale e internazionale. In oltre trent’anni di attività la loro dinamica nei flussi, disorganici, di produzione artistica è andata rinforzandosi e riposizionandosi, alterando continuamente l’immagine dell’ensemble attraverso un processo complesso di riferimenti e sperimentazioni, di attribuzione simbolica, cui demandare informazioni e sintesi di tipo politico, musicale e teatrale.

Il GRUPPO, che si organizza alla fine del settantaquattro e di lì ad oggi mantiene una serrata attività artistica e politica ininterrotta, vanta una nota di originalità che lo contraddistingue da sempre da altre esperienze espresse nel processo di ri-elaborazione delle musiche di tradizione orale. È infatti costituito da una formazione molto differenziata, nella quale figurano anche alcuni operai. Anzi, la CULTURA OPERAIA ha ispirato, si potrebbe dire, la nascita stessa e la strutturazione del progetto, figurando alcune questioni relative agli insediamenti industriali dell’area vesuviana come centrali in molti brani e opere teatrali negli anni composte dagli ZEZI. Per questi motivi risultano essere tra le realtà artistiche più innovative e interessanti nel panorama musicale nazionale. Lo si afferma in relazione certamente alla qualità della produzione musicale e teatrale proposta in tanti anni. Ma anche in riferimento alla singolarità non solo del risultato, dell’esito, della risposta e della proposta rappresentate, bensì del progetto ispiratore, delle idee fendenti un ambito socioculturale alquanto reietto, sfibrato, disorganico, sia nell’organizzazione delle cosiddette politiche culturali, sia nella gestione delle politiche del lavoro e dell’accesso alle risorse.

In relazione all’esperienza del gruppo operaio di pomigliano d’Arco, molti significati vanno intesi alla luce di una relazione contestuale e allo stesso tempo tesa verso ambiti di confronto trans-locali.

L’opera del GRUPPO ha voluto anche sfidare i modelli di rappresentazione stabiliti, stante il carattere per definizione gerarchico e non sempre democratico delle strutture terminologiche e della comunicazione in genere. Di qui la scelta dei codici privilegiati in una dimensione di confronto trasversale, ovvero il dialetto e la tammurriata, il repertorio locale musicale e teatrale di tradizione orale.

Gli ZEZI sono una forza politica e artistica innovativa proprio grazie alla loro creatività. Qui risiede, probabilmente, la forza delle loro proposizioni. Le idee che hanno proposto rappresentano delle modalità di lotta agli ordini stabili. Sono ideatori di un quadro nuovo, in cui gli strumenti del linguaggio, della finzione, del dialetto, della musica, dell’evocazione e dell’ironia, si sono rivelati nelle loro potenzialità democratiche. Hanno rappresentato il disordine, tagliando l’ordine, capovolgendolo e beffeggiandolo, mettendo in scena dei corpi politici riconoscibili, rappresentando costantemente un’opposizione critica e strutturata.

Sono musicisti e attori, intellettuali, operai. Producono arte spesso come rappresentazione di una critica sociale forte, esplicita, riferendosi sempre ad un ambito di conoscenze straordinariamente diffuso, vale a dire i repertori locali musicali e teatrali di tradizione orale.

nfine il nome, che è sempre altamente descrittivo. Lo è indubbiamente in questo caso. Il nome e ZEZI lo hanno mutuato dai teatranti di strada che, fino all’inizio degli anni Cinquanta, giravano per paesi a rappresentare la Canzone di Zeza, una commedia in cui si celebra la sconfitta, per castrazione, di Pulcinella, il quale vuole opporsi, invano contro sua moglie Zeza, al matrimonio di loro figlia con Don Nicola. In scena sono le tensioni tra i due sessi, l’uomo, la donna, i loro ruoli in un processo di negoziazione e confronto rappresentato dalla relazione intergenerazionale.

Si rappresenta la strategia delle scelte, il confronto e il conflitto tra diversi, la tenzone tra vecchio e nuovo, la tensione, politica, tra le parti. La complessità di una realtà multiforme. Si sceglie nettamente di tratteggiarne criticamente, con la canzone e la performance, i nodi, le connessioni, i disordini, in un tentativo di socializzazione e oggettivazione del disagio.

La giuntura è prettamente politica: e ZEZI, sulla linea dei teatranti cui si ispirano, i quali formalmente riflettono altre dinamiche, ma nel solco della stessa tradizione di analisi critica e ironica della società che vivono, si confrontano con un’ambiguità centrale, attuando un procedimento di dis-alienazione, che prende le forme del conflitto. Del contrasto, se si vuole, tra ciò che è e come si vorrebbe che fosse.
fonte: zezi.it

Informazioni
0861.668882 – 329.4611527
www.ecotraitorrioni.com
ecotraitorrioni@interfree.it


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