Italia

PALIO DI SIENA, MOVIMENTO ANIMALISTA MANIFESTA IN PIAZZA DEL CAMPO. ON. BRAMBILLA: “CORSA DA ABOLIRE”

 

“Altro che patrimonio dell’umanità, il Palio di Siena è una vecchia barbarie che fa inorridire milioni di italiani e stranieri, va abolito senza se e senza ma”. Lo ha detto l’on.  Michela Vittoria Brambilla, presidente nazionale del Movimento animalista, commentando il blitz dei militanti del Movimento in piazza del Campo, questa mattina, a poche ore dal nuovo via alla corsa di cavalli più pericolosa e crudele del mondo.

 

“Continueremo a vigilare – aggiunge l’on. Brambilla – innanzitutto perché il Palio non si cinga di allori che non merita, come quello di patrimonio dell’umanità, richiesto ancora nel 2015 dal consiglio regionale della Toscana. Nel 2011, da ministro del Turismo, bloccai la candidatura. Ma non basta. Da tempo, al ministero dell’Agricoltura, stanno discutendo di nuove norme per regolamentare le corse di cavalli, arrampicandosi sugli specchi per difendere l’indifendibile. Inutile girarci intorno, lo dicono i fatti: il Palio di Siena, come la Quintana di Foligno e i vari altri palii sparsi per l’Italia non danno garanzie sufficienti per la sicurezza dei cavalli e vanno quindi aboliti”.

In piazza del Campo i militanti del Movimento, guidati dalla responsabile per la Toscana Laura Cardinali, dalla delegata di Prato Gianna Meoni e dalla delegata di Livorno Lavinia Manzi, hanno esibito cartelli di protesta (“Palio = 49 cavalli morti in dieci anni. Manifestare a Siena è impossibile). Tutti sanno ma nessuno parla” e dispiegato striscioni con il nome e il logo del partito.  “Il Palio – ricorda Cardinali – è un vero inferno per i cavalli: un terreno durissimo che provoca frequenti infortuni già nella fase delle prove, la pista stretta, le curve a gomito, la velocità folle a cui gli “assassini” (così sono chiamati i fantini del Palio) spingono le loro sventurate cavalcature, i sospetti di doping, tutto contribuisce a fare della piazza senese la sede di un vero e proprio “macello” di cavalli: una cinquantina hanno perso la vita dagli anni Settanta ad oggi. Ma di tutto questo in città non si può neppure parlare”.

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