SAVE THE DATE. Il Prof. MARCO TRABUCCHI ieri Sabato 3 Novembre 2018, presso la Sala del Loggiato Belvedere di Giulianova Paese, ha tenuto a battesimo l’importantissimo Simposio PSICOGERIATRIA E LETTERATURA del CLUB ROTARY TERAMO EST DISTRETTO 2090 e dell’Associazione AGAPE CAFFÈ LETTERARI D’ITALIA E D’EUROPA facendo si che in concreto. I Club di Servizio e Le Associazioni abbiano incontrato la Scienza e la risposta di grande partecipazione della Collettività ha reso possibile che i Cittadini abbiano incontrato i Club di Servizio e le Associazioni presenti: Agape, La Luna di Seb, L’Uomo Numero, Il Faro e Caleidoscopio con in sala i loro rispettivi Presidenti e Referenti, Gabriele Partemi, Gioia Salvatore, Franca Berardi, Irene Gallieni che hanno illustrato il loro lavoro a favore della collettività e Sabrina Bellacosa che ha illustrato il Caffè Alzheimer e l’importante Service “Rotary per te” ospitato presso il Centro Clinico Caleidos di Piano d’Accio(TE) che per tutto il Mese di Novembre insieme al Rotary Club Teramo Est, offre alla collettività della Provincia di Teramo uno screening Neuropsicologico gratuito. Una presenza speciale al Simposio in veste di accompagnatrice e Consorte quella della Prof. MARIA PIA GARAVAGLIA (già Ministro della Salute e Presidente Nazionale della C.R.I.) che ha molto apprezzato l’iniziativa Rotariana che ha visto ha visto il patrocinio culturale dei Club Rotary Pescara Ovest G. D’Annunzio (in sala il Presidente Armando Ferraro), Lanciano e L’Aquila Gran Sasso e delle Associazioni Culturali suddette.
Andiamo all’Evento, perché di EVENTO si è trattato protagonista e mattatore della serata il gradito Ospite Prof. Marco Trabucchi (vero luminare nel campo della Salute Neuropsicogeriatrica e Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, Società scientifica che studia le condizioni di benessere della persona anziana in relazione allo stato di salute psicosomatica. Direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia, è autore di 20 volumi in ambito clinico e di oltre 570 lavori su riviste internazionali). Un’atmosfera fantastica! Non poteva esservi cornice migliore per la presentazione dell’ interessantissimo testo CURA, UNA PAROLA DEL NOSTRO TEMPO del Chiar.mo Professore Marco Trabucchi, che ha dialogato in particolare con la nota Giornalista Gioia Salvatore, che ha coinvolto nella conduzione della serata il Medico Scrittore Antonio Lera, e la Dr.ssa Francesca Rossi Bollettini, esperta di Comunicazione e Problematiche inerenti l’Invecchiamento. I Saluti delle Autorità Rotariani sono stati portati dall’Assistente del Governatore, Sandro Pelillo, e dai Presidenti dei Club Rotary Pescara Ovest G. D’Annunzio Armando Ferraro e Rotary Teramo Nord Centenario, Gaetano Luca Ronchi. I Saluti delle Autorità Civili sono stati portati dall’Assessore al Turismo della Regione Abruzzo Giorgio D’Ignazio e per l’Amministrazione Comunale Giuliese gradita presenza in Sala dell’Ex Consigliere Jwan Costantini. Tra il numeroso pubblico che ha riempito completamente la Sala del Loggiato, Giovani Corsisti OSS (con intervento molto apprezzato di una di loro), Cittadini legati al volontariato, Anziani, che hanno assistito ad una vera e propria lectio magistralis del Prof. Trabucchi che non si è limitato a trattare del suo volume assai ben articolato e ricco di approfondimenti metodici andando a toccare i temi della cura di chi è vicino a noi, delle persone care, suggerendo una polis di aiuto, nelle più disparate forme e nei più diversi modi di prestare attenzione all’altro anteponendo la parola AMORE alla parola SOLITUDINE, con questa precisa parola chiave nella relazione con l’altro e con la stessa vita: CURA. Sono intervenuti al dibattito: il Pittore Gabriele Partemi, che ha rappresentato di come le iniziative artistico-letterarie possano aiutare le persone ad affrontare meglio i problemi legati all’invecchiamento, Nicoletta Verì, che ha parlato della necessità di incentivare le reti assistenziali territoriali, del Medico di Medicina Generale Dott. Siriano Cordoni, che ha argomentato sulle questioni della restituzione di possibilità nuove assistenziali, di Eugenio Flajani Galli, che ha suscitato l’interesse attorno alle nuove tecniche di recovery dell’anziano con declino cognitivo.
Sipario Letterario d’eccezione poi con la Prof. Franca Berardi che ha annunciato la prossima uscita del suo Libro L’Uomo Numero e con le letture dell’Attrice Sara Palladini dei seguenti brani poetici dedicati all’anziano: Vecchiezza (Antonio Lera), Oggi Come Prima (Sara Palladini), Non Guardava (Leo Bollettini).
Ha concluso lo spazio letterario in modo speciale il Dr. Mario De Bonis come principale interprete delle Opere di Eduardo De Filippo con la poesia A’ Vita a testimoniare l’interesse ed il rapporto tra PSICOGERIATRIA E LETTERATURA.
Presentato infine il MASTER in RENP (Relaxing Emoxional Neumuscolar Psychosoma Therapy) Scienza multidisciplinare con applicazioni pratiche psiconeuroriabilitative verso paziente e caregiver che ha ottenuto i consensi di molte società scientifiche, tra cui L’AIP presieduta dal Prof. Trabucchi.
Ressa finale per il libro CURA. Una Parola del nostro tempo, di Marco Trabucchi.
ALCUNI TESTI DELLE POESIE LETTE
VECCHIEZZA
Ho riposto nei sentieri di Morfeo i miei versi
questa sera li sentivo battere forte
appoggiato al camino sotto il cuore.
Ho cercato una soluzione
a tutti i mali del mondo
ma ora si chiude il giorno con un fastidioso debito di pace.
Vecchiezza sono io solo che parlo
scrollandomi di dosso sogni e clamori
con la memoria intatta densa d’emozioni.
Non fisso nella mente più niente di nuovo
lo specchio mi riflette superstite
uno che non mi lusinga più e mi bandisce da ogni altra lusinga.
Antonio Lera
OGGI COME PRIMA
Ho un girotondo nella testa,
sorrisi tra mani stette
avvolgono ricordi di un tempo leggero,
non casca la terra,
volano i pensieri tra passi
stonati e sovrapposti.
Cado io giù a terra, senza mai
precipitare, con un tetto di bambini
che continuano a girare in un disco
profumato da semplici emozioni dove
muta è la mia voce,
un petalo staccato da questa canzone.
Nessuno se ne accorge,
il fiore continua la sua danza,
filastrocche d’infanzia entrano nella stanza
e scivola sul viso
una goccia di rugiada,
diresti una ruga ma in verità
è una strada,
un tiepido sentiero che mi fa
tornare indietro,
ora stampato nei miei occhi
ora sbiadito, pioggia sul vetro.
Ho un girotondo in testa
sul mio canuto capo,
tremano le mani e incerto è il mio andare
ma il cuore è ancora in festa.
Piano piano
cado a terra, sono ancora una bambina:
dammi la mano
e fammi girare…
oggi, come prima!
Sara Palladini
NON GUARDAVA
Non guardava,
se non le labbra
di ognuno dei suoi,
li a festeggiarlo.
Ma ormai non catturava
più i significati
di quelle parole
a cui tanto teneva.
Una presenza
non partecipata
di un capo forte
e deciso
che poco dopo
non seppe neanche
salutarci con un segno.
Leo Bollettini
A’ VITA
Io songo nat’ ‘o millenoviciento
e tengo n’anno.
Tu sì d”o sittantotto
e n’anno tiene.
Chillo che dice: “Sò arrivato a ciento!”
tene n’anno pur’isso.
‘O calannario nun ‘o date retta.
‘O calannario è n’atu scucciatore,
ca vuluntariamente
nce ‘accattammo
nuje stesse
e nce’ ‘o piazzammo
vicin’ ‘o muro
religiosamente.
‘A vita dura n’anno.
Tutto ‘o ssupierchio è na supirchiaria.
o, cumme fosse, inutile…
Dicimmo a lengua nosta:
“È p’ingiaria!”
Tu, quanno nasce, allora è primmavera.
E tutt’ ‘o vverde nuovo
‘e chelli ffoglie nove
è na speranza!
È tutta na speranz’ ‘e vita allera.
Vide tanta faccell”e criature
ch’ ‘e scuffie culurate:
sò tutt’ ‘e ccriaturelle nate morte,
ca tenen’ ‘o permesso,
na vota all’anno,
‘e s’affaccià p’ ‘o munno…
E teneno diritto a ‘o primmo sole:
sò è primme viole!
Pò schiòppene garuofene schiavune
e giesummin’ ‘e Spagna.
‘A miez’ a mille sciure,
ca sò ‘e mille sciure,
ca sò ‘e mille culure,
ru sciglie ‘a margarita,
ca t’add’accumpagnà
pè tutta ‘a vita.
E; comme ch’è nu sciore
busciardo e traditore,
te dà ‘o primmo delore…
te dice: “No!”
Te scite na matina e ‘o sole coce.
Coce pecché è ll’està.
Te scite e durmarisse n’atu ppoco,
ma dint’ ‘o lietto nun ce se po’ sta.
Nfra veglia e suonno,
ll’uocchie mieze nchiuse,
stienne na mana
e cuoglie na cerasa.
‘A sera, ‘o ppoco ‘e frisco
e nun t’adduorme… pecché nun può durmì.
Pienze che vene autunno,
e tu ce pienze
pecché, po’ doppo, vierno adda venì.
‘E penziere sò assaie,
t’addubbechie.
Sient’ ‘a voce ‘o puntone:
“Chin’ ‘e fuoco!”
Ma par’ ‘o boia ca taglia
e quanno taglia, sott’ ‘a curtella,
schioppa nu mellone.
Vene l’autunno te lass’ appecundruto.
Già miezo cunzumato
te trova vierno.
acqua, trònole e viento,
e tu nzerrat’ ‘a dinto:
broro vullente!
Spara sti botte,
alluma sti bengale;
arrust’ ‘e capitune,
ch’è Natale!…
Ncoll”e pasture!…
Ca mpunto mezanotte,
nasce ‘o Bammino.
Chella, mamma, è devota,
perciò nasce ‘o Bammino.
Sti Bammeniello nasce n’ata vota?
Lassat’ ‘o j’…
Chillu stesso martirio ‘e quanno è nato
l’adda turnà a suffrì?
‘A vita dura n’anno.
Tutt’ ‘o ssupierchio è na supirchiaria.
È, comme fosse, inutile/
Dicimm’a llengua nsota:
È p’ingiaria.
Eduardo De Filippo