Con la sua terza raccolta poetica Alessandra Angelucci si interroga sulla durezza dell’esistenza e il suo sguardo si fa teso e severo quando raccoglie le contraddizioni del presente.
Lectus accompagna la presentazione de “La pazienza dei melograni” ultima fatica dell’autrice (alla sua quinta pubblicazione, la terza dedicata alla poesia) fra le prime voci volontarie della manifestazione di lettura.
L’opera della scrittrice e giornalista è stata selezionata e pubblicata dalla Casa Editrice nazionale Controluna, fondata e diretta dal poeta Michele Caccamo.
«Come te lo dico che la vita è un soffio» – per guardare poi con cuore mite all’amore, sentimento che tutto accoglie e monda: «e ora che qui davanti si palesa il sogno/ di ieri costellato da ripensamenti/ niente m’appaga come il presente che ti nomina».
La figura dell’uomo con tutte le sue ombre colpisce il lettore, nella seconda parte del libro, in un incedere che descrive l’esperienza del dolore trasmutata in speranza. Duri i versi rivolti anche al mondo della menzogna e della falsità (come ne Il lerciume, La perversione,Sono contraria, La trincea dei peccati, Manovali del presente, Vi perdono), fino a raggiungere quella levità che solo gli innocenti, secondo l’autrice, sanno rappresentare:«Comincia tutto da qui/ dall’ultimo gradino aperto sul paradiso/ quando spingersi in avanti somiglia/ alla danza delle altalene/ La rincorsa la insegnano i bambini/ poco prima dei tuffi/ e poco dopo lo spavento[…]».
Un’opera dove si ode l’eco dell’impegno sociale e civile e che probabilmente si nutre anche delle elaborazioni scaturite dalle sue ultime esperienze condotte come docente e come collabotrace del Premio Nazionale Borsellino in nome della difesa dei valori della legalità.
La presentazione è arricchita dalla voce recitante dell’attrice teramana Serena Mattace Raso che intrerpreterà quattro poesie della raccolta: Così fa; Ditemi se; Metti un Punto; Vi Perdono.
Appuntamento mercoledì 29 maggio, ore 17, Biblioteca Delfico – Teramo.
Presenta l’incontro la curatrice di Lectus, Pina Manente.
nota sull’opera |