Sella di Corno, 1005 metri sul livello del mare, frazione del comune di Scoppito (Aq) ultimo paese dell’Abruzzo al confine con il Lazio: si trova al centro della fertile Valle di Corno, luogo incantevole e suggestivo; è sempre stato un passaggio obbligato nell’Appennino, tra il gruppo montuoso del Monte Calvo a nord e quello di Monte Nuria a sud.
Secondo la tradizione il borgo nacque a seguito della distruzione della vicina Amiternum, i cui abitanti furono sparpagliati nella zona, alcuni dei quali trovarono rifugio proprio qui: ci si trova nella zona più a sud di quello che un tempo era il territorio dei Sabini, antico popolo che si contese a lungo queste terre con i romani.
Come spiega lo scrittore abruzzese Peppe Millanta che, insieme a Sem Cipriani e le telecamere Rai, ha raggiunto questa frazione per una nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille”: “la località prende il nome dall’omonimo valico che mette in collegamento l’aquilano con Rieti. Al centro della Valle del Corno, infatti, c’è una altura ben visibile proprio a forma di Corno, su cui fu costruita una fortificazione, intorno alla quale il paese continuò ad espandersi.
L’importanza del luogo come via di comunicazione è testimoniata da un cippo, presente nella piazza centrale del paese. Si tratta della pietra miliare della via Cecilia, costruita dai romani quando occuparono la zona, che congiungeva l’attuale Antrodoco con Amiternum. Sopra, in miglia romane, c’è scritta la distanza dalla città eterna, 72, equivalenti a circa 106 chilometri”.
“Eamus frates. Ad Aquilam missus sum!” ossia “Andiamo fratelli. Sono stato mandato a l’Aquila! Queste parole – prosegue Millanta – furono pronunciate il 16 maggio del 1444 da San Bernardino da Siena, nel suo ultimo viaggio. Le cronache ci dicono che c’era un caldo torrido, e San Bernardino fu colto da una febbre altissima e iniziò a implorare per avere dell’acqua. I confratelli non sapevano dove trovarla quando Bernardino stesso, steso sull’erba a riprendere fiato, mosse la mano e indicò un punto, da cui venne fuori uno zampillo. E lo zampillo si tramutò in una fonte, ancora oggi chiamata fontana di S. Bernardino”.
Mentre si dissetava, con gli occhi infuocati dalla febbre, gli apparve Celestino. I due si abbracciarono e il santo eremita gli affidò L’Aquila. Quando la figura di Celestino si dissolse, Bernardino esortò i suoi confratelli a continuare il viaggio nonostante il suo malore.
Affrontò così gli ultimi chilometri che lo separavano dall’Aquila, stremato, dove morì pochi giorni dopo divenendone patrono, come predetto da Celestino.
Il prodigio è ricordato oggi dalla chiesetta, che attira ogni anno numerosi fedeli sulle orme del santo senese.
L’antico dazio segna il confine tra l’Abruzzo e il Lazio.
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