Cultura & Società, In rilievo

Civitella del Tronto. I falconieri abruzzesi in Arabia saudita e Qatar. 

Civitella del Tronto. Sono in viaggio per l’Arabia Saudita il Dott. Giovanni Granati e la Dott.ssa Atheana Jitariuc, noti falconieri Abruzzesi ed ideatori di uno studio pionieristico che unisce moderne tecnologie ad arte, storia e identità Italiane per la salvaguardia degli animali. I coniugi sono stati invitati in Arabia dal 24 al 28 per illustrare le loro ricerche scientifiche e i brevetti del marchio flyboost, in particolare UFO, un drone indistruttibile dotato di esoscheletro esterno per proteggerlo da impatti ed evitare danni a cose, animali e persone, shark backpack zainetto videocam per lo studio della dinamica del movimento delle ali in volo, flyboost power to wings, integratore per lo sviluppo della muscolatura nei rapaci selvatici da reintroduzione e per la falconeria. Questi ed altri mezzi possono essere molto utili oltre che per la falconeria tradizionale, spiega Athena, anche per la riabilitazione di soggetti selvatici. Difatti attualmente in tutto il mondo i rapaci recuperati e immessi nei centri di riabilitazione, vengono reintrodotti in natura dopo un periodo più o meno lungo di fermo in box contenitivi senza nessuna premura nel controllo dello stato fitness dell’animale trattato. Il cortisolo prodotto dallo stress nel contenimento in gabbia per un selvatico e la scarsa possibilità di movimento, atrofizza la muscolatura. Questo si traduce in un alta percentuale di mortalità post reintroduzione che si stima sia intorno al 60-70 %. La politica adottata attualmente dai centri riabilitativi è del tutto incorretta per la salvaguardia delle specie selvatiche purtroppo. I nostri studi sono molto apprezzati all’estero, spiega Giovanni, dove fortunatamente è ancora presente un folto numero di persone interessate realmente all’ambiente e alla salvaguardia degli animali. Il nostro invito all’IFBA in Arabia Saudita come Speaker d’onore (si stima la presenza di 600.000 visitatori tra falconieri, biologi, ornitologi e scienziati internazionali) e successivamente in Qatar ne è la prova eclatante. In Italia purtroppo ci stiamo muovendo in totale solitaria e, come nei casi del settore animalista estremista, anche attaccati o poco apprezzati. Risulta quasi inutile constatare che il nostro bel paese, è tenuto sotto scacco da personaggi e associazioni ben lontani dagli interessi ambientali, che fanno leva su un sistema giuridico ostruzionistico che sfocia in un regime dittatoriale , mirando più a posti di lavoro pubblici o al soddisfacimento di bisogni puramente egocentristici nonché naturalmente ad interessi economici (basta osservare i conti economici pubblicati dalle varie onlus per capire delle cifre milionarie di cui si tratta); essi fanno leva sul cambiamento climatico, sulle crisi, sull’inquinamento e sulla paura della gente, distorcendo anche e spesso la realtà a tal punto da stimolare l’odio di massa. Non ultime le polemiche estive sui concerti in spiaggia di Jovanotti, una ridicola messa in scena tra associazioni (o meglio società per azioni) ambientalistiche di sinistra e destra proprio prima delle votazioni governative politiche. Nel centro il fratino, un uccello che frutta milioni di Euro per la sua salvaguardia nonché posti di lavoro finanziati da ignari contribuenti. Ed è proprio a quest’ultimi che il mio pensiero si sofferma. Ai cittadini delle zone interne, quelle ad esempio protette dai feudi “Parchi”, nati per volere del governo ad inizio anni 90. Essi erano stati formati per la convivenza tra uomo e animale, proprio con un’impronta che doveva in qualche modo tutelare gli animali e il territorio antropizzato. Ad oggi è triste constatare che le aree interne sono totalmente in crisi, che interi paesi risultano essere abbandonati al loro destino, che i cittadini delle zone interne sono tutti e ribadisco tutti scontenti per una politica proibizionistica da parte di questi enti alla stregua di un regime dittatoriale dove il pastore è visto come il nemico dell’ambiente. Molti hanno scelto di trasferirsi nelle grandi città seppur è noto che un uomo medio in una grande città produce molto più inquinamento di un uomo che vive in montagna o campagna e che quindi le politiche di tutela ambientale sono del tutto errate e controproducenti. 

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