Prosegue l’ambizioso progetto dell’Ater su via Spataro a Teramo dove, a fronte di una prima classificazione post sismica in categoria “B”, con successive e approfondite verifiche, per alcune palazzine è emersa la necessità di dare il via ad un progetto ben più importante.
Su iniziativa della Presidente dell’Ater Maria Ceci, infatti, e col sinergico supporto della struttura commissariale per la ricostruzione, si decise di procedere alla totale demolizione delle palazzine e alla loro successiva ricostruzione.
Nel mese di febbraio venne dato il via alla demolizione dell’immobile ai civici 5 / 6, portata regolarmente a termine come da progetto. Adesso, alla luce del nulla osta della struttura commissariale, si può procedere con l’avvio della demolizione dell’edificio gemello, quello che si affaccia sui numeri civici 3 / 4.
«Questa soluzione, ovvero quella della demolizione e ricostruzione, inizialmente circoscritta a pochi edifici, è poi divenuta una scelta estesa ad una elevata percentuale di palazzine – spiega la presidente Maria Ceci – perché abbiamo maturato la certezza che questa sia la strada migliore, per garantire ai nostri inquilini il ritorno in nuove abitazioni sempre più adeguate ai criteri dell’efficienza energetica e della sicurezza abitativa»
Il fabbricato, realizzato alla fine degli anni ‘70, è costituito da due distinti corpi di fabbrica con struttura in cemento armato, separati da un giunto di dilatazione, con 4 piani fuori terra, di cui tre abitabili, per complessivi 12 appartamenti distribuiti su due scale di cui n.6 da circa 100 metri quadrati e n. 6 da circa 80 metri quadrati, con un piano terra adibito a locali fondaci e garage.
«Mi piace sottolineare come la scelta di percorrere la strada della demolizione e ricostruzione, che è sì figlia anche di una attenta valutazione sulla diseconomicità dell’intervento pianificato di “Riparazione con miglioramento sismico” rispetto alla demolizione e ricostruzione dell’intero fabbricato, è anche la manifestazione tangibile di quella che è la nostra idea gestionale – sottolinea la presidente Maria Ceci – ovvero quella di riconsegnare alle famiglie che sono state costrette a lasciare le loro case e che, poi, hanno visto quelle case demolite, un nuovo spazio del vivere, una casa sicura ed energeticamente efficiente alla quale affidare il loro progetto di vita»