In rilievo, Ricordi di guerra

Luigi Amedeo, di Gianluigi Chiaserotti

Nel XCI della morte del Duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, pubblico un mio ampio ricordo.
Terzogenito di Amedeo di Savoia, Re di Spagna, il nostro nacque in Madrid il 29 gennaio 1873. Essendo il primo figlio maschio nato dopo l’ascesa al trono del padre, viene investito del titolo di “Infante”, ma la sua nascita avviene in un momento critico per il regno di Spagna, in una situazione di massima insicurezza, con il paese sul punto di esplodere. La solenne cerimonia del suo battesimo è in effetti l’ultimo evento ufficiale a cui Amedeo I presenzia nel ruolo di re di Spagna: il giorno 11 febbraio, quando il figlio neonato ha solo quattordici giorni di vita, pone fine al suo regno breve e tormentato con la propria abdicazione.
La famiglia rientra quindi a Torino e si stabilisce nel palazzo Cisterna. Luigi ha poco più di tre anni e mezzo quando nel novembre 1876 muore, a soli trent’anni, la madre Maria Vittoria, di salute cagionevole. E ne ha appena sei e mezzo quando nell’agosto 1879 viene arruolato come mozzo nella Regia Marina, per ricevere un’educazione militare, come da tradizione per i principi della casa reale, destinati a ricoprire alti gradi nelle forze armate.
Luigi trascorre gran parte delle sue vacanze in montagna, coltivando una passione condivisa da molti membri della famiglia reale, in particolare dalla principessa Margherita, dal 1878 regina d’Italia, che dedica una particolare cura ai tre nipoti rimasti senza madre. Durante l’estate Amedeo affida i figli allo scienziato e frate barnabita Francesco Denza, che li introduce alla pratica sportiva dell’alpinismo intesa come strumento didattico per l’apprendimento delle scienze naturali e l’arricchimento spirituale.
Nel dicembre 1884 il Duca diviene allievo di prima classe della Regia Accademia Navale di Livorno e si imbarca a bordo della fregata “Vittorio Emanuele”, condividendo studi e addestramento con un altro figlio illustre, il coetaneo Manlio Garibaldi, figlio dell’eroe risorgimentale, dimostrandosi un buon allievo, con una media di voti sopra i 16/20.
Nel luglio 1889, a soli sedici anni, viene nominato guardiamarina nel Corpo dello Stato Maggiore generale della Regia Marina e si imbarca sul brigantino “Amerigo Vespucci”, con cui compie la sua prima navigazione intorno al mondo, durante la quale conosce il tenente di vascello Umberto Cagni, fedele compagno di quasi tutte le sue future esplorazioni. Nel febbraio 1891, al suo rientro in patria dopo un viaggio durato quasi un anno e mezzo, è diventato sottotenente di vascello e, in seguito alla morte del padre avvenuta nel gennaio 1890, è stato nominato da re Umberto I Duca degli Abruzzi.
Quindi iniziò la sua carriera di esploratore.
Il 31 luglio 1897 salì, lui per primo, sulla vetta del Monte Sant’Elia (mt. 5512), in Alaska, avendo come compagni Francesco Gonella, Umberto Cagni, Vittorio Sella e Filippo de Filippi, il quale poi narrò (1900) la memorabile ascensione.
Il Duca degli Abruzzi partì quindi (14 giugno 1899) sulla sua nave “Stella Polare”  dal porto di Lauvik, e ciò per esplorare il Mare Glaciale Artico e con l’intento di raggiungere il Polo.
Erano con lui Umberto Cagni, il tenente di vascello Francesco Querini, il capitano medico Achille Cavalli Molinelli, i marinai Giacomo Cardenti e Simone Cànepa, nonché le guide valdostane Giuseppe Pétigax, Alessandro Fenouillet, Felice Ollier (scomparso purtroppo col Querini) e Michele Cavoye.
La “Stella Polare”, attraverso lo stretto di Nachtigall, il Canale britannico, il mare della Regina Vittoria, toccò Capo Fligely.
La spedizione svernò nella baia di Teplitz, ove, in un’escursione, Luigi Amedeo cadde in un crepaccio e ne riportò il congelamento di due dita della mano sinistra, le cui estremità gli furono amputate.
L’escursione a N fu affidata al capitano Cagni, il quale rimandò indietro i due gruppi della spedizione, ed avanzando quindi da solo per il Nord.
Di uno dei due gruppi, quello comandato dal Querini, non si ebbe più notizia.
Durante codesta ardita marcia, che ebbe un immenso valore scientifico, il capitano Cagni si spinse nella direzione del Polo, 20’ più a nord di Nansen, che fino ad allora aveva raggiunto la massima latitudine, cioè 84’ 34’ (24 aprile 1900) ed appunto riuscirono a rientrare a Teplitz, ma solo tre mesi dopo.
Luigi Amedeo, rientrato in Italia (6 settembre 1900), dopo queste gloriose gesta, scrisse, unitamente al Cagni ed al Cavalli Molinelli, la relazione del viaggio, volume per il quale ebbe meritati onori (Medaglia d’Oro col Cagni della Società Geografica Italiana; Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei; dottore “honoris causa” all’Università di Bologna; Medaglia d’Oro della Società Geografica di Londra e Grande Medaglia d’Oro della Società Geografica di Berlino).
Il Duca degli Abruzzi, sempre per il suo innato spirito di scoperta, ma soprattutto di apprendimento, organizzò una nuova spedizione, però in Africa, scalando, il 18 giugno 1906, la più alta vetta del Ruwenzori.
Di questa spedizione parlò in due conferenze, una a Roma, e l’altra a Londra e pubblicò una dettagliata relazione.
Instancabile, nel 1909 organizzò una spedizione in Asia con l’esplorazione del Karakorum con la fallita ascesa, e per poco, del K2.
Quindi il Duca, con il grado di Contrammiraglio, prese parte alla guerra italo-turca e per la rapidità con cui seppe organizzare i servizi di crociera delle navi (cacciatorpedinieri e siluranti) al principio delle ostilità italiane contro la Turchia (Ionio 1911), il 6 aprile 1913 fu insignito, dal Re Vittorio Emanuele III, della Commenda dell’Ordine Militare di Savoia e da contrammiraglio fu promosso a vice ammiraglio.
Nel 1915, nel corso della Prima Guerra Mondiale, fu investito del comando della flotta italiana nel Mare Adriatico con Capo dello Stato Maggiore l’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel.
Terminata la Guerra, il Duca degli Abruzzi partì per la Somalia ove andò ad esplicare un’attenta opera di pioniere per la valorizzazione di quelle terre.
Intraprese, in seguito, un’operazione di una grande bonifica agraria lungo la valle del fiume Uebi Scebeli (con coltivazioni e campi sperimentali di agricoltura) di cui, nel 1928, nel corso dell’ultima esplorazione, il Duca scoprirà le sorgenti.
Il Duca degli Abruzzi muore il 18 marzo 1933 (esattamente cinquant’anni prima del Re Umberto II)  nel villaggio “Duca degli Abruzzi” (oggi “Johar”), in Somalia, senza figli.
Sembra che negli ultimi anni della sua vita, il Duca avesse una relazione con una giovane principessa somala di nome Faduma Ali.
Secondo le sue volontà viene lì sepolto, sulle sponde del fiume Uebi Scebeli.
Infatti, alla sua partenza da Napoli, il 7 febbraio 1933, disse: «Preferisco che intorno alla mia tomba s’intreccino le fantasie delle donne somale, piuttosto che le ipocrisie degli uomini civilizzati.».
Terminava così la vita di questo singolare, ma eccezionale, Principe Sabaudo.
Grazie a lui, si affermò che furono senza dubbio gli italiani a far conoscere l’Africa agli africani.
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