LA LEGGENDA DELLA
GIGANTESCA MAIA
Versi di Mario LOLLI
Musica di Camillo BERARDI
Racconta una vecchia ed amara leggenda
che Maia, la figlia d’Atlante, stupenda,
scampata al nemico fuggì dall’oriente
con l’unico figlio ferito e morente.
Raggiunto d’Italia un porto roccioso,
sfruttando le forre e il terreno insidioso,
condusse il ferito, vicino al trapasso,
in alto lassù sopra il monte Gran Sasso.
A nulla giovaron, nell’aspra caverna,
le cure profuse da mano materna:
al giovane figlio volò via la vita
lasciando alla madre una pena infinita.
E proprio quel monte d’Abruzzo nevoso
racchiuse la salma all’estremo riposo.
Il grande dolore di Maia la diva
escluse al suo cuore la gioia istintiva;
non ebbe più pace, non valse l’apporto
dei propri congiunti a darle conforto.
Sommersa dal lutto, sconvolta dal dramma,
non ebbe più pianto, non era più mamma.
Di vivere ancora non ebbe coraggio:
si spense nell’ultima notte di maggio.
Un mesto corteo con fiori per Maia
salì a seppellirla in un’altra giogaia,
rimpetto alla tomba del figlio adorato
strappato alla madre da un barbaro fato.
E quella montagna, al cospetto del mare,
d’allora MAIELLA si volle chiamare.
FINALE
“AMARO” ebbe nome la vetta maggiore
per dare risalto al materno dolore.