Chieti, 2 Maggio ’11 – Lunedì, S. Atanasio – Anno XXXII n. 152 – www.abruzzopress.info – abruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81
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Ap – Lettera dalla Francia
Il mio articolo
“Italia svegliati – Perché non sia e non diventi una colonia, secondo l’opinione di Bossi” (Ap149-’11 del 30 Aprile), ha suscitato l’interesse di alcuni amici e lettori: alcuni hanno telefonato esprimendo i propri pareri di consenso (i più) o di dissenso. Altri hanno inviato articoli afferenti lo stesso argomento. Particolarmente interessanti gli argomenti di Savino Frigiola, che scrive da Rimini (la sua nota sarà pubblicata nei prossimi girni), e di Antonio Greco che dalla Francia scrive quanto segue:
Caro Solfanelli,
leggo nel tuo articolo, molto chiaro, alcune cose che sapevo, altre che non sapevo. Ottimo!
Mi riferisco in particolare alla frase «Per porre un argine al disastro incombente, bisogne-rebbe tentare l’impossibile: ritrovare l’unità nazionale, sia pure nelle diversità ideologiche e di parte, e l’orgoglio di essere italiani, e difendere con ogni forza e con ogni mezzo gli interessi della Nazione.»
Per raggiungere tale obiettivo, mi pare vada anche tenuto conto della realtà sociale attuale e della crisi sociale in atto da almeno un decennio.
Ecco perché ti propongo di seguito la mia ricostruzione (dopo un decennio di paragoni Italia-Europa) delle evoluzioni in 150 anni. E in allegato altre valutazioni di dettaglio.
Molti saluti dalla Francia (Paese ottimamente gestito).
Antonio Greco
(Vedi anche Alleg.):
L’UNITÁ D’ITALIA , IL GRANDE EVENTO EUROPEO DEL 1861
Come prevedibile nell’era del Villaggio Globale, anche lo Stivale evolve rapidamente.
Il Bel Paese è infatti, a 150 anni dall’Unità raggiunta, un enorme contenitore. Il quale appare con gran bei colori, con valli e montagne, con angoli verdi e laghi bucolici. Contenitore, all’inizio del XXI secolo, con qualche speranza perduta, qualche progetto politico fallito, ma anche promesse sgonfiate, illusioni smentite. Non mancano anche affermazioni di progressi o conquiste, rivelatesi poi dei fallimenti.
Si tratta, è ormai chiaro a questo150/mo anniversario, anche di un’evoluzione continuata in una direzione negativa: verso l’échec degli obiettivi che furono definiti, a metà 800, con rivoluzioni, sangue, fucili e sacrifici di genti diverse. Li vollero, tali obiettivi, genti con forze coraggiose e cuori gagliardi, tutte accomunate da una speranza: fondare un nuovo stato unico, un vero Paese europeo, mettendo insieme mentalità, capacità, e cucine diverse, legate alle diverse regioni finalmente unite. (Antonio Greco)
Antonio Grego ha inviato anche alcune note, cui si darà conto quanto prima, non sempre positive sul nostro “Bel Paese”; ritengo comunque che, visto da Parigi, le nostre cose non appaiono nelle giuste prospettive. (M.S.)